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L’ultimo attacco statunitense nei Caraibi risale a ieri, al 2 novembre. Pete Hegseth, che è il Segretario alla Guerra, ha fatto sapere – con un post su X – che su ordine di Trump è stato effettuato un altro attacco letale contro una nave dedita al narcotraffico, gestita da un’organizzazione terroristica nei Caraibi. Anche questa volta, però, come in tutte le altre, non sono state fornite prove che quella nave trasportasse effettivamente della droga, né è stato detto di che cartello del narcotraffico si trattasse.
Hegseth si è limitato a dire che: "Questa nave, come TUTTE LE ALTRE, era nota ai nostri servizi segreti per essere coinvolta nel traffico illecito di stupefacenti, transitava lungo una rotta nota per il narcotraffico e trasportava stupefacenti. Tre narcoterroristi erano a bordo della nave durante l'attacco, condotto in acque internazionali. Tutti e tre i sono stati uccisi e nessun membro delle forze armate statunitensi è rimasto ferito durante l'attacco. Questi narcoterroristi stanno portando droga sulle nostre coste per avvelenare gli americani, e non ci riusciranno. Il Dipartimento li tratterà ESATTAMENTE come abbiamo trattato Al-Qaeda. Continueremo a rintracciarli, mapparli, dar loro la caccia e ucciderli.
Non è un caso che Hegseth faccia riferimento ad Al-Qaeda, anzi, questo è un elemento importantissimo. Se analizziamo la strategia degli Stati Uniti nei Caraibi, negli ultimi due mesi, vedremo che la guerra al narcotraffico e quella al terrorismo hanno dei punti in comune. E vedremo come molto spesso sono state un pretesto per altro, nella politica estera degli Stati Uniti.
La guerra alla droga degli Stati Uniti
La guerra degli Stati Uniti alla droga, al narcotraffico, ha iniziato a essere militarizzata dalla fine degli anni Ottanta. Bush senior era presidente e anche lui aveva rafforzato la presenza delle navi della Marina nei Caraibi per contrastare i traffici di droga, della cocaina che arrivava principalmente dalla Colombia, ma non solo. Nel 1989 gli Stati Uniti invasero Panama e deposero il suo dittatore, il generale Manuel Noriega, che poi fu condannato a 40 anni di carcere negli USA per traffico di droga e violazione dei diritti umani. Dietro l’invasione di Panama, avvenuta in piena guerra fredda, si intrecciavano diversi motivi e interessi, in primis di natura politica. Però gli Stati Uniti fecero leva proprio sulle accuse di narcotraffico per giustificare la loro azione. Una azione che, va sottolineato, per le Nazioni Unite era pienamente illegittima.
Ecco, come il narcotraffico è stato usato per giustificare un’invasione, il terrorismo è stato usato per giustificarne un’altra, quella dell’Afghanistan e poi dell’Iraq, questa volta da Bush figlio. E il concetto di terrorismo ritorna anche in questa vicenda, come ha sottolineato anche lo stesso Hegseth dicendo che gli Stati Uniti tratteranno i narcotrafficanti come hanno fatto con i terroristi di Al-Qaeda.
Cosa sta succedendo nei Caraibi
Nei mesi scorsi, da quando gli Stati Uniti hanno rafforzato la loro presenza navale nei Caraibi, parallelamente hanno designato alcuni cartelli della droga come organizzazioni terroristiche. E non è solo una questione di definizione, una questione semantica fine a sé stessa. No, ci sono conseguenze concrete nell’essere considerati un’organizzazione terroristica da parte degli Stati Uniti. Soprattutto perché si pone una minaccia alla sicurezza nazionale ben più elevata di quella che pone un ordinario cartello della droga. Questa operazione è stata fatta in particolare nei confronti di alcune organizzazioni criminali venezuelane, come il Cartel de los Soles, che secondo Trump, avrebbe rapporti diretti con il presidente venezolano Nicolas Maduro.
E poi c’è Tren de Aragua: il 2 settembre, nel primo di questi attacchi degli Stati Uniti nei Caraibi, una nave proveniente dal Venezuela è stata affondata e 11 persone sono state uccise. Trump ha poi parlato dalla Casa Bianca, dicendo che quella nave era carica di droga e che le persone uccise erano trafficanti affiliati a Tren de Aragua. Il segretario di Stato, Marco Rubio, ha aggiunto che invece di fermare la nave, su ordini del presidente, l’hanno fatta saltare in aria. E che accadrà ancora.
Il punto è che secondo molti esperti, riconoscere questi cartelli come organizzazioni terroristiche straniere, è la base per legittimare l’intervento militare. Ed è esattamente quello che la Casa Bianca vorrebbe fare in Venezuela.
Le navi da guerra e la strategia USA
In questo momento nei Caraibi, nei pressi quindi anche delle coste venezuelane, ci sono decine di navi da guerra statunitensi. A breve dovrebbe arrivare anche la portaerei Gerald Ford, la più grande al mondo, con a bordo quasi 5mila Marines che si andrebbero ad aggiungere agli altri diecimila circa divisi tra le fregate militari e le basi a Porto Rico. Come la Roosevelt Roads, una base usata durante la Guerra Fredda e che è stata chiusa da ormai vent’anni. Fino a quando, qualche settimane fa, le immagini satellitari hanno iniziato a mostrare movimenti sulla pista aerea: lavori di ammodernamento, per riasfaltare i raccordi e tornare a renderla utilizzabile.
E così il livello di tensione continua ad alzarsi nei Caraibi. Secondo CBS News da settembre ad oggi sono state uccise 64 persone a causa di questi attacchi aerei statunitensi nei Caraibi. Maduro ha accusato Washingotn di voler fabbricare una guerra e anche il presidente colombiano, Gustavo Petro, ha detto che gli Stati Uniti stanno cercando un pretesto per dominare l’America Latina. Anche le Nazioni Unite sono state abbastanza critiche, con il responsabile per i diritti umani – Volker Turk – che ha detto che tutto ciò sia al di fuori del diritto internazionale e della legalità. Per l’Onu si è trattato di uccisioni extra-giudiziarie, per Trump gli Stati Uniti hanno tutto il diritto a buttare bombe in acque internazionali per fermare il narcotraffico.
In un’intervista però il presidente statunitense è stato più vago quando gli hanno invece chiesto delle possibilità di un intervento militare in Venezuela: ha detto che non crede accadrà. Ma allo stesso tempo ha anche detto che Maduro ha i giorni contati
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