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Oncologi italiani: “Negli ultimi 10 anni +40% di sopravvissuti al tumore”

Lo rivela l’Associazione Italiana di Oncologia Medica.
A cura di Davide Falcioni
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Negli ultimi dieci anni è aumentato del 40 per cento il numero delle persone sopravvissute al tumore. Se nel 2006 i pazienti vivi dopo la diagnosi di cancro erano 2 milioni e 250mila, nel 2016 sono circa 3 milioni e 130mila. Ad renderlo noto – aggiornando le stime relative all'ultimo decennio – è stata l'Associazione italiana di oncologia medica nell'ambito della presentazione della campagna "In team più forti contro il cancro", sottolineando come la lotta contro i tumori stia facendo segnare progressi continui, soprattutto considerando che oggi due milioni di persone possono raccontare di averla definitivamente vinta.

Gli oncologi hanno spiegato come i successi siano da attribuire anche all'oncologia di precisione che, già a partire dal momento della diagnosi, delinea una terapia "progettata" sulla base delle caratteristiche del singolo paziente. Carmine Pinto, Presidente nazionale dell'Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) – spiega: "Grazie a dati molecolari e clinici, è possibile individuare con la massima precisione le caratteristiche del cancro che colpisce la singola persona e definire la strategia di trattamento migliore per ognuno – spiega il prof. -. Oggi sappiamo che non esiste ‘il' tumore ma ‘i' tumori e che la malattia si sviluppa e progredisce diversamente in ogni paziente. Il gioco di squadra rappresenta il cardine dell'oncologia di precisione. Oncologi, chirurghi, radiologi, biologi molecolari e psicologi da tempo fanno parte del team, ora devono entrare anche il paziente e i familiari. Si tratta di una sfida non facile da vincere: medici e pazienti dovrebbero dedicare più attenzione all'ascolto e alla comprensione del punto di vista dell'altro. Assicurare una completa e chiara informazione è il primo obiettivo che l'oncologo deve porsi. Imparare a conoscere la malattia e le possibilità terapeutiche aiuta infatti il malato ad affrontare con più serenità il tumore. Non solo. Gli permette di sentirsi parte attiva delle decisioni e aumenta la fiducia verso le competenze professionali del clinico. Anche i familiari devono essere coinvolti perché sono accanto al malato in tutto il percorso di cura e rappresentano una grande fonte di energie, spesso con molti sacrifici personali".

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