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Il turismo, in Italia, non vuol dire solo mare, Roma, Firenze e Venezia. C’è anche la montagna, che sta diventando una meta sempre più ambita, sia in estate, ma soprattutto nella stagione invernale. Proprio in questi giorni sulle nostre montagne sono attesi tantissimi turisti, da fuori ma anche italiani. Non tutti chiaramente stanno andando in ferie in questi giorni: moltissime persone continuano a lavorare, lo faranno anche nei giorni festivi. E tante altre, pur essendo in pausa dal lavoro, non potranno permettersi di andare in vacanza, perché i prezzi sono sempre più allucinanti, ma gli stipendi rimangono quelli che sappiamo.
I numeri del ministero del Turismo
Il ministero del Turismo, però, ci dice che il settore è in crescita, che le previsioni per la stagione invernale sono ottime. Un mese fa, a fine novembre, la ministra Santanché ha dato qualche dato per la stagione invernale: una stima totale di 29,7 milioni di arrivi, 93 milioni di presenze. Tutto in aumento rispetto all’anno precedente, con una crescita chiaramente anche in termini di introito economico.
Questi dati vanno sicuramente affrontati da un punto di vista sociale, chiedendoci chi sono questi turisti, chi viene sistematicamente escluso dalle vacanze di Natale sulla neve, a causa di un carovita che è sempre più insostenibile e aumenta sempre di più le diseguaglianze. Ma c’è anche un altro tema da affrontare: cioè come la meta del turismo invernale, la montagna, stia cambiando sempre più profondamente. E la causa è il cambiamento climatico.
Il cambiamento climatico e la montagna
La settimana bianca non sta diventando distante dalla realtà per la maggior parte degli italiani perché costa una follia. Ma sta diventando sempre meno bianca, letteralmente. C’è sempre meno neve, bisogna andare ad alta quota per trovarne un po’. Ma anche lì le temperature sempre più alte hanno effetti palpabili sui paesaggi e sugli ecosistemi.
Il riscaldamento globale sta avendo un gigantesco impatto su tutto il pianeta, ma ci sono luoghi che risentono dei suoi effetti più di altri. E la montagna è uno di questi. Recentemente è stato pubblicato uno studio, su Nature Reviews Earth and Environment, che spiega proprio come l’ambiente montuoso sia tra i più sensibili agli effetti del cambiamento climatico, perché lì la temperatura aumenta più velocemente e le piogge sono ancora più imprevedibili che in pianura.
In montagna sta succedendo quello che succede nelle regioni artiche, dove lo scioglimento dei ghiacciai sta cambiando radicalmente l’ecosistema. Faccio solo un esempio, per capire quanto velocemente questo sta accadendo: nei libri di scuola tutti abbiamo studiato quanto è alto il Monte Bianco, il più alto d’Europa, 4.810 metri. Ecco, non è più così: perché la vera sommità rocciosa della cima è molto più in basso, sta a 4.786 metri, il resto è un grosso strato di neve e ghiaccio. Che però negli anni è diventato sempre più sottil. E così pochi giorni fa è arrivato l’allarme dei ricercatori dell’Università Savoie Mont Blanc, che hanno dato un nuovo numero: 4.807 metri. La calotta del Tetto d’Europa sta cambiando, nemmeno queste montagne millenarie sono immuni al cambiamento climatico. Tutto il contrario. E questa tendenza non si fermerà, anzi rischia di peggiorare sempre di più.
Il 2025 tra gli anni più caldi di sempre
Il 2025 è stato il secondo anno più caldo mai registrato, secondo solo al 2024. Lo hanno confermato gli scienziati del progetto Copernicus, mettendo nero su bianco come ormai qulla soglia del +1,5 gradi – fissata dagli Accordi di Parigi, che non si doveva assolutamente superare – sia stata raggiunta. Quest’anno la media delle temperature globali è stata di 1,48 gradi più elevata rispetto ai livelli pre-industriali. L’anno scorso era stata del +1,6 gradi e nei prossimi anni questi numeri verranno confermati, se non si inverte la rotta.
Al momento, non è così. Nel 2024 le emissioni inquinanti hanno toccato un nuovo record, nonostante le politiche di decarbonizzazione dell’Unione europea e tutti gli accordi internazionali sul clima, e quest’anno non è andata tanto meglio. Ma non è solo questione di aumento delle temperature. Ci sono anche i fenomeni climatici estremi che stanno diventando sempre più violenti e sempre più frequenti: uragani, inondazioni, siccità.
La paura è che si arrivi ad un punto di non ritorno. E le montagne, tra le prime spie dell’avanzamento del cambiamento climatico, ci stanno provando in tutti i modi ad avvertire.
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