video suggerito
video suggerito

Agenzia delle Entrate, cosa cambia dopo sentenza della Cassazione: il Fisco controlla familiari e conviventi

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione amplia i poteri dell’Agenzia delle Entrate: ora, in presenza di indizi concreti, il Fisco può estendere le verifiche anche a conti intestati a familiari, conviventi e soci del contribuente. Ecco cosa prevede la decisione e quali sono gli effetti pratici.
A cura di Francesca Moriero
1 CONDIVISIONI
Immagine

La Corte di Cassazione ha tracciato un nuovo confine nei rapporti tra contribuenti e Fisco, stabilendo che, in presenza di fondati indizi, l'Amministrazione finanziaria può estendere i controlli bancari non solo al contribuente, ma anche ai suoi familiari, conviventi e persino soci in affari. Con l'ordinanza n. 13761 depositata a inizio 2025, i giudici di legittimità legittimano infatti un ampliamento significativo dell'attività ispettiva, soprattutto nei casi in cui si sospetti che soggetti terzi, vicini al contribuente, siano utilizzati per occultare redditi o patrimoni. Sarebbe un passo importante nella lotta all'evasione fiscale, ma che solleva anche interrogativi su privacy e responsabilità solidali.

L'origine normativa

La base giuridica su cui poggia questo nuovo orientamento si trova nell'articolo 32, comma 1, n. 2 del D.P.R. 600/1973, che attribuisce all'Agenzia delle Entrate il potere di accertare i redditi anche sulla base di dati bancari. In pratica, ogni operazione registrata su un conto, in entrata o in uscita, è presunta fiscalmente rilevante, a meno che il contribuente non riesca a dimostrarne la natura non imponibile o l’avvenuta inclusione nella dichiarazione dei redditi; si tratta di una vera e propria inversione dell'onere della prova: non è cioè il Fisco a dover dimostrare che quei soldi sono reddito occulto, ma è il contribuente a dover giustificare, analiticamente e con documenti alla mano, ogni movimento sospetto.

L'Anagrafe dei rapporti finanziari

A rafforzare l'efficacia dei controlli c'è l'Anagrafe dei rapporti finanziari, il grande archivio digitale che raccoglie informazioni aggiornate su conti correnti, carte prepagate, investimenti, libretti di risparmio, dossier titoli e altri strumenti finanziari. Grazie a questo database, l'Agenzia delle Entrate può incrociare i dati in modo preciso, ricostruendo flussi di denaro, anomalie patrimoniali e incoerenze tra quanto dichiarato e quanto effettivamente movimentato.

Il principio della "vicinanza economica": quando scatta il controllo sui familiari

La novità introdotta dalla Cassazione riguarda però l'estensione del controllo a soggetti terzi che condividono la sfera familiare o economica del contribuente. Secondo l'ordinanza, il Fisco può legittimamente esaminare i conti intestati al coniuge, ai figli, al convivente o a un familiare stretto, se emergono elementi oggettivi che fanno pensare a una intestazione fittizia dei beni o dei flussi finanziari. Non si tratterebbe quindi di una licenza di "indagare a tappeto", ma di una misura che troverebbe applicazione solo quando ci sono indizi concreti di un possibile uso strumentale di conti altrui per eludere i controlli.

Gli indizi che giustificano l'ampliamento dell'indagine

La Cassazione, nella sua pronuncia, indica con chiarezza alcuni elementi spia che possono legittimare l’ampliamento delle verifiche fiscali:

  • Capacità reddituale non giustificata dei congiunti nel periodo oggetto di accertamento;
  • Attività economiche compatibili con una redditività anomala, ma non dichiarata dal contribuente principale;
  • Disallineamenti tra redditi dichiarati e movimenti bancari, che suggeriscono un’omissione di ricavi;
  • Rapporto stretto di convivenza o legame familiare, che rende plausibile l’ipotesi di una gestione condivisa dei beni.

In presenza di questi indicatori, spiega la Corte, è lecito per l'Agenzia delle Entrate estendere l'indagine anche ai conti correnti di soggetti formalmente terzi, ma sostanzialmente coinvolti nella gestione del patrimonio del contribuente.

Cosa cambia per i contribuenti

La decisione della Cassazione segna così un punto di svolta nei rapporti tra cittadini e fisco: chi gestisce in comune conti, carte o investimenti con familiari o conviventi dovrà prestare maggiore attenzione. In caso di verifica, infatti, non sarà più sufficiente dimostrare la regolarità della propria posizione: potrebbe essere necessario giustificare anche il perché un familiare abbia ricevuto bonifici ingenti, o perché un conto intestato a un figlio presenti movimenti incompatibili con la sua situazione reddituale.

1 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views
Immagine

Iscriviti alla newsletter Evening Review.
Ricevi l'approfondimento sulle news più rilevanti del giorno

Proseguendo dichiari di aver letto e compreso l'informativa privacy