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Caso Ruby, Pecorella critica Ghedini: “La storia della nipote di Mubarak? Battuta alla Totò”

Pecorella: “Anch’io quando ero presidente della commissione Giustizia, qualche volta, ho contribuito a tenere più in conto le esigenze del presidente piuttosto che la necessità che quel testo fosse condivisibile da tutti”.
A cura di Davide Falcioni
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Non sono trascorse neppure 48 ore dalla sentenza di condanna a Silvio Berlusconi nel Processo Ruby e già monta la polemica tra i legali del Cavaliere. Gaetano Pecorella – difensore del Cavaliere fino a cinque anni fa, parlamentare di Forza Italia e poi del Pdl per diciassette anni – in un'intervista al Corriere critica duramente la strategia difensiva predisposta dai colleghi Niccolò Ghedini e Piero Longo. "La storia della nipote di Mubarak? Sembrava una battuta alla Totò – spiega – un pasticcio all'italiana, facilmente verificabile, tra l'altro, nella sua grossolanità. Ecco, io dico che quando perdi un processo devi sempre chiederti dove hai sbagliato. E poi quegli attacchi ai pm, ai giudici e perfino alla Cassazione che alla fine ti prende a mazzate sulla richiesta di legittima suspicione: ‘I magistrati sono come i maiali, se ne attacchi uno tutti si ribellano', diceva Calamandrei e aveva ragione. Va detto, però, che il Tribunale di Milano è andato sopra le righe condannando Silvio Berlusconi a una pena che non avrebbe mai applicato per un imputato comune".

Poi Pecorella ammette che spesso gli affari di Berlusconi e i suoi problemi privati hanno finito per scaricarsi su tutto il Paese: "Anch'io mi dichiaro corresponsabile, consiste nel non saper distinguere il destino del Paese dai problemi personali e giudiziari di Berlusconi. Anch'io quando ero presidente della commissione Giustizia, qualche volta, ho contribuito a tenere più in conto le esigenze del presidente piuttosto che la necessità che quel testo fosse condivisibile da tutti. E ora chi grida facciamo cadere il governo e andiamo al voto non fa un buon servizio all'Italia".

Ma le critiche a Ghedini e Longo non si esauriscono: "Io non intendo fare critiche ai colleghi rispettabilissimi – dichiara Pecorella – ma se devo guardare ai risultati… Se i risultati sono negativi, la strategia difensiva, forse, sarebbe potuta essere diversa. Perché questo era un processo che andava tenuto completamente sotto tono, anche da un punto di vista mediatico. Bisognava tenersi lontanissimi da testimoni che potevano far nascere sospetti di possibili condizionamenti". Pecorella chiude con un accorato appello a Berlusconi di ritirarsi dalla politica: "Lo dico anche con affetto. Per tutti gli uomini politici arriva sempre il momento di uscire di scena. Chi non coglie l'attimo rischia di fare la fine di Napoleone o di Mussolini".

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