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Sembra una mera azione retorica, eppure ogni volta che il dibattito politico italiano si accende, dovremmo tornare al fondamento: la Costituzione. Una delle migliori, una delle più avanzate al mondo. Oggi, l'attenzione va all’Articolo 47, che recita: “La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l'esercizio del credito. Favorisce l'accesso del risparmio popolare alla proprietà dell'abitazione, alla proprietà diretta coltivatrice e al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese”.
L'articolo 47 non sancisce in modo esplicito il diritto all'abitare, ma lo tutela implicitamente, favorendo l’accesso alla proprietà dell'abitazione. Un principio che la Corte Costituzionale e la legge italiana hanno poi sviluppato. Eppure, in Italia stiamo assistendo a un drammatico ribaltamento di prospettiva.
La Svolta dalla Povertà ai Poveri
Se, anche nella bistrattata Prima Repubblica – con il lungo potere democristiano e socialista – si cercava, almeno di facciata, di fare la guerra alla povertà (pur tra finanziamenti ai grandi capitali), oggi si fa la guerra ai poveri.
Proprio l'Articolo 47, parlando di "diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi", conteneva in sé una vocazione alla partecipazione pubblica e all'industria, che è stata completamente disattesa. Sul tema della casa, invece, si è lasciato campo libero ai cosiddetti "palazzinari", i grandi costruttori. Gruppi imprenditoriali e famiglie con ramificazioni influenti che costruiscono interi quartieri e influenzano la politica. Esercitano un potere costante sugli eletti, ottenendo la conversione di terre da non edificabili a edificabili.
Spesso, i Comuni si accontentano di qualche opera di urbanizzazione, una strada, un parco. Ma ciò che manca da decenni è un vero piano di edilizia popolare e sociale.
Lo Sfratto e la Follia delle Priorità
Il dramma si consuma quotidianamente. Ieri, l'ennesimo video di uno sgombero violento: polizia e carabinieri in assetto antisommossa che sfondano la porta di una casa da convertire in B&B di lusso.
È il Governo del Decreto Sicurezza, il Governo che ha usato la massima urgenza per contrastare i rave party, a pensare di poter combattere la precarietà abitativa e la povertà? Può un Esecutivo portare avanti politiche inclusive sgomberando con la forza pubblica una famiglia con bambini, solo perché l'immobile deve diventare una struttura ricettiva di pregio?
Ogni giorno, in Italia, vengono eseguiti oltre 100 sfratti. Ogni anno, sono circa 40.000 le famiglie che si ritrovano per strada, spesso per morosità involontaria – perdita del lavoro, crisi economica (il Covid è stato un terremoto).
Parallelamente, assistiamo a un dibattito surreale sulle tasse. Mentre alcune forze di governo (Lega) spingono per una tassa sugli extra-profitti bancari (113 miliardi di utile netto negli ultimi tre anni), altre (Forza Italia) fanno le barricate contro ogni aumento. Le stesse barricate che si alzano per proteggere chi gestisce decine di immobili o B&B di lusso.
La Città Inospitale
Se le banche non pagano, se i grandi proprietari di B&B (che dovrebbero essere riconvertiti in abitazioni private per calmierare i prezzi) non pagano, la domanda è una sola: da che parte stiamo?
Stiamo dalla parte del moroso involontario, della famiglia che, una volta sfrattata, deve affrontare affitti esorbitanti o staccare i figli dalla scuola e dalla rete sociale per trasferirsi altrove? Oppure stiamo dalla parte di chi accumula profitti e immobili, trasformando le nostre città, già devastate dall'over-turismo, in parchi giochi per visitatori di passaggio?
Abbiamo costruito città-vetrina, dimenticando chi in quelle città dovrebbe viverci.
Facendo ieri una rapida ricerca ho trovato delle proposte di legge ferme in parlamento, in particolare una depositata lo scorso dicembre a AVS e che chiede un investimento maggiore sull’edilizia popolare e sul mercato degli affitti. La battaglia per la casa è la battaglia per la dignità e per il futuro delle nostre comunità urbane. È tempo di scegliere tra la tutela del profitto sfrenato e il dettato della nostra Costituzione.