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Oggi Giorgia Meloni è stata a Bruxelles, per un Consiglio europeo decisamente importante, con temi come la guerra in Ucraina, quella in Medio Oriente, il clima, i migranti e la Difesa in agenda. E, come sempre avviene, il giorno prima è stata invece in Parlamento per spiegare a deputati e senatori la posizione che avrebbe tenuto di fronte agli altri leader europei. Però alla fine non si è discusso solo di questi argomenti, e il faccia a faccia in Parlamento è stato il pretesto per uno scambio di accuse reciproche un po’ più ampio. Ad esempio sul caso Ranucci.
Cosa è successo tra Schlein e Meloni
Meloni ha ritirato fuori alcune dichiarazioni che Schlein aveva fatto qualche giorno fa, senza citarla direttamente. Ha detto: “Il segretario del principale partito di opposizione ha affermato in un contesto internazionale che in Italia sono a rischio libertà e democrazia perché governa l’estrema destra, collegando subdolamente queste affermazioni all’attentato subito dal giornalista Sigfrido Ranucci. Dopo la Meloni complice dei morti in mare e la Meloni complice di genocidio, ora abbiamo la Meloni complice dell’attentato a Ranucci”.
Ecco, per la presidente del Consiglio queste sono “dichiarazioni gravissime”. E ancora: “Questo è gettare ombre sull’Italia e sulla qualità della sua democrazia, sulla maggioranza che i cittadini scelgono. È un tentativo di gettare fango sull’Italia, che l’Italia rischia di pagare". Poi ha chiesto direttamente all’opposizione, in particolare a Schlein e al Pd: "Voi sapete benissimo che non è vero che la democrazia in Italia è a rischio, voi sapete benissimo che non è vero che in Italia è a rischio la libertà. Ma se sapete che non è vero, perché lo andate a raccontare all’estero?".
Schlein da parte sua le ha risposto dicendo che non sta a Meloni decidere quello che devono o non devono dire le opposizioni. E poi ha rincarato la dose, aggiungendo che in questi giorni Meloni festeggia tre anni del suo governo, ma che invece gli italiani non hanno nulla da festeggiare perché in questi anni i salari si sono abbassati e le tasse sono ai massimi dal 2020.
E a proposito di tasse. Nemmeno Giuseppe Conte si è risparmiato le critiche e ha iniziato il suo intervento in Aula reggendo un libro, che poi ha regalato a Meloni, portandoglielo personalmente, dal titolo “Tre anni di tasse”. Un libro realizzato dal Movimento cinque stelle in cui si mettono in fila tutte le voci fiscali che sarebbero aumentate in questi anni, da quando la destra ha vinto le elezioni.
Le tensioni con la Lega
Ma al di là di questi scontri con le opposizioni, la cosa interessante è che le polemiche ci sono state anche con la Lega e, in questo caso, hanno riguardato più che altro i temi di discussione sul tavolo del Consiglio europeo, in primis la spesa per la difesa e la guerra in Ucraina. In Senato Claudio Borghi prima ha detto che l’ingresso dell’Ucraina nell’Unione europea non è sostenibile e poi che la spesa militare va concentrata sulla sicurezza interna, altrimenti sarà difficile spiegare agli italiani come mai “per gli ospedali non ci sono i soldi, ma per i missili sì”.
Una stoccata che Meloni non ha apprezzato, soprattutto perché proveniente dall’alleato, e a cui ha risposto sottolineando che il Fondo sanitario nazionale è aumentato di 7,4 miliardi tra il 2025 e il 2026 e Borghi questo dovrebbe saperlo.
La posizione di Meloni sull'Ucraina al Consiglio Ue
Dopo i dibattiti e le discussioni in Parlamento, comunque, oggi Meloni è volata a Bruxelles per partecipare al Consiglio europeo, allargato anche al presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. Proprio sull’Ucraina Meloni ha detto che la sua posizione non è cambiata, che l’Italia la sosterrà sempre e soprattutto sosterrà una pace giusta, che includa Kiev in ogni fase del negoziato e che non ceda alle pressioni dell’aggressore, cioè la Russia. Ha detto che l’Italia farà la sua parte, ma che non manderà soldati italiani sul territorio.
Discorso diverso, invece, per quanto riguarda la Palestina, per cui invece Meloni ha detto che l’Italia è pronta a partecipare a una forza internazionale di stabilizzazione, continuando nel frattempo a collaborare con l’Autorità nazionale palestinese nell’addestramento della sua polizia, una cosa che fanno i nostri carabinieri.
Sulla spesa per la difesa invece, proprio per non andare a farla pesare su altre voci di spesa – la cosa che, da quello che faceva capire Borghi, rischierebbe di accadere – Meloni ha detto che avrebbe insistito in sede europea per rendere permanente quel meccanismo di flessibilità che scorpora gli investimenti per la difesa dal resto degli stanziamenti, e quindi permette di spendere di più e più liberamente.
Cosa ha detto Meloni sul clima e sui migranti
Poi Meloni ha parlato anche della questione climatica, dicendo che l’Europa deve cambiare approccio su questo fronte, altrimenti l’Italia non potrà sostenere la proposta di revisione della legge europea, quella che prevede un taglio delle emissioni del 90% entro il 2040. Meloni ha parlato di un approccio ideologico e di obiettivi insostenibili, irraggiungibili, persino dannosi.
E infine, la questione migranti. Su questo fronte la presidente del Consiglio ha rivendicato le scelte fatte dal suo governo che, ha detto, sono diventate un modello per tanti altri Paesi europei. Stamattina, prima di iniziare i lavori, Meloni ha presieduto una riunione informale con i leader di altri Paesi, quelli che – hanno spiegato da Palazzo Chigi – sono più interessati alle “soluzioni innovative in ambito migratorio”. A questa riunione – che era organizzata, oltre che dall’Italia, anche dalla Commisione europea, dalla Danimarca e dai Paesi Bassi – hanno partecipato anche Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Germania, Grecia, Lettonia, Malta, Polonia e Svezia. E tutti questi leader si sono accordati di rivedersi a Roma il prossimo 5 novembre, per continuare a lavorare insieme.
L'affondo di Zelensky a Bruxelles
Insomma, è stato un Consiglio europeo molto impegnativo, con tante tematiche diverse sul tavolo. La principale è comunque stata sicuramente quella della guerra in Ucraina, vista anche la partecipazione di Zelensky. Il presidente ucraino, per tornare anche agli affondi della Lega, si è lamentato per la lentezza delle procedure che dovrebbero portare il suo Paese all’interno dell’Unione europea, procedure che di base sono bloccate a causa del veto dell’Ungheria di Viktor Orban. Su questo Zelensky è stato abbastanza duro, ha detto che l’Ucraina ha mantenuto le sue promesse e che ora è il momento che l’Unione europea mantenga le sue. Ma quella sul superamento delle decisioni all’unanimità – quindi dell’addio al potere di veto di un singolo Paese – è una vecchia battaglia. Che finora non è mai riuscita ad arrivare a una soluzione.
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