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No, Trump non ha vinto il Nobel per la Pace: è andato alla leader venezuelana Maria Corina Machado (che glielo ha dedicato)

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No, alla fine Trump non ha vinto il Nobel per la Pace e non l’ha presa affatto bene. Il premio è andato a Maria Corina Machado, leader dell’opposizione in Venezuela dove Nicolas Maduro governa ininterrottamente ormai da più di dieci anni. Il Comitato norvegese ha spiegato di averle conferito il premio per aver “mantenuta accesa la fiamma della democrazia in mezzo a un’oscurità crescente”, per il suo lavoro nella promozione dei diritti dei venezuelani e nella lotta contro il regime di Maduro. Da mesi Machado vive nella clandestinità perché minacciata dal regime: la sua è sicuramente una figura di spicco della politica venezuelana, ma al contempo parecchio complessa e controversa.

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“O mio dio, non ho parole. Sono solo una persona, non merito tutto questo. È il risultato di un intero popolo, di una società che non si è arresa”. Sono state le prime parole con cui Machado ha risposto alla telefonata che le è arrivata nel bel mezzo della notte dal direttore dell’istituto norvegese per il Nobel, che la informava di aver vinto il premio per la pace. Attorno all’annuncio, arrivato oggi alle 12, c’era moltissima attesa. Non solo perché si tratta di uno dei riconoscimenti più prestigiosi che attira un grandissimo clamore mediatico, ma anche perché da diversi mesi Donald Trump stava portando avanti una vera e propria campagna per convincere il comitato ad assegnarglielo. Il presidente statunitense ci ha provato in tutti i modi, sostenendo addirittura di aver fatto finire otto guerre ed esercitando pressioni nei confronti dell’Istituto norvegese. Tant’è che c’è chi ritiene che dietro la fretta del presidente statunitense di annunciare un primo accordo per il cessate il fuoco Gaza ci fosse anche questo. In realtà, si tratta di una decisione che viene presa tempo prima: il termine per le candidature era scaduto a gennaio e le speranze per Trump erano ben poche.

E infatti, il premio è stato vinto dall'acerrima nemica di Nicolas Maduro, volto principale dell’opposizione in Venezuela: Maria Corina Machado. La Casa Bianca, c’era d’aspettarselo, si è parecchio infastidita accusando il Comitato di aver anteposto la politica alla pace. In realtà Machado è molto vicina a Trump. Pensate, gli ha persino dedicato il premio. Ma cosa sappiamo di lei? Qualche dato biografico: ha 58 anni, è nata a Caracas da una famiglia agiata ed è laureata in ingegneria. In realtà la sua notorietà in Venezuela arriva prima con l’attivismo, quando nei primi anni 2000 fonda un’associazione di volontariato, Sumate, che si batte per diritti democratici e con cui si oppone al regime dell’allora presidente Hugo Chavez. Nel 2004 la sua petizione per cacciare il presidente venezuelano tramite referendum, la farà finire in cima alla lista dei nemici di Chavez. Ma nel frattempo il suo consenso cresce e nel 2010 decide di candidarsi all’Assemblea nazionale, dove viene eletta con l'85%, diventando la deputata più votata nella storia del Paese. Da quel momento in poi le viene affibbiato il soprannome di “dama di acciaio” e nel 2012 fonda il suo partito, Vente Venezuela, che lei stessa ha definito “un partito liberale, di centro e anticomunista”.

In tutti questi anni ha denunciato più volte le violazioni dei diritti umani e le manipolazioni elettorali compiute dal regime di Maduro, che nel 2024 le ha impedito di candidarsi alle presidenziali. Machado è stata accusata di corruzione e l’è stato vietato di ricoprire incarichi pubblici per i prossimi 15 anni. Cosa che comunque non le ha impedito di continuare ad opporsi ai metodi antidemocratici e autoritari di Maduro e denunciarne i brogli elettorali al punto da essere costretta ormai da diverso tempo a vivere in totale clandestinità. Proprio a causa delle intimidazioni, arresti e persecuzioni con cui il regime cerca di scoraggiare gli oppositori politici come lei.

Però, lo dicevamo, resta una figura politica complessa. Pur avendo il merito di aver ricompattato l’opposizione venezuelana, Machado guida un partito di destra e conservatore in un Paese attraversato da una profonda crisi economica e istituzionale e con un enorme problema di corruzione. In un’intervista al Times lo scorso settembre la leader ha definito Trump "la più grande opportunità" dei venezuelani per mandare via Maduro. L’assegnazione del Nobel in realtà non è un fulmine a ciel sereno. Già lo scorso anno Machado aveva vinto il premio Sacharov per la difesa dei diritti umani e delle libertà in Venezuela. Ma la sua vittoria oggi è stata comunque contestata da alcuni, come il fondatore del partito di sinistra spagnolo, Podemos, che ha parlato di lei come di una “donna che da anni cerca di organizzare un colpo di Stato nel suo Paese” . Arrivando a dire persino che a quel punto “avrebbero potuto dare il premio direttamente a Hitler”. Anche la segretaria generale del partito Ione Belarra l’ha criticata definendola "una golpista e criminale di guerra".

Ad ogni modo, non c’è dubbio che Machado sia uno dei personaggi più influenti del suo Paese, che da anni porta avanti testardamente una battaglia a difesa dei valori democratici e per la liberazione dei venezuelani da un governo violento e repressivo come quello di Maduro. Per questo il Nobel nei suoi confronti è considerato un messaggio potente, simbolo del coraggio, della resistenza e dell’impegno contro le dittature che cercano di silenziare chi non si allinea al potere ed esprime il proprio dissenso.

In Italia, i vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani hanno espresso il loro entusiasmo per Machado, ma si sono altrettanto affrettati a consolare Trump che a detta loro “ha i titoli” per vincere il prossimo anno. Su questo la Lega si è gia portata avanti proponendo sia in Parlamento che a Bruxelles la candidatura del presidente statunitense. Insomma, a questo punto qualcuno potrebbe consigliargli: ritenta, magari sarai più fortunato.

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