video suggerito
video suggerito
Caso Almasri

Almasri, governo invia la memoria difensiva alla Cpi: cosa succede ora

Il governo, secondo quanto si apprende, ha inviato alla Cpi la sua memoria difensiva sul caso di Njiiem Almasri, il comandante libico accusato di crimini internazionali, che due giorni dopo l’arresto, avvenuto lo scorso 19 gennaio, era stato liberato e rimpatriato su un volo di Stato. Ora la parola passa ai giudici della Cpi che dovranno esaminare la versione fornita dall’esecutivo.
A cura di Giulia Casula
49 CONDIVISIONI
Almasri e Giorgia Meloni
Almasri e Giorgia Meloni
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

Il governo, secondo quanto si apprende da fonti dell’esecutivo, ha inviato alla Corte penale internazionale dell'Aja la sua memoria difensiva sulla mancata consegna del comandante libico Njiiem Almasri, arrestato e poi rimpatriato su un volo di Stato pochi giorni dopo. La scadenza era stata inizialmente fissata per il 17 marzo, ma il governo lo scorso 22 aprile aveva chiesto e ottenuto una nuova proroga, fino al 6 maggio, per l'invio della documentazione.

Per evitare un'altra richiesta di rinvio e poco prima della scadenza dei termini, prevista per domani, oggi gli incartamenti sono stati inviati agli uffici dell'Aja in formato digitale. La memoria difensiva contiene la posizione del governo sulla vicenda e sarà esaminata dai giudici internazionali.

L'accusa della Cpi è di non aver dato esecuzione al mandato d'arresto nei confronti del torturiere libico e di non aver proceduto alle perquisizioni e al sequestro dei suoi dispositivi. Il governo invece, avrebbe usato denaro pubblico per rimpatriare Almasri atterrato a Tripoli su un volo di Stato.

Secondo quando si apprende, nelle carte viene ribadita la versione del ministro della Giustizia Carlo Nordio, che durante l'informativa in Parlamento lo scorso febbraio, aveva sostenuto che l'arresto del generale accusato di crimini contro l'umanità sarebbe venuto senza rispettare la procedura prevista in questi casi. Ovvero senza consultare preventivamente via Arenula, che secondo la legge 237 del 2012, gestisce in via esclusiva i rapporti di cooperazione tra lo Stato italiano e la Corte penale internazionale.

La notizia informale dell'arresto, avvenuto lo scorso 19 gennaio, sarebbe stata trasmessa da un funzionario Interpol a un dirigente del ministero in giornata. Il giorno successivo, lunedì 20, il procuratore della Corte d'appello di Roma avrebbe inviato il carteggio, a cui avrebbe fatto seguito la trasmissione, da parte dell'ambasciatore italiano all'Aja, della richiesta d'arresto al ministero. In sostanza, – è la versione del ministro – nelle comunicazioni sarebbe mancato un passaggio, ovvero l'interlocuzione preventiva con il ministero della Giustizia, che invece sarebbe stato tagliato fuori.

Inoltre, il Guardasigilli aveva criticato il mandato della Corte in cui aveva rilevato "gravissime anomalie", tali da renderlo nullo. Una versione che tuttavia stride con le prime dichiarazioni diffuse dal ministro, che si era lamentato dei tempi stretti, insufficienti per esaminare le oltre quaranta pagine in inglese in cui era stato inviato il mandato.

Dal canto suo, la Corte aveva assicurato di aver avviato il "dialogo con le autorità italiane per garantire l'efficace esecuzione di tutte le misure richieste dallo Statuto di Roma per l'attuazione della richiesta" di arresto e aveva ribadito la sua disponibilità a fornire chiarimenti sul mandato nel caso in cui fossero state rilevate criticità. Ma alla fine il dialogo non è mai partito.

Ora che il governo ha finalmente inviato la sua memoria difensiva, la parola passa ai giudici internazionali, che se non dovessero convenire con la versione fornita, potrebbero valutare di portare il caso all'Assemblea degli Stati parte oppure al Consiglio di Sicurezza dell'Onu.

49 CONDIVISIONI
58 contenuti su questa storia
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views