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Pensione all’uomo che ha ucciso la moglie, l’Inps: “La legge lo vieta”

Dopo la denuncia del fratello di Beatrice Ballerini l’Inps smentisce e i legali di Parlanti assicurano: “Da lui mai nessuna richiesta di pensione”.
A cura di Antonio Palma
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Ha suscitato grande scalpore in Italia la notizia che Massimo Parlanti, condannato a 18 anni per l'omicidio della moglie Beatrice Ballerini, potesse percepire la pensione di reversibilità della stessa donna assassinata nel 2012. A lanciare l'allarme era stato il fratello di Beatrice che tramite una petizione su Change.org, indirizzata al premier Matteo Renzi, in poche ore aveva raccolto un'altissima adesione per cambiare la legge. Ora però questa ricostruzione viene smentita categoricamente dall'Inps che avverte: "Non può avvenire, la legge lo vieta". Sul caso infatti è intervenuto Gabriele Uselli, direttore centrale pensioni Inps,  che interpellato a Effetto Giorno ha spiegato: "Non può avvenire una cosa del genere perché il legislatore ha già posto rimedio". "Nell'agosto del 2011 il legislatore ha stabilito che tutti coloro che sono condannati per omicidio, per omicidio preterintenzionale o omicidio determinato da altri fatti dolosi non può percepire la pensione di reversibilità o dei superstiti" ha sottolineato Uselli, smentendo la ricostruzione di Lorenzo Ballerini secondo la quale al reo confesso Massimo Parlanti andrebbe il 60% della pensione della moglie uccisa.

"Non c'è nessuna pensione erogata"

"Questo non può avvenire, proprio perché già nel 2011 a seguito della legge l'istituto aveva provveduto e nella fattispecie l'ufficio di Montecatini aveva sotto attenzione il fatto" ha proseguito il dirigente dell'istituto di previdenza sociale entrando nei dettagli. "La norma non prevede che possa essere pagata la pensione nel caso di uxoricidio. Non so quali informazioni siano state date ai famigliari, ma all'Inps non risulta che ci sia questa erogazione" ha concluso Gabriele Uselli.

"Parlanti non vuole la pensione della moglie"

Poco prima dell'intervento del dirigente dell'Inps anche i legali Massimo Parlanti erano intervenuti sulla vicenda smentendo che il loro assistito percepisse una pensione di reversibilità della moglie uccisa. "Massimo Parlanti non ha mai chiesto, né direttamente né per il tramite di suoi procuratori, di percepire quota parte della pensione della moglie, né è suo intendimento farlo, né per il passato né per il futuro" hanno scritto infatti in una nota i difensori dell'uomo, gli avvocati Luca Bisori ed Enrico Zurli, aggiungendo:  "Comunque non ha mai percepito alcunché a detto titolo, né risulta che sia mai stato contattato dall'Inps a questo riguardo". In effetti, secondo i legali, l'uomo potrebbe richiedere la pensione perché per la legge italiana fino al terzo grado di giudizio vale la presunzione di innocenza, ma non ha mai espresso l'intenzione di farlo. Parlanti "al contrario, ha da tempo offerto, in modo esplicito e formale, la massima disponibilità per facilitare in ogni modo la cura degli interessi patrimoniali dei figli" hanno sottolineato i legali, concludendo: "È la legge a stabilire che l'indegnità a succedere abbia effetti dopo il definitivo accertamento della responsabilità: ciò vale sia quando la persona accusata di omicidio respinge le accuse, sia nel caso in cui, come per Parlanti, il reo abbia immediatamente ammesso la propria responsabilità". La sentenza di condanna in primo grado invece è stata impugnata, non solo dalla difesa ma anche dalla procura.

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