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Caso Almasri, la Camera nega l’autorizzazione a procedere per il processo a Nordio, Piantedosi e Mantovano

Confermato dall’Aula il no della Giunta: i ministri Piantedosi, Nordio e Mantovano avrebbero agito “per interesse pubblico” nella vicenda del generale libico Almasri. Stop quindi alla richiesta della Procura per favoreggiamento, peculato e omissione.
A cura di Francesca Moriero
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Si è concluso con voto contrario alla richiesta della magistratura il procedimento parlamentare sull'autorizzazione a procedere nei confronti dei ministri Carlo Nordio, Matteo Piantedosi e del sottosegretario Alfredo Mantovano per la vicenda Almasri. La Camera, seguendo l’indicazione della Giunta per le autorizzazioni, ha infatti deciso di non concedere l’autorizzazione a procedere, respingendo così la richiesta arrivata dalla Procura di Roma; secondo la maggioranza, i tre membri del governo avrebbero agito "per un preminente interesse pubblico" nell’ambito del caso che ha coinvolto il generale libico Almasri, arrestato in Italia su mandato della Corte penale internazionale e poi rilasciato e rimpatriato con un volo di Stato dal governo italiano. L'assemblea di Montecitorio si è espressa con tre distinti voti segreti raggiungendo in ciascuno di essi la prescritta maggioranza assoluta.

Il relatore di maggioranza Pietro Pittalis (FI) ha sostenuto fin da subito che l'operato di Nordio, Piantedosi e Mantovano rientra nelle prerogative delle loro funzioni istituzionali, escludendo quindi ogni rilevanza penale. Pittalis ha anche proposto di estendere il diniego dell’autorizzazione alla capo di gabinetto del ministro della Giustizia, Giusi Bartolozzi, definita "coindagata laica". Di tutt’altro avviso il relatore di minoranza Federico Gianassi (Pd), secondo cui negare l’autorizzazione costituisce "un pericolosissimo precedente", e rappresenterebbe un’ammissione implicita della disponibilità del governo italiano a cedere "al ricatto di una milizia paramilitare libica".

Nonostante le tensioni politiche emerse nel dibattito, la linea della Giunta è stata confermata dall’Aula, che ha di fatto blindato la posizione dei membri dell’esecutivo coinvolti nella vicenda. Con il voto di oggi, la Camera ha dunque messo un punto alla richiesta della magistratura, negando l’autorizzazione a procedere.

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