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Pernigotti, doccia fredda per i lavoratori: “Il marchio non è in vendita, cesseremo la produzione”

La proprietà della Pernigotti ha fatto sapere che né il marchio né la società sono in vendita: ieri si era fatta avanti l’ipotesi di un interesse concreto da parte di Sperlari che aveva fatto ben sperare anche i lavoratori.
A cura di Davide Falcioni
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Doccia gelata per i lavoratori della Pernigotti, storico marchio dolciario di Novi Ligure. Zafar Toksoz, che con il fratello possiede la storica società , ha fatto sapere che "l'azienda non è in vendita", smentendo quanto era trapelato nella serata di ieri dopo l'incontro a Palazzo Chigi con il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il Ministro per lo Sviluppo Economico Luigi Di Maio, al termine del quale era emersa la possibilità che la proprietà – facente capo a un gruppo turco – sarebbe stata disposta a vendere: a farsi avanti, secondo alcuni rumors, era stata Sperlari. Un'indiscrezione che era  stata accolta molto positivamente dai lavoratori in presidio davanti allo stabilimento di Novi Ligure dallo scorso 6 novembre per protestare contro l’ipotizzata chiusura.

"Né il marchio né la società sono, allo stato attuale, in vendita – afferma invece una nota della società, che cancella l’ottimismo di ieri sera -. Nel corso dell’incontro con Conte e Di Maio l’azienda ha confermato la decisione di cessare la conduzione in proprio delle attività produttive presso il sito di Novi Ligure, e l’intenzione di ‘terziarizzare' in Italia la produzione, preferibilmente individuando partner industriali interessati all’acquisizione o alla gestione degli asset produttivi a Novi, nel tentativo di ricollocare il maggior numero possibile di lavoratori".

La proprietà di Pernigotti ha confermato un solo un fatto: "Per favorire l’individuazione e l’approfondimento del dialogo con tali partner, Pernigotti ha accolto la richiesta del Governo di posticipare il termine relativo alla richiesta di cassa integrazione fino al 31 dicembre 2018". Durante il vertice di ieri, Pernigotti dice di aver richiesto il supporto del governo "affinché favorisca la cessazione del blocco dello stabilimento di Novi Ligure al solo fine di consentire ai soggetti potenzialmente interessati di prendere visione degli asset e formulare proposte concrete di acquisizione del polo industriale. E di permettere al personale incaricato dall’azienda di accedere allo stabilimento allo scopo di prelevare scorte di prodotto per la loro commercializzazione". Dunque, il marchio attualmente non è sul mercato, ma non è escluso che in futuro possa finirci.

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