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Papa Francesco unisce in preghiera Abu Mazen e Peres: “Il mondo desidera pace”

Il Papa, dopo la visita a Gerusalemme invita in Vaticano i due presidenti di Palestina e Israele per invocare la fine dei conflitti in medio oriente, sfida che pare caduta in una fase stagnante nei tempi recenti.
A cura di Andrea Parrella
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Mai un'immagine come questa si era vista e non è un caso, visto che va riconosciuto assolutamente a Papa Francesco di aver imposto a propria figura in stretta correlazione a quella del progresso, dell'innovazione. Oggi, come annunciato, insieme al Papa in Vaticano si sono congiunti in un incontro Abu Mazen e Shimon Peres, rispettivamente presidenti di Palestina e Israele, oltre al patriarca di Costantinopoli, che qualche giorno fa hanno accolto l'invito del pontefice. Con un solo scopo comune, annunciato dal Papa nella maniera più moderna e attuale possibile, la più immediata: un tweet nel quale richiama tutti i fedeli alla preghiera per la pace in terra santa.

Il Papa in prima fila per la risoluzione della questione in Terra Santa

La Chiesa come ponte fondamentale per arrivare al cuore della gente, far comprendere la gravità della situazione attuale, che pare invariata rispetto a quando la questione mediorientale era realmente al centro della discussione internazionale. L'operazione del Pontefice inizia con il viaggio a Gerusalemme recente, premessa necessaria per l'invito ai due presidenti. Prima due colloqui separati, poi un incontro comune, con tanto di tragitto in bus insieme, simbolicamente determinante. Il momento è appunto difficilissimo, il processo di pace è purtroppo quasi ad una fase stagnante, con l'impressione che siano gli stessi Abu Mazen e Peres a non credere più nella possibilità di una conciliazione, nella quale nemmeno Obama, che aveva fondato parte della campagna elettorale per la rielezione, è riuscito ad avere un ruolo determinante come avrebbe voluto. Ed è così che Francesco tenta di fare da apripista per la riconciliazione, facendo mea culpa e riconoscendo le responsabilità della Chiesa nel non aver fatto abbastanza sino ad ora. Nei giardini del Vaticano il suo discorso è scandito da messaggi sentiti, parole chiare e inequivocabili: "Siamo qui per rispondere all'ardente desiderio di un mondo che anela alla pace, un mondo nel quale fratelli e sorelle diversi per credo e religione, vivano insieme".

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