Camera: i deputati cancellano i tetti agli stipendi dei commessi

Niente più tetto agli stipendi dei commessi di Montecitorio. I deputati infatti hanno annullato il provvedimento introdotto lo scorso settembre dall'ufficio di presidenza di Montecitorio per allinearsi alle norme sul tetto alle retribuzioni dei dirigenti statali voluto dal governo. In particolare è stata la Commissione giurisdizionale per il personale della Camera dei deputati ad annullare la norma accogliendo i ricorsi presentati dai sindacati dei lavoratori e dai singoli dipendenti. Il risultato è che i risparmi annunciati per il quadriennio 2015-2018 scenderanno da 60 a 13 milioni di euro. La vicenda infatti nasce nell'ambito dei provvedimenti per il contenimento della spesa pubblica quando il governo decise di fissare un tetto agli stipendi dei dirigenti della pubblica amministrazione, fissato a 240mila euro.
Da allora tutte le istituzioni si erano adeguate compresi Senato e Camera. In quest'ultimo caso oltre al tetto per i consiglieri parlamentari, che sono i funzionari di più alto livello, erano stati introdotti di conseguenza anche sottotetti per le altre figure professionali. Quindi si era passati da un range di stipendio che andava da 358mila per i dirigenti più altro a 136mila euro per i livelli più bassi, a uno che andava da 240mila a 96mila euro. Una scelta che non era piaciuta ai dipendenti di Montecitorio con livello più basso e che hanno fatto ricorso. Se ora la decisione della Commissione giurisdizionale sarà confermata a fine carriera, un dipendete di livello più basso potrebbe arrivare a percepire uno stipendio di 230mila euro lordi l’anno ( e non quindi 96mila) contro i 240mila di un consigliere parlamentare, cioè il livello più alto tra le diverse categorie di dipendenti. La decisione della commissione però è stata subito impugnata all’unanimità dall’Ufficio di Presidenza che ha chiesto l’immediata sospensione degli effetti.