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Il cessate il fuoco a Gaza nel lungo periodo potrebbe reggere per la chiara volontà di portare avanti un progetto neo-coloniale sulla Striscia. Questa visione, a mio avviso, è indiscutibilmente sostenuta dall'influenza politica ed economica che personalità come il Presidente Trump potrebbero esercitare per istituire un vero e proprio "emirato" trumpiano nel Mediterraneo. Un'entità controllata da un'alleanza di grande capitale internazionale (statunitense, israeliano) e delle monarchie del Golfo, con l'evidente scopo di una massiccia speculazione edilizia post-bellica. Non uno Stato palestinese o uno Stato federale israelo-palestinese, ma un territorio sotto un mandato USA e smilitarizzato.
Tuttavia, prima che questi scenari a lungo termine si concretizzino, la tregua nel breve periodo è costantemente a rischio di collasso, come dimostrano gli eventi recenti. Nonostante il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sia di fatto sotto il costante "baby-sitting" di diplomatici statunitensi, incaricati di monitorare lui e i suoi ministri di estrema destra, la precarietà resta alta.
L'Escalation di Netanyahu e le Violazioni del Cessate il Fuoco
L'episodio di ieri ne è la prova lampante. Senza consultare gli Stati Uniti, Netanyahu ha impartito l'ordine di un potente bombardamento sulla Striscia. L'attacco, come riportato da fonti come Al Jazeera, ha causato decine di morti, almeno 20, in seguito a uno scontro a fuoco tra l'esercito israeliano e un gruppo delle Brigate Al-Qassam di Hamas nel sud, in particolare a Rafah.
Va notato come Israele, analogamente ad altri attori come il Libano, sia un costante violatore del cessate il fuoco. Nelle ultime settimane, si contano più di cento violazioni israeliane, attraverso bombardamenti mirati o incursioni terrestri. Una continua provocazione che gli Stati Uniti tentano disperatamente di tenere a freno, tanto che il ruolo di Netanyahu viene ormai sarcasticamente definito dal giornalismo internazionale come quello di un “Bibi-sitter”: un premier dimezzato, affiancato costantemente da diplomatici americani per arginare la tendenza bellicista del suo governo.
Un Progetto Trasformato: da Avamposto a Espansione Etnica
La questione non è solo tattica; è strutturale. Israele, sin dalla sua nascita come progetto coloniale di avamposto occidentale per gli ebrei in Palestina, ha subito una profonda mutazione. Oggi, pur mantenendo la sua natura coloniale, è divenuto qualcosa di intrinsecamente diverso: un progetto volto a una costante espansione territoriale, accompagnato da una chiara tendenza alla pulizia etnica e al genocidio della popolazione autoctona e indigena, i palestinesi.
Questo stato di cose ha portato Israele in una guerra permanente e in una "sindrome di accerchiamento" che include Libano, Siria, Iraq, Iran e altri paesi. Ma per quanto potrà resistere una nazione in questo stato di conflitto perenne?
I Coloni e il Supremazismo: Il Voto che Sposta l'Asse
La risposta è legata anche alla crescita esponenziale dei coloni israeliani che occupano le terre palestinesi in Cisgiordania. Queste persone non sono solo abitanti; sono elettori. Il loro peso demografico sta radicalmente spostando la società israeliana verso il supremazismo e un profondo odio nei confronti di tutti i non-ebrei, in particolare gli arabi.
Trovandosi nel cuore dell'Asia Occidentale, in quello che definiamo Medio Oriente, è evidente che, nel lungo periodo, uno stato basato su questa logica di guerra, espansione e supremazia etnica è insostenibile. La pace, in queste condizioni, resta un miraggio dettato non dalla volontà politica di convivenza, ma dagli interessi economici e geopolitici di potenze esterne.