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Palermo, per anni finge trasferte e straordinari per 50mila euro: carabiniere arrestato

Il militare fingeva continue trasferte mai avvenute chiedendo poi rimborsi spese, indennità di servizio e straordinari. Con questo metodo avrebbe ingannato colleghi e superiori per circa due anni.
A cura di Antonio Palma
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Per oltre due anni avrebbe finto lunghe trasferte fuori regione non muovendosi da casa e segnandosi straordinari in realtà inesistenti riuscendo così ad intascare ben 50mila euro in più sullo stipendio tra rimborsi e indennità, ingannando colleghi e superiori. Per questo un carabiniere in servizio in provincia di Palermo è stato arrestato nelle scorse ore dagli stessi colleghi del comando provinciale su ordine della Locale Procura del Repubblica. Nei confronti dell'appuntato dell'arma il Gip di Palermo Wilma Mazzara ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari  su richiesta del sostituto procuratore Giacomo Brandini con le accuse di falso, falsità ideologica del pubblico ufficiale in atti pubblici e di truffa militare.

Secondo la Procura di Palermo, che ha coordinato le indagini durate oltre un anno, il militare in particolare avrebbe approfittato  del suo ruolo di delegato nazionale del Co.Ce.R. (l’organo di rappresentanza militare),  gonfiando gli importi di alcuni rimborsi spese per continue trasferte a Roma che nella maggior parte dei casi  in realtà non avvenivano nemmeno. Per quasi due anni l'uomo avrebbe ingannato tutti fingendo di andare in missione per riunioni ma non sarebbe mai partito chiedendo però in cambio rimborsi per spese auto e alberghi oltre a indennità di servizio e straordinari, arrivando in alcuni casi a triplicare lo stipendio mensile.

Attraverso intercettazioni, pedinamenti e riscontri incrociati sulla documentazione, si è scoperto che  gli ufficiali del comando generale a Roma per un anno e mezzo lo hanno convocato senza mai vederlo anche se lui continuava a percepire i rimborsi come se fosse stato presente alle riunioni. Nell’ordinanza il gip Wilma Mazzara ricorda inoltre che non è stato possibile accertare la condotta illecita nei periodi precedenti per la mancanza dei dati telefonici che attestano dove fosse l’indagato durante i periodi di missione. Mentre intascava le indennità durante le finte missioni il carabiniere si sarebbe dedicato ad affari personali e imprenditoriali in Sicilia.

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