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Trump non ha solo annunciato con un post su Truth di aver dato mandato al Pentagono per riprendere i test nucleari. Lo ha anche fatto letteralmente qualche minuto prima di incontrare il presidente cinese Xi Jinping in Corea del Sud. E le due cose sono collegate, perché Trump ha detto di voler riesumare questi test, a oltre trent’anni dall’ultimo e in completa rottura con quello che prevedono gli accordi internazionali, dicendo che gli altri Paesi stanno testando i loro arsenali e citando proprio la Cina, oltre che la Russia.
Nel post ha scritto:
Gli Stati Uniti hanno più armi nucleari di qualsiasi altro Paese. E questo primato è stato raggiunto durante il mio primo mandato, insieme a un completo rinnovamento e ammodernamento delle testate che già avevamo. Visto il terribile potere distruttivo che hanno queste armi, ho odiato farlo, ma non avevo altra scelta. La Russia è il secondo Paese per testate nucleari, la Cina è terza e a grande distanza, ma tra appena cinque anni avrà pareggiato i numeri. Dal momento che gli altri Paesi stanno portando avanti dei programmi di test nucleari, ho dato mandato al dipartimento della guerra di iniziare allo stesso modo a testare il nostro arsenale nucleare. E questo processo inizierà immediatamente.
Dopo aver pubblicato questo post, Trump ha incontrato il presidente cinese. E quando poi è risalito a bordo del suo Air Force ha continuato a parlare di test nucleari con i giornalisti presenti. Ha detto che andrebbe individuato il sito giusto e che questo sarà fatto a breve perché tutti gli altri Paesi stanno conducendo dei test e gli Stati Uniti devono fare lo stesso.
Gli ultimi test nucleari
In realtà, è dagli anni Novanta che – con la sola eccezione della Corea del Nord – nessuno testa armi nucleari. L’ultimo test degli Stati Uniti risale al 1992, quello cinese al 1996, quello della Russia ad anni prima, al 1990 quando ancora era l’Unione Sovietica. E questa è la prima falsità messa nero su bianco da Trump in quel post. È possibile che il presidente statunitense stia facendo riferimento a un’altra cosa, cioè all’annuncio del Cremlino, di pochi giorni fa, di aver testato due nuove armi capaci di trasportare testate nucleari. Il Burevestnick e il Poseidon. Il primo è un missile balistico, che può appunto trasportare una bomba atomica e che è in grado di colpire un obiettivo anche a 14 mila chilometri. Il secondo invece è un drone sottomarino a propulsione nucleare. Insomma, sicuramente dalla Russia non arrivano notizie rassicuranti, però non è propriamente corretto dire che Mosca ha effettuato dei test nucleari, che è quello che la Casa Bianca invece sostiene, come pretesto per tornare a testare il suo arsenale atomico.
Un’altra inesattezza riguarda il numero delle testate. Trump dice che l’arsenale statunitense è il più grande al mondo: per quanto sia impossibile conoscere il numero esatto di testate di cui dispone ogni potenza nucleare – perché sono informazioni militari altamente classificate – tutti i think tank e le organizzazioni che monitorano il campo della difesa ci raccontano numeri diversi. E primati diversi, soprattutto.
Quante armi atomiche ci sono al mondo
L’ICAN, che è la campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari che ha anche vinto il nobel per la pace nel 2017, stima che al mondo esistano circa 12 mila testate nucleari. Questi sono i numeri a cui è arrivata anche la Federazioni degli scienziati atomici. I Paesi che dispongono di arsenali nucleari sono nove in totale: Russia, Stati Uniti, Cina, Francia, Regno Unito, Pakistan, India, Israele e Corea del Nord. I primi cinque sono le potenze che siedono nel Consiglio di sicurezza dell’Onu e sono anche gli Stati a cui alcuni Trattati internazionali riconoscono il possesso di queste armi.
Tornando ai numeri, la stragrande maggioranza di queste 12 mila armi nucleari – oltre 10 mila – è in mano a soli due Paesi, la Russia e gli Stati Uniti. Che ne detengono più o meno la stessa quantità, con la Russia però che dispone di qualche testata in più: 5.449 testate contro le 5.277 statunitensi. La distanza con gli altri Paesi è abissale. La Cina è effettivamente la terza potenza nucleare al mondo, ma si ferma a 600 testate e non è chiaro come possa arrivare – come dice Trump – a eguagliare Russia e Stati Uniti in appena cinque anni.
Cosa hanno risposto Russia e Cina all'annuncio di Trump
Ma al di là di questi numeri, sia la Cina che la Russia hanno risposto all’annuncio di Trump. Il portavoce del ministero degli Esteri cinese ha detto di sperare che gli Stati Uniti rimangano fedeli al Trattato di Non Proliferazione, cioè quell’accordo internazionale firmato alla fine degli anni Sessanta, in piena Guerra Fredda, e che impegna il mondo intero a contrastare la proliferazione degli arsenali atomici, riconoscendo solo cinque potenze nucleari come legittime – quelle, appunto, del Consiglio di sicurezza dell’Onu – e impegnando anche queste ad andare verso il disarmo.
Il funzionario cinese ha anche assicurato che il suo Paese è dedito a un percorso pacifico di sviluppo, che tiene conto degli interessi di sicurezza nazionale ma anche di politiche diplomatiche amichevoli. E spera che gli Stati Uniti facciano lo stesso, con azioni che contribuiscono alla pace regionale, non al suo opposto.
Il portavoce del Cremlino, invece, Dmitry Peskov, ha sottolineato che i test del Burevestnik e del Poseidon non possono assolutamente essere considerati dei test nucleari e che spera che Trump sia stato adeguatamente informato a riguardo. E sull’annuncio ha detto che chiaramente gli Stati Uniti sono un Paese sovrano, che possono fare quello che vogliono, ma che – come ha spesso detto Putin – se qualcuno romperà gli accordi e inizierà a fare test nucleari, allora la Russia agirà di conseguenza. Facendo lo stesso, in pratica.
Cosa dicono gli accordi internazionali sulle armi nucleari
Veniamo agli accordi, quindi. Perché non c’è solo il Trattato di Non Proliferazione. C’è anche il Trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari, anche se questo è un documento con una solidità internazionale decisamente inferiore, visto che numerosi Paesi – tra cui gli stessi Stati Uniti, Russia e Cina – l’hanno firmato ma non ratificato.
C’è poi anche un altro trattato che va menzionato: il New Start, quello tra Russia e Stati Uniti, che fissa un limite a entrambe le parti e si propone di ridurre gli arsenali. Nonostante nel 2023 comunque Putin avesse sospeso la sua partecipazione, di fatto il trattato è ancora in piedi e scadrebbe tra pochi mesi, nel febbraio 2026. Ad oggi, e con queste premesse, non sembrano esserci discussioni per un rinnovo. E questo è un dato importante, anche sullo sfondo delle trattative in Ucraina.
Cosa c'è dietro l'annuncio di Trump sui test
Al di là delle inesattezze scritte da Trump, al di là del fatto che per rendere di nuovo utilizzabili i vecchi siti dove erano stati fatti i test nucleari ci vorrebbero anni, al di là del fatto che i Democratici statunitensi hanno già annunciato che proveranno a fermare qualsiasi iniziativa nel Congresso, questo annuncio di Trump va comunque in una direzione pericolosa.
Va verso un mondo sempre più armato, dove le armi nucleari non sono un tabù terrificante, ma una minaccia concreta. Come sottolinea Senzatomica, che è una campagna partner di ICAN, “anche se il significato preciso del termine “test” non è stato chiarito, l’idea stessa di tornare a sperimentare armi nucleari rappresenta un passo indietro grave e pericoloso per la sicurezza globale, per la dignità umana e per la vita del pianeta”. E questo perché “ogni test colpisce persone, comunità e natura, lasciando dietro di sé sofferenze, malattie e devastazione ambientale. Non si tratta di esperimenti “scientifici”, ma di esplosioni reali che amplificano la paura, la divisione e la minaccia dell’annientamento reciproco”.
Senzatomica sottolinea anche che nella storia sono stati fatti esplodere, per testarli, 2mila ordigni nucleari: sono stati fatti esplodere in superficie, sottoterra e sottacque praticamente ovunque nel mondo, con conseguenze tangibili. Oltre la metà di questi test sono stati condotti proprio dagli Stati Uniti. “Ognuna di queste esplosioni ha lasciato dietro di sé un’eredità di distruzione: territori contaminati, acque avvelenate, intere popolazioni colpite da tumori, infertilità, malformazioni congenite e traumi che ancora oggi si trasmettono di generazione in generazione”, conclude la campagna.
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