Caso Almasri, Nordio si rifugia nel segreto istruttorio, Italia Viva: “Una barzelletta”

Il tempo non ha ancora sciolto i nodi politici e istituzionali sul caso Almasri; anzi, le ombre si allungano. La risposta del ministro della Giustizia Carlo Nordio all'interrogazione presentata il 9 luglio dai senatori Matteo Renzi e Raffaella Paita (Italia Viva) sembra una chiusura netta: "Ho già reso una informativa al Parlamento il 5 febbraio 2025. Il resto è coperto da segreto istruttorio". È l'unico passaggio concesso nella replica scritta, inviata nei giorni scorsi dal Guardasigilli a Palazzo Madama. Il resto, comunicazioni interne, scambi tra membri del governo, dettagli sulle dinamiche dell’arresto, viene sottratto al dibattito parlamentare.
L'interrogazione e i punti critici
L'atto ispettivo, depositato con il numero 4-02241, chiedeva chiarimenti puntuali sull'arresto in Italia di Osama Njeem Almasri, il torturatore libico su cui pendeva un mandato d'arresto della Corte Penale Internazionale, che l'Italia ha scarcerato e rimpatriato in Libia a bordo di un volo di Stato italiano, e sulle comunicazioni tra il Ministero della Giustizia e Palazzo Chigi nei giorni successivi. L’interrogazione puntava l’attenzione su cinque aspetti principali:
- Tempistiche dell’informazione: a che ora, la domenica del 19 gennaio, il Ministero della Giustizia fu informato dell’arresto di Almasri e chi trasmise la notizia alla capo di gabinetto, Maria Rosaria Bartolozzi;
- Uso di Signal: perché la stessa Bartolozzi avrebbe chiesto di evitare le comunicazioni ufficiali, invitando invece a utilizzare l’app criptata Signal;
- Veridicità delle dichiarazioni di Nordio: se, come sospettano i senatori, il ministro abbia mentito in Aula nella sua informativa del 5 febbraio;
- Contatti con Meloni: quando Nordio ha parlato per la prima volta del caso con la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni;
- Interlocuzioni con Mantovano: se e quando Bartolozzi ha discusso della vicenda con il sottosegretario alla Presidenza Alfredo Mantovano.
Il "no comment" ministeriale

La risposta di Nordio, arrivata con settimane di ritardo rispetto al deposito dell’interrogazione e sembra non chiarire nessuno di questi punti; l'unico fatto che il ministro ribadisce è di aver già parlato alla Camera cinque mesi fa. Ma tutto il resto, comprese le domande su chi abbia saputo cosa, quando e attraverso quali canali, viene archiviato con la formula: "circostanze coperte da segreto istruttorio". Il riferimento è alla pendenza del procedimento presso il Tribunale dei Ministri, competente a giudicare eventuali reati commessi da membri del governo nell’esercizio delle loro funzioni.
La replica di Italia Viva: "Segreto di Pulcinella"
Non si fa attendere la reazione di Italia Viva; in una nota congiunta, Renzi e Paita parlano senza giri di parole di "barzelletta": "Abbiamo chiesto solo se e quando la dottoressa Bartolozzi abbia parlato con Mantovano.Sostenere che la risposta a questa domanda sia coperta da segreto istruttorio è una barzelletta che non fa ridere. Quanto alla domanda fatta al Ministro sul se abbia mentito in Aula, apprendere che egli non può rispondere perché c'è il segreto istruttorio è imbarazzante", scrivono i due parlamentari. Il vero punto, per Italia Viva, è un altro: "Che Nordio abbia mentito in Aula è ormai un segreto di Pulcinella, non un segreto di Stato".
L’arresto di Almasri, insomma, continua a sollevare interrogativi delicati sulla gestione delle informazioni riservate e sull’eventuale coinvolgimento del governo italiano nella protezione o copertura del suo ingresso nel Paese; i contorni dell’affaire restano sfumati, soprattutto dopo le rivelazioni sui canali di comunicazione "non istituzionali" usati da alcuni alti funzionari del Ministero; a oggi, nessuna delle domande sul tracciamento delle responsabilità, sia politiche che amministrative, ha avuto ancora risposta. E il rifugio nel segreto istruttorio suona per molti come un tentativo di guadagnare tempo. In attesa delle prossime mosse del Tribunale dei Ministri, il caso Almasri continua ad agitare le acque del governo. E a porre, tra tutti, un tema cruciale: quello del controllo parlamentare sull’operato dell’esecutivo.