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Per Salvini giocare in Arabia Saudita è una vergogna. Ma gli affari in Qatar si possono fare

Gli affari con il mondo arabo a Matteo Salvini sembrano un’opportunità sì, ma a giorni alterni. Secondo l’agenzia Ice, l’interscambio tra Italia e Arabia Saudita nel 2017 è stato di 7,4 miliardi di euro (+9% su base annua). E di certo alle donne in Arabia Saudita in questi anni non è stata concessa una maggiore libertà. Ma questo il ministro sembra esserselo dimenticato.
A cura di Annalisa Cangemi
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"Giocare la Supercoppa Italiana in Arabia Saudita è la morte del calcio, la morte dei valori sportivi di rispetto, di divertimento e di uguaglianza. Ditemi voi se la Supercoppa, nel nome del business e di qualche milione di euro, può essere giocata a migliaia di chilometri di distanza in un Paese con dei problemi e dove le donne possono andare allo stadio solo se accompagnate. È una vergogna: da milanista non guarderò assolutamente questa partita e mi vergogno di chi ha svenduto gli ideali sportivi al Dio denaro". Questa è la posizione assunta dal ministro degli Interni Matteo Salvini, critico nei confronti della scelta della Lega di Serie A di far giocare la Supercoppa italiana tra Juventus e Milan in Arabia Saudita, che si disputerà il 16 gennaio a Jeddah.

"La brillante novità delle donne e delle ragazze che non possono andare allo stadio da sole è veramente imbarazzante – ha aggiunto Salvini ai microfoni di Radio Radio – Mi ricordo che quando ero ragazzino la finale dell'Intercontinentale si giocava in Giappone e poteva essere divertente, ma andare a giocare in un Paese irrispettoso, illiberale e retrogrado, associare il nome dell'Italia a un Paese dove le donne non possono andare liberamente allo stadio è imbarazzante. Da milanista mi spiace che la mia società sia corresponsabile di una vergogna simile". Il ministro ha aggiunto che si impegnerà in prima persona, affinché "il nome, i valori e le libertà conquistate dall'Italia in anni di battaglie non vengano sacrificati per qualche manciata di milioni, portando il business in un Paese che non merita: un Paese dove le donne non possono andare da sole allo stadio non e' un paese civile, dove il marchio storico di Juve, Milan e dell'Italia debbano prestarsi a una simile vergogna. Mi aspetto una reazione di orgoglio".

Queste parole però sono state pronunciate dallo stesso ministro che poche settimane fa parlava in termini molto diversi del Medio Oriente. Salvini, non più tardi dello scorso 30 ottobre, promuoveva la partnership e il dialogo con il Qatar, considerata utile perché si tratta del Paese con il più alto reddito pro capite al mondo: "Il Qatar presenta molte opportunità per le imprese italiane attive nel Paese del Golfo e vi è desiderio da parte dei fondi di investimento qatarioti di investire nelle imprese italiane senza snaturarle, perché il ‘made in Italy' è amato". Il ministro ha incontrato appunto l'emiro del Qatar, Tamin bin Hamad al Thani, il premier e ministro dell'Interno Abdullah bin Nasser bin Khalifa al Thani, e il vice primo ministro e ministro degli Esteri, Mohammed bin Abdulrahman al Thani, parlando del Paese in toni entusiastici: "Ho incontrato imprenditori italiani del settore della sicurezza, l'emiro del Qatar, il premier e il ministro degli Esteri, per toccare con mano una realtà diversa da come ce la raccontano. Negli ultimi mesi il Qatar non è più punto di partenza e sponsorizzazione di estremismi e fanatismi".

Gli affari con il mondo arabo a Matteo Salvini sembrano un'opportunità sì, ma a giorni alterni. Non è un dato da sottovalutare il fatto che tra il 2009 e il 2015 l’export dell'Italia verso l'Arabia Saudita è aumentato del 112%, quello verso gli Emirati del 64%, verso il Bahrein del 22%. Nel 2017, secondo un report di Sace, "Export unchained, dove la crescita attende il Made in Italy", la domanda di Made in Italy in Arabia Saudita è aumentata del 2,1%, segno che i rapporti commerciali tra l'Italia e il Paese arabo rimangono più che floridi. Secondo l'agenzia Ice, l'interscambio tra Italia e Arabia Saudita nel 2017 è stato di 7,4 miliardi di euro (+9% su base annua). E di certo alle donne in Arabia Saudita in questi anni non è stata concessa una maggiore libertà. Ma questo il ministro sembra esserselo dimenticato.

Dopo aver criticato la Lega di Serie A anche per la scelta di suddividere le partite di campionato in diversi orari, sottolineando che "Purtroppo c'è questa cultura del campionato che comincia il venerdì, poi si gioca sabato, domenica, lunedì, martedì, con Sky e Dazn, partite a mezzogiorno, alle tre, alle sei, alle nove", il ministro leghista ha detto di rimpiangere il "calcio della domenica alle 15 con tre stranieri in campo". Poi ha lanciato un appello: "La Supercoppa italiana si giochi quanto meno in Italia: qualche milione di euro si può raccattare in altro modo". 

Il presidente della lega calcio di Serie A Gaetano Miccichè si è giustificato così: "Non ho sentito né il premier né il ministro degli Esteri, ma solo, diversi mesi fa, l'ambasciatore italiano in Arabia Saudita, che mi ha confermato ciò che già sapevo: l'Arabia Saudita è un paese molto importante per l'Italia a livello di scambi commerciali. Devono essere le istituzioni a dare indicazioni in senso diverso. Allo stadio ci sono settori dedicati – ha aggiunto Miccichè – ma fino a poco tempo fa le donne non potevano assistere ad eventi sportivi. Siccome abbiamo firmato un accordo per far sì che in cinque anni si disputino altre due finali di Supercoppa in quel Paese mi auguro che si possa arrivare a una piena parità e a una piena libertà". In sostanza, come ha sottolineato lo stesso Miccichè, ignorare che ci siano interessi economici forti in ballo, e far finta che l'Italia non abbia con l'Arabia Saudita fitte relazioni commerciali, è un'ipocrisia.

L'Ambasciata di Riad spegne le polemiche

Il dibattito rovente sul caso delle donne negli stadi in Arabia Saudita è stato stemperato dalla dichiarazione dell'Ambasciata di Riad a Roma: "Le donne in Arabia Saudita potranno andare allo stadio da sole", ha detto all'Ansa il portavoce della missione Saudita, che ha quindi negato che le donne possano assistere al match solo se accompagnate dagli uomini.

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