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«Mamma, con quale animo hai potuto fare questo? Non ho più pace da quando mi hanno comunicato, che tu hai presentato domanda di grazia per me. Se tu potessi immaginare tutto il male che mi hai fatto ti pentiresti amaramente di aver scritto una simile domanda. […] Dimmi mamma, perché hai voluto offendere la mia fede? Lo sai bene, che è tutto per me, questa mia fede, che ho sempre amato tanto. Tutto me stesso ho offerto ad essa e per essa con anima lieto ho accettato la condanna e serenamente ho sempre sopportato la prigione. […] E mi sento umiliato al pensiero che tu, sia pure per un solo istante, abbia potuto supporre che io potessi abiurare la mia fede politica pur di riacquistare la libertà. […] Come si può pensare, che io, pur di tornare libero, sarei pronto a rinnegare la mia fede? E privo della mia fede, cosa può importarmene della libertà? La libertà, questo bene prezioso tanto caro agli uomini, diventa un sudicio, straccio da gettar via, acquistato al prezzo di questo tradimento, che si è osato proporre a me».
Sono voluto tornare a queste parole, scritte negli anni '30 da un Sandro Pertini recluso al confino, per provare a misurare la distanza siderale che ci separa da quella dignità. Pertini scrive alla madre dopo aver scoperto che lei aveva chiesto la grazia a Benito Mussolini. La risposta è un grido di dolore, ma soprattutto una lezione morale scolpita nella storia: la libertà ottenuta scendendo a patti con il fascismo, rinnegando i propri ideali, non è libertà. È un «sudicio straccio da gettar via».
Il caso di Più Libri Più Liberi
Con quello straccio negli occhi, guardiamo oggi a quello che sta accadendo attorno alla fiera della piccola e media editoria, "Più Libri Più Liberi", che si tiene a Roma fino all'8 dicembre.
Come un rito stanco, anche quest'anno la fiera è investita dalle polemiche. Lo scorso anno il caso riguardò il filosofo Leonardo Caffo, invitato a parlare di anarchia mentre era sotto processo (e poi condannato) per maltrattamenti. Quest'anno, però, la questione è strutturale, politica. Tra gli stand trova spazio "Passaggio al Bosco", una casa editrice di stampo neofascista. Non si tratta di semplice conservatorismo, ma della pubblicazione di testi che sono alla base del nazismo, dell'antisemitismo e di quell'ideologia che ha devastato l'Europa. Quell'ideologia che è stata sconfitta solo grazie al sacrificio di uomini come Pertini, come Antonio Gramsci, e di migliaia di comunisti, socialisti, liberali, azionisti e repubblicani.
La difesa formale è ineccepibile quanto gelida: l'editore ha pagato lo stand, dunque ha diritto di esserci. Ma è qui che il monito di Pertini torna a ferire. Se la libertà si riduce alla possibilità commerciale di acquistare uno spazio per esporre l'odio, allora quella libertà è davvero diventata uno straccio.
Il fascismo oggi e le istituzioni
Il contesto, va detto, è radicalmente mutato. Il fascismo oggi non veste orbace, ma si è istituzionalizzato. Si è fatto Stato. Lo vediamo nella fierezza con cui viene esibita la fiamma tricolore nel simbolo del partito della Premier Giorgia Meloni – quella fiamma che, come ricordava Donna Assunta Almirante, rappresenta lo spirito immortale di Benito Mussolini. Lo vediamo nella seconda carica dello Stato che, pur giurando sulla Costituzione antifascista, conserva il busto del Duce in casa e porta il suo nome come secondo nome di battesimo.
C'è un filo nero che collega questa "destra istituzionale", attenta alla forma ma ambigua sulla sostanza storica, a quell'area che parla in modo molto più netto, più esplicito, e che oggi pretende legittimità culturale tra gli scaffali di una fiera libraria.
Il punto non è la censura, ma la consapevolezza. Il fascismo, ci hanno insegnato i padri costituenti, non è un'opinione: è un crimine. È l'abiura della democrazia.
Accettare che la propaganda dell'antisemitismo stia accanto alla letteratura libera, solo perché "pagante", significa aver fallito. Significa che il sacrificio di Antonio Gramsci, morto in carcere per non aver mai chiesto la grazia, e la fermezza di Pertini contro la sua stessa madre, sono stati vani. Oggi dobbiamo chiederci se vogliamo indossare quel "sudicio straccio" o se abbiamo ancora il coraggio di rifiutarlo. Se non capiamo questa differenza, dovremo ricominciare tutto da capo.