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Perché l’Ucraina non può accettare il piano di pace negoziato segretamente tra USA e Russia

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Il mondo in cui vivono uomini come Donald Trump e Vladimir Putin è fatto così, è un mondo dove non esistono regole. O meglio, esistono, ma semplicemente possono essere ignorate. Perché in fondo fare la voce grossa e mostrare i muscoli ripaga. E questa logica, quella dei bulli di quartiere, è anche la logica alla base delle trattative diplomatiche sui piani di pace: si può strapazzare il territorio ucraino, fregandosene beatamente del diritto internazionale, e prendersi qualche pezzetto, imponendo al tempo stesso a uno Stato sovrano di dimezzare il proprio esercito. Si possono mettere queste come condizioni per bloccare i bombardamenti, stoppare le uccisioni di civili.

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È assurdo, quando si mette in fila quello che sta succedendo, pensare che accada nell’Europa del 2025. Pensare che i primi artefici siano gli Stati Uniti, il Paese che abbiamo studiato nei libri di storia come la più grande democrazia del mondo. Eppure, è esattamente quello che starebbe accadendo.

Le rivelazioni di Axios

Una precisazione. Per ora sono rivelazioni del sito Axios, che le parti interessate non hanno ancora commentato. Ma visto quello che è accaduto negli ultimi mesi – sia durante le trattative sulla guerra in Ucraina, che nel piano di pace per Gaza – è uno scenario decisamente verosimile. Parliamo di un piano di pace in 28 punti, negoziato direttamente tra Stati Uniti e Russia. Un negoziato sulla pace in Ucraina che non coinvolge l’Ucraina, insomma. Però la riguarda, la riguarda eccome, visto che prevede anche la cessione di alcuni territori.

Steve Witkoff, l’inviato speciale dell’amministrazione Trump, avrebbe negoziato questo piano con l’inviato russo Kirill Dmitriev in gran segreto, incontrandolo a Miami tra il 24 e il 26 ottobre. E Dmitriev avrebbe detto in toni ottimisti che “parrebbe che la posizione russa sia stata ascoltata”. Che non è esattamente una buona notizia per il resto del mondo.

Cosa prevede il piano di pace in 28 punti

Axios cita una fonte dell’amministrazione USA informata del piano, che spiega come tra questi 28 punti ci sarebbe di fatto la cessione di territori ucraini alla Russia. In particolare il Donbass, le regioni di Donetsk e Lugansk. Queste province passerebbero di fatto sotto il controllo di Mosca, ma dovrebbero diventare un’area smilitarizzata, in cui alla Russia non verrebbe concesso schierare le truppe.

Che però sarebbe una ben magra consolazione, visto che comunque si sta chiedendo a uno Stato sovrano aggredito di cedere parte del proprio territorio proprio a chi lo ha attaccato. Che tra l’altro, non si accontenterebbe del Donbass, ma vorrebbe anche il riconoscimento legale della Crimea come territorio russo. E non è tutto, perché all’Ucraina verrebbe anche richiesto di dimezzare il suo esercito e di rinunciare a specifici armamenti, in particolare a quelli a lungo raggio, capaci quindi di colpire oltre le linee russe.

In cambio di tutto questo, l’Ucraina riceverebbe delle generiche garanzie di sicurezza da parte degli Stati Uniti. Vista la quantità di volte in cui Trump ha cambiato idea e fatto dei clamorosi retromarcia per quel che riguarda la guerra in Ucraina, queste promesse – che siano dettagliate o meno – lasciano comunque il tempo che trovano.

La Casa Bianca spinge Kiev ad accettare

Nell’articolo di Axios viene citato un funzionario della Casa Bianca, secondo cui l’Ucraina non riuscirà a resistere ancora a lungo, quindi comunque finirà per perdere territorio. Allora, tanto vale accettare questo piano di “pace”. Secondo l’Institute for the Study of War al momento l’Ucraina controllo comunque ancora il 14% del Donbass, quindi non solo sarebbe costretta a cedere al Cremlino i territori che l’esercito russo ha occupato con la forza, ma dovrebbe anche rinunciare a delle zone dove Mosca non è ancora arrivata.

Nelle regioni di Kherson e di Zaporizhzhia, anche queste martoriate dall’attacco russo, verrebbe pressapoco congelata la linea del fronte. Anche se la Russia potrebbe, in futuro, dover restituire delle porzioni di territorio. Questi particolari, però, sarebbero ancora in fase di negoziato.

Volodymyr Zelensky ha in agenda un incontro con i funzionari del Pentagono a Kiev, dopo che quello con Witkoff previsto ieri in Turchia è saltato, ed è probabile che proprio in questa occasione gli vengano presentati i dettagli del piano. Nel frattempo il segretario di Stato USA Marco Rubio ha scritto su X che è necessario che “entrambe le parti accettino concessione difficili ma necessarie”. Non è chiaro quali concessioni difficili siano chieste alla Russia, e ci si continua a dimenticare chi ha dato inzio alla guerra, ma questo è un altro discorso.

Per tornare alle parole di Rubio, il segretario di Stato su X ha scritto: “Porre fine a una guerra complessa e mortale come quella in Ucraina richiede un ampio scambio di idee serie e realistiche. E il raggiungimento di una pace duratura richiederà che entrambe le parti accettino concessioni difficili ma necessarie. Ecco perché stiamo sviluppando e continueremo a sviluppare un elenco di potenziali idee per porre fine a questa guerra, basate sul contributo di entrambe le parti coinvolte nel conflitto".

La reazione dell'Europa

In tutto questo oggi c’era anche il Consiglio europeo Affari esteri, cioè la riunione dei ministri degli Esteri dell’Ue, presieduta dall’Alta rappresentante Kaja Kallas. Che arrivando al vertice ha spiegato di non essere mai stata a conoscenza di questo piano e questi contatti segreti tra la Russia e gli Stati Uniti. E ha sottolineato che nessun piano di pace potrà funzionare se l’Ucraina e l’Europa non vengono coinvolte. Questo comunque, non sembra un piano di pace, ma più che altro un piano per la capitolazione dell’Ucraina. E in quanto tale, irricevibile per Kiev.

Durante la riunione oggi gli europei hanno sottolineato che ci si dovrebbe ricordare che in questa guerra c’è un aggredito e un aggressore, e che quest’ultimo dovrebbe intanto porre fine agli attacchi – che anche in queste ore stanno mietendo vittime civili – e poi sedersi al tavolo con Kiev e negoziare una pace giusta. Insomma, cedere alle richieste di Putin non è la soluzione. Anche perché – e di questo alcuni, come i tedeschi o i polacchi, ne sono più convinti degli altri – il presidente russo non si fermerà.

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