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ONU: “821 milioni di persone soffrono la fame. Colpa di cambiamenti climatici e guerre”

Nel suo ultimo dossier sulla fame nel mondo l’Onu ha documentato come cambiamenti climatici, conflitti e violenze abbiano contribuito significativamente ad incrementare la denutrizione, tornata ai livelli di dieci anni fa. Contemporaneamente, però, aumentano anche gli obesi, e moltissimi sono bambini.
A cura di Davide Falcioni
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Ottocentoventuno persone, quasi un abitante su nove del pianeta, soffrono la fame a causa soprattutto delle mutazioni climatiche e degli eventi estremi che incidono negativamente sulla produzione agricola e l’accesso al cibo, senza dimenticare le guerre, la violenza e le crisi economiche. Il dato si riferisce al 2017 e ciò che più allarma è che si tratta di un trend in crescita in linea con quanto accadeva dieci anni fa, a dimostrazione che nessun significativo progresso è stato fatto e che il raggiungimento dell’obiettivo “Fame zero” entro il 2030 non è che un miraggio. È quanto emerge dal nuovo rapporto presentato stamattina a Roma nella sede della Fao e realizzato in maniera congiunta dalle cinque grandi agenzie delle Nazioni Unite che si occupano di questi temi: oltre alla Fao (l’Organizzazione delle Nazioni Unite per il cibo e l’agricoltura), il World food programme/Pam (Programma alimentare mondiale), l’Unicef, l’Ifad (Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo), l’Oms/Who (Organizzazione mondiale della sanità).

ONU: "I cambiamenti climatici incrementano la fame nel mondo"

“Oltre ai conflitti, la variabilità del clima e gli eventi climatici estremi, sono tra i fattori principali della recente recrudescenza della fame nel mondo, e una delle cause delle gravi crisi alimentari” ha spiegato l'Onu, affermando come i cambiamenti climatici incidano sensibilmente sulla produzione, disponibilità e possibilità di accesso al cibo in maniera continuativa. Tutto ciò che concerne il settore nutrizionale paga un pesante tributo ai cambiamenti climatici: “Diminuzione della qualità dei nutritivi e della diversità degli alimenti prodotti e consumati; effetti sull’acqua e sull’igiene; rischio sanitario e di contrarre malattie; ripercussione sulle cure alle madri e ai bambini e sull’allattamento al seno”.

L'accesso al cibo scarseggia soprattutto in questi Paesi dove i sistemi agricoli sono più esposti all’aumento delle precipitazioni, al rialzo delle temperature e duri periodi di siccità e dove la sopravvivenza della popolazione dipende prevalentemente dall’agricoltura, come nei Paesi dell’Africa sub-sahariana. “Dobbiamo agire rapidamente – sostiene l'ONU – e su una più vasta scala per aumentare la resilienza e la capacità di adattamento dei sistemi alimentari per contrastare la variabilità del clima e gli eventi estremi climatici”. Per tentare di recuperare il tempo perduto in vista dell’obiettivo “Fame zero” del 2030, le organizzazioni chiedono di “sviluppare partenariati e finanziamenti pluriennali di grande ampiezza in favore di programmi di riduzione e gestione dei rischi derivanti dalle catastrofi e di adattamento ai cambiamenti climatici, all’interno di una visione a corto, medio e lungo termine”.

ONU: "Aumentano sia i bambini denutriti che quelli obesi"

I passi avanti fatti negli ultimi anni per contrastare la denutrizione dei bambini si sono rivelati insufficienti: circa 151 milioni di piccoli sotto i cinque anni, il 22% nel mondo, sono affetti da arresto della crescita per denutrizione. Anche lo spreco alimentare continua a colpire, in particolare 51 milioni di bambini, che risultano così esposti a maggior rischio di malattie e mortalità. Contemporaneamente la denutrizione ha conseguenze anche sul sovrappeso e sull'obesità, anch'essi in aumento, così come l'anemia delle donne in età fertile. Secondo il rapporto gli adulti obesi sono 672 milioni, oltre uno su otto, fenomeno più significativo in Nord America ma in rialzo anche in Africa e Asia; i bambini sotto i 5 anni obesi, invece, sono 38 milioni, con Africa e Asia in testa, rispettivamente con il 25% e il 46%.

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