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Omicidio di Firenze, la compagna della vittima: “Io, vedova due volte, ora vorrei solo morire”

Rokhaya Kene Mbengue, la compagna di Idy Diene, il 54enne senegalese ucciso lunedì scorso a Firenze a colpi di pistola: “Ho paura anche a camminare da sola per strada”.
A cura di Davide Falcioni
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"Tocca sempre ai senegalesi, perché?". E' la domanda che fa Rokhaya Kene Mbengue, la compagna di Idy Diene, il 54enne senegalese ucciso lunedì scorso a Firenze a colpi di pistola da Roberto Pirrone. "Adesso siamo stanchi, io ho paura anche a camminare da sola per strada" dice la donna ai microfoni del Tgr Rai Toscana. La donna, già moglie di Samb Modou, uno dei senegalesi uccisi nel dicembre del 2011 dal simpatizzante di Casapound Gianluca Casseri, intervistata anche da alcuni quotidiani ha fatto capire di ritenere che ci sia stato un movente razzista alla radice dell'omicidio. "Prima è toccato al mio primo marito che mio figlio di 19 anni non ha mai potuto conoscere – ha aggiunto – ora tocca a Idy". "Io mi sento male – ha detto ancora -, questa non è vita, in questo momento voglio morire". Il dolore della donna è ovviamente perfettamente comprensibile. Idy Diene, cugino di Samb Modou, le si era avvicinato da tempo per aiutarla a superare il trauma della morte del marito. Di recente tuttavia i due si erano uniti anche sentimentalmente e stavano cercando di costruirsi una nuova vita. Il destino ha voluto ancora una volta togliere un affetto alla povere Rokhaya. Vittima due volte. E sempre allo stesso modo.

La compagna di Idy Diene: "Italiani, difendetevi dal demone del razzismo"

Da giorni Rokhaya vive chiusa in casa circondata dall'affetto degli amici di una vita e dei familiari. "Mi sento perduta, paralizzata", ha spiegato al Corriere della Sera. "Provo un dolore così devastante che non riesco a combatterlo solo con la mia forza". Non c'è modo di persuadere la donna che l'omicidio di Idy Diene non ha avuto anche motivazioni razziste, e d'altro canto è difficile credere che l'assassino non si sia fatto influenzare anche dal colore della pelle della vittima. "Voglio parlare agli italiani. Voglio dire loro che noi gente del Senegal non siamo qui per delinquere, per fare male a qualcuno. Siamo brava gente, che lavora per mandare avanti la famiglia". Rokhaya Kene in effetti era a lavoro come badante anche lunedì, quando le hanno telefonato per dirle che Idy era stato ucciso. "Dico agli italiani di smetterla di guardarci come nemici, come diversi. Difendetevi non da noi ma dal demone del razzismo".

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