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Netanyahu come Mussolini: solo in un’aula vuota rivendica i suoi crimini

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C'è chi dice che la Storia non faccia che ripetersi, per citare Karl Marx, prima in tragedia e poi in farsa. Ma a volte, il ciclo che ritorna porta con sé una retorica così inquietante da non distinguere più i confini tra l'una e l'altra.

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Il discorso tenuto ieri, 26 settembre 2025, dal Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, ha richiamato alla mente un'altra scena politica, quasi speculare, avvenuta esattamente un secolo fa: il celebre discorso di Benito Mussolini del 3 gennaio 1925 alla Camera dei Deputati.

La Scena e la Sfida

In entrambi i casi, il palcoscenico è stato un'aula semi-vuota, segno plastico di una crisi istituzionale e morale.

Nel 1925, l'emiciclo italiano era svuotato dalla secessione dell'Aventino: i deputati d'opposizione, ritiratisi in protesta dopo l'omicidio di Giacomo Matteotti, avevano lasciato il Duce a parlare davanti a un vuoto eloquente. Mussolini salì al podio non per difendersi o dimettersi, ma per rivendicare la violenza politica, assumendosi la "responsabilità politica, morale e storica" di tutto l'accaduto. Fu il gesto decisivo che liquidò la democrazia liberale, annunciando l'avvento della dittatura. Il messaggio era una sfida brutale: se il fascismo è un'associazione a delinquere, io ne sono il capo.

Ieri, il Palazzo di Vetro dell'ONU ha replicato quella drammatica coreografia: decine di delegazioni hanno lasciato l'aula al momento dell'intervento di Netanyahu, manifestando un dissenso senza precedenti verso l'operato israeliano a Gaza.

L'Accusa come Arma Politica

Di fronte alle accuse globali di crimini di guerra e, in particolare, di genocidio nella Striscia, la risposta di Netanyahu è stata degna di un manuale del potere autoritario. Il premier israeliano non solo ha negato l'accusa, definendola una "farsa", e rivendicato il diritto di "finire il lavoro" contro Hamas, ma ha immediatamente ribaltato l'onere della prova sui suoi critici.

Come? Attraverso l'accusa più pesante: quella di antisemitismo.

Questo è il filo nero che lega i due momenti storici. La retorica dell'auto-assoluzione dittatoriale del 1925 liquidò le opposizioni definendole traditrici della Patria e promotrici di "sedizione". Allo stesso modo, la retorica odierna bolla la critica a una specifica politica di guerra come espressione diretta di "odio antiebraico".

In entrambi i discorsi, il cuore del messaggio è un'intimidazione: "La mia azione è sacra e necessaria. Chiunque mi si opponga non è un avversario politico o un critico legittimo, ma un nemico mortale che merita di essere zittito o annientato."

A cento anni di distanza, la lezione rimane cruda: quando il potere usa la retorica dell'emergenza assoluta per trasformare il dissenso nella più grave delle accuse, la democrazia, o il diritto internazionale, si ritrova con un'aula deserta e una libertà in meno.

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SCANNER è il podcast daily di Valerio Nicolosi per Fanpage.it: ogni mattina alle 7, una finestra sul mondo per capire cosa davvero sta accadendo. Politica estera, conflitti internazionali, migrazioni, politica interna, migrazioni e tematiche sociali raccontate dal giornalista con chiarezza e approfondimento. Con la voce di esperti e reportage direttamente dal campo - Palestina, Ucraina, Mediterraneo, Africa, Stati Uniti, America Latina e molto altro - SCANNER porta le storie dove accadono, per offrirti ogni giorno un’informazione completa, immediata e dal vivo.

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