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Opinioni

Più morti nella Terra dei fuochi? Ora il ministero teme i dati Iss e frena

L’aggiornamento dello studio Sentieri dell’Iss (Istituto superiore di sanità) sulla mortalità nella Terra dei Fuochi dopo aver mostrato l’aumento dei decessi per cancro nelle aree inquinate ora fa paura agli stessi che l’hanno reso noto. Che affermano che non c’è il nesso causale tra esposizione agli inquinanti e insorgenza di patologie tumorali.
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Non è durato nemmeno ventiquattr'ore l'aggiornamento dello studio ISS "Sentieri" sulla mortalità nella Terra dei fuochi che il ministero della Salute del governo Renzi, guidato da Beatrice Lorenzin, si sente in dovere di mettere paletti e fare distinguo. No, per l'Istituto Superiore di Sanità, ente di diritto posto sotto la vigilanza del ministero della Salute, lo studio non dimostra l'ovvio, cioè che Terra dei fuochi è terra di morte, che quel perimetro compreso fra le province di Napoli Nord e l'agro casertano registra una altissima incidenza di patologie tumorali e che quelle patologie sono a loro volta terribile frutto di anni e anni di sversamenti abusivi di tonnellate di rifiuti tossici. L'Iss,  nel pomeriggio di oggi ha diffuso una nota che spiega che trattasi di «uno studio di tipo "ecologico" ovvero che non prende in considerazione le esposizioni dei singoli individui a particolari inquinanti, ma piuttosto esamina la situazione sanitaria delle popolazioni che risiedono in luoghi in cui sono presenti sorgenti di inquinamento». «Pertanto – spiega la nota  – le sue caratteristiche metodologiche non consentono, in linea generale, la valutazione di nessi causali, permettono tuttavia di individuare situazioni di possibile rilevanza sanitaria da approfondire con studi mirati».

Il nesso di causalità fra Terra dei fuochi e tumore

Il problema è sempre lo stesso: dimostrare il nesso causale, ovvero la relazione che lega il fatto e l'evento. In questo caso l'esposizione agli inquinanti atmosferici e l'insorgenza di patologie tumorali. Ma come si fa a dimostrare qualcosa che si verifica e palesa in alcuni casi decine di anni dopo l'esposizione ai veleni? È questa la risposta che scienziati come Antonio Giordano, direttore dello Sbarro Institute for Cancer Research and Molecular Medicine di Philadelphia danno a chi vorrebbe dimostrare un nesso immediato di causa-effetto. Lo studio Sentieri, nel suo aggiornamento reso noto il 3 luglio 2014, spiega che nella provincia di Napoli è stato registrato un eccesso di mortalità rispetto al resto della regione del 10% per gli uomini e del 13% per le donne nei comuni in provincia di Napoli, in quelli in provincia di Caserta del 4 e del 6%. Dati che hanno fatto subito commentare scienziati, comitati di lotta territoriali, politici locali e non. Ma il ministero oggi ha corretto subito la rotta, anche alla luce di questa rinnovata indignazione (uno degli elementi finiti nei lanci d'agenzia è stato il botta e risposta via Twitter fra lo scrittore Roberto Saviano e il ministro Lorenzin): «Si tenga conto – si legge – che queste ultime patologie sono peraltro ad eziologia multifattoriale e l’inquinamento può concorrere o esserne causa. Pertanto i risultati che derivano dall’impostazione seguita dallo studio Sentieri non consentono di attribuire all’esposizione individuale a specifici inquinanti eccessi di mortalità o ospedalizzazione o incidenza tumorale, ma consentono invece di segnalare che le popolazioni che risiedono in territori ove sono presenti sorgenti di inquinamento presentano eccessi di occorrenza (mortalità, ospedalizzazione, incidenza) di patologie che sono associate alla presenza di tali sorgenti».

Non c'è il nesso causa-effetto. Però nello studio viene detto che «bambini e gli adolescenti devono essere oggetto di tutela rispetto ai rischi ambientali per la salute, accertati o sospettati, sulla base di un approccio precauzionale». E ancora che «è opportuno individuare percorsi di rapido accesso ai servizi sanitari e prevedere l’ottimizzazione delle procedure diagnostiche e terapeutiche per l’infanzia». Viene suggerito di avviare «processi di informazione e comunicazione, obiettivi e trasparenti, al fine di stabilire un clima di fiducia fra cittadini ed istituzioni», ma com'è possibile farlo se si continua a negare un elemento palese, ovvero che in quel perimetro si muore, si muore di più della media nazionale e quelle morti sono in diretta relazione con lo stato dell'aria, dell'acqua e della terra e che acqua, aria e terra sono state ammorbate da anni di sversamenti criminali?

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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". È co-autore dei libri "Il Casalese" (Edizioni Cento Autori, 2011); "Novantadue" (Castelvecchi, 2012); "Le mani nella città" e "L'Invisibile" (Round Robin, 2013-2014). Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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