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Bonus pensioni, in arrivo da settembre 2025: quanto vale, chi può ottenerlo e come, senza tasse

Dal 2025 chi ha maturato i requisiti per la pensione ma sceglie di restare al lavoro riceverà un bonus in busta paga esentasse. Una misura che punta a frenare le uscite anticipate dal lavoro. Il contributo sarà esentasse e arriverà da settembre per il settore privato e da novembre per il settore pubblico. Ecco come funziona e cosa c’è da sapere.
A cura di Francesca Moriero
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Nel tentativo di contenere l’aumento della spesa previdenziale e incentivare la permanenza dei lavoratori più anziani nel mercato del lavoro, il governo italiano ha varato un nuovo incentivo fiscale: un bonus esentasse per chi, pur avendo raggiunto i requisiti per la pensione entro il 31 dicembre 2025, sceglierà di continuare a lavorare. Si tratta di un’iniziativa contenuta nel decreto approvato a luglio dal Consiglio dei ministri con le correzioni alla riforma Irpef-Ires che arriverà da settembre per il settore privato e da novembre per il settore pubblico. La misura, ribattezzata "bonus Giorgetti", prevede che i contributi pensionistici normalmente versati dal lavoratore vengano invece erogati direttamente in busta paga, al netto delle imposte. In sostanza: più soldi subito, ma una pensione leggermente più bassa domani.

Come funziona il Bonus pensione 2025

Il meccanismo è semplice: chi ha diritto alla pensione ma decide di posticipare l’uscita, può chiedere all'INPS di ricevere nella propria busta paga la quota dei contributi Ivs (Invalidità, Vecchiaia e Superstiti) normalmente versata allo Stato. L’aliquota Ivs a carico del lavoratore dipendente è pari al 9,19% del proprio reddito imponibile. Rinunciando alla pensione, quella percentuale finisce direttamente nel suo stipendio, sotto forma di “extra”. Ma la vera novità è che questo importo, nel 2025, non sarà tassato: nessuna Irpef, nessuna addizionale; è quindi un incremento netto dello stipendio, fino a un massimo di circa 6.900 euro all’anno per chi percepisce redditi elevati.

Quando arriva il Bonus pensione 2025

Il primo accredito del bonus è previsto per settembre 2025 per i dipendenti del settore privato, mentre i lavoratori pubblici dovranno attendere novembre. La differenza di tempistiche dipende dalle cosiddette “finestre mobili” di uscita: per i dipendenti privati è di 7 mesi, per quelli pubblici 9 mesi; il bonus decorre infatti dal primo mese utile in cui il lavoratore avrebbe potuto andare in pensione ma ha scelto di restare al lavoro.

Chi può richiedere il Bonus esentasse: i requisiti per ottenerlo

Il bonus non è riservato solo a chi raggiunge i requisiti per Quota 103, ovvero 62 anni di età e 41 di contributi; possono beneficiarne infatti anche coloro che maturano la pensione anticipata ordinaria (che si basa solo sull’anzianità contributiva, a prescindere dall’età). Attenzione però: è importantissimo ricordare che il riconoscimento del bonus non è automatico: il lavoratore deve presentare domanda all’INPS, che verificherà il possesso dei requisiti e la possibilità di accedere alla misura.

Quanto si guadagna e cosa si perde

Per un lavoratore con uno stipendio lordo annuo di circa 30mila euro, il bonus netto si aggira sui 2.700 euro l’anno, che salgono proporzionalmente all’aumentare del reddito, fino a un massimo stimato di 6.900 euro. Ma c’è un rovescio della medaglia: poiché il lavoratore smette di versare i contributi Ivs, il suo montante contributivo individuale cresce più lentamente; questo significa che la pensione futura sarà leggermente più bassa rispetto a quella che avrebbe maturato continuando a contribuire normalmente. Non cambia invece il calcolo della parte retributiva dell’assegno, per chi ne ha diritto. In pratica, si rinuncerebbe a un piccolo incremento pensionistico domani in cambio di più soldi subito oggi.

Perché il governo punta su questa misura

L’Italia è uno dei Paesi più anziani del mondo: oltre il 23% della popolazione ha più di 65 anni, e si prevede che la quota salirà al 35% entro il 2050. In questo contesto, il sistema pensionistico è sotto pressione. Nel 2024 la spesa per le pensioni ha superato i 336 miliardi di euro, con un incremento del 5,6% rispetto all’anno precedente; pr il 2025 il governo stima che supererà i 344 miliardi. Negli ultimi anni, l’esecutivo ha progressivamente ridimensionato strumenti come Quota 100, Quota 102 e Quota 103, che favorivano l’uscita anticipata; con l’attuale versione di Quota 103, ad esempio, la pensione viene calcolata interamente con il metodo contributivo, anche per chi aveva quote retributive, e l’importo non può superare 4 volte il trattamento minimo INPS (circa 2.400 euro lordi al mese) fino ai 67 anni. Ora il governo cambia sostanzialmente approccio: incentivare chi rimane, invece di agevolare chi lascia.

Un ritorno (potenziato) del Bonus Maroni

Il “bonus Giorgetti” richiama un’iniziativa simile introdotta nei primi anni 2000 dal ministro del Lavoro Roberto Maroni. Anche allora chi posticipava il pensionamento riceveva i contributi in busta paga, ma quella misura ebbe scarso successo, anche perché i contributi erano soggetti a tassazione. La versione 2025 sarebbe invece più generosa e più vantaggiosa, soprattutto per i redditi medi e alti.

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