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Caso Lusi, Corte dei Conti: I 16 milioni di euro tornino allo Stato

Secondo i magistrati contabili i soldi recuperati devono ritornare allo Stato e non al partito della Margherita ormai sciolto perché rappresentano rimborsi elettorali mai spesi.
A cura di Antonio Palma
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I 16 milioni di euro sottratti alle casse dell'ex partito della Margherita dal tesoriere Luigi Lusi devono tornare allo Stato e non al partito ormai sciolto. E' quanto prevede la sezione giurisdizionale della Corte dei Conti per la Regione Lazio nel procedimento giudiziario a carico dell'ex senatore del Pd accusato di aver sottratto circa 22 milioni di euro dalle casse del partito per fini privati. A parte i sei milioni di tasse non pagate, secondo i giudici contabili il restante deve rientrare nelle casse dello stato attraverso il Ministero dell'Economia perché è da lì che sono arrivati. I fondi sottratti illecitamente al partito tra il 2007 e il 2011 sono composti infatti da rimborsi elettorali previsti dalla legge e che l'Erario eroga per i partiti eletti in Parlamento.

Furto ai danni dello Stato – Secondo la Corte dei conti in sostanza rubare dalle casse dei partiti si qualifica come furto ai danni dello Stato e non alla tesoreria del gruppo politico. Una considerazione non di poco conto perché implica che i fondi in eccedenza se non spesi dai partiti per attività politica andrebbero riconsegnati allo Stato e non essere utilizzati per altri fini come investimenti o anche scopi privati. A questo punto appare superflua la promessa di Francesco Rutelli che dopo lo scandalo si era impegnato a riconsegnare il maltolto dell'ex tesoriere per fini pubblici.

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