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Ambulante ucciso a Firenze: sit-in dei senegalesi, allontanato a spinte il sindaco Nardella

Dario Nardella, sindaco di Firenze, è stato allontanato dal sit-in di protesta antirazzista organizzato dalla comunità senegalese a Ponte Vespucci, il luogo in cui ieri Roberto Pirrone ha ucciso il venditore ambulante Idy Diene.
A cura di Davide Falcioni
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Quasi 300 persone, in larga parte senegalesi che risiedono a Firenze e in Toscana, hanno preso parte oggi pomeriggio a un presidio per protestare contro l'omicidio del loro connazionale Idy Diene al Ponte Vespucci, dove Roberto Pirrone lo ha ucciso con colpi di pistola. I manifestanti hanno esposto fiori e dei piccoli cartelli. Su uno c'è scritto "La pazzia e la disperazione umana non hanno limiti. Ci mancherai tanto. Mi raccomando… vendi tutto anche lassu'". Sotto un cero un foglio con la scritta "Su questo ponte e' stato ucciso un uomo". Tanta è la disperazione suscitata da questo omicidio tra i senegalesi di Firenze. All'inizio del presidio le forze dell'ordine hanno fatto intervenire un'ambulanza per soccorrere un immigrato che, sembra per la rabbia e la disperazione causata dall'accaduto, ha cominciato a colpire più volte con la testa un palo di un semaforo, ferendosi.

Sul posto è arrivato il sindaco Dario Nardella per incontrare i senegalesi addolorati e arrabbiati per la morte del venditore ambulante, ma il primo cittadino è stato ripetutamente invitato ad andarsene: ieri, infatti, Nardella aveva duramente condannato con un post su Facebook la reazione di un piccolo gruppo di immigrati, che sfilando su una strada del centro di Firenze avevano danneggiato alcuni vasi e cassonetti. “Comprendiamo il dolore ma qualunque forma di violenza contro la città è inaccettabile, tenuto conto anche che l’omicida è stato subito assicurato alla giustizia e l’amministrazione comunale ha incontrato una delegazione della comunità senegalese. I violenti – aveva dichiarato Nardella – vanno isolati e azioni del genere sono incivili oltre che irrispettose della memoria della stessa vittima”. Affermazioni dure, che non erano piaciute ai molti esponenti della comunità senegalese, e non solo. Per questo Nardella oggi, poco dopo il suo arrivo al Ponte Vespucci, ha dovuto abbandonare il presidio perché contestato con insulti e spinte sia dagli stessi immigrati, sia da parte di alcuni italiani.

Andandosene Nardella ha detto: "La storia di Firenze è la storia del dialogo, la città capisce la rabbia per la morte di un uomo ma non accetta la violenza".  "Mi allontano perché non voglio diventare elemento di provocazioni, non possiamo accettare la violenza e gli insulti, la città ha il dovere di difendere i principi della democrazia e della convivenza civile. Capiamo la rabbia per la morte di un amico, subito la città ha espresso il proprio cordoglio per l'accaduto ma non possiamo accettare la violenza". Alla protesta avrebbero partecipato anche attivisti dei centri sociali fiorentini, uno dei quali avrebbe sputato a Nardella.

Nel frattempo Roberto Pirrone, l'ex tipografo di 65 anni arrestato ieri a Firenze con l'accusa di aver ucciso un 54enne senegalese a colpi di pistola, avrebbe dichiarato ai magistrati che l'hanno interrogato: "Mi sono detto sparo così vado in galera e la faccio finita con questa vita non dignitosa". L'uomo avrebbe detto di non riuscire più ad andare avanti, a causa dei debiti e delle continue liti con la moglie per i problemi economici. Ad assillarlo sarebbe stato in particolare un prelievo mensile di alcune centinaia di euro, che una società finanziaria effettuava dal suo conto per ripagare un prestito che gli era stato concesso. "Ho sparato al primo che ho incontrato" avrebbe affermato ancora l'uomo davanti agli inquirenti.

Una testimone, intervistata da La Nazione, ha raccontato: "Aveva una giacca rossa e una borsa a tracolla; camminava piano piano per via di Melegnano. Non correva, aveva la faccia di uno che sapeva che sarebbe stato catturato. Era impassibile, indifferente, nessun cenno di rimorso sul suo viso, è questo che ci ha fatto più rabbia. Eppure ha ammazzato un uomo". pirrone non ha fatto nulla per scappare, tanto che quando è stato fermato da alcuni uomini dell’esercito, mentre ritornava verso il ponte Vespucci, si è consegnato senza opporre resistenza.

Chi era Idy Diene: cugino di Samb Modou, ucciso da un neofascista nel 2011

Idy Diene, l'uomo senegalese ucciso ieri da Roberto Pirrone con sei colpi di pistola su ponte Vespucci, aveva 53 anni e viveva in Italia da 20. Risiedeva a Pontedera e ogni giorno raggiungeva Firenze in treno, dove faceva l'ambulante nella zona dell'Oltrarno. "Era tutti i giorni qui", racconta il suo amico Assan sul ponte Vespucci. "Partecipava a manifestazioni culturali, religiose, frequentava la moschea in centro". Idy veniva dallo stesso villaggio di Samb Modou, ucciso dall'estremista di destra, Gianluca Casseri, in piazza Dalmazia il 13 dicembre 2011. Una coincidenza drammatica ha voluto che fossero anche cugini. Dopo i fatti del 2011 aveva "adottato", come dice l'amico Assam, la figlia di Modou.

Chi è Rokhaya Mbengue: vedova di Samb Modou, oggi perde il nuovo compagno allo stesso modo

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Da anni Idy Diene aiutava anche la vedova di Samb Modou, Rokhaya Mbengue: stando a quanto riferisce l'agenzia stampa Dire i due, uniti nel ricordo del familiare ucciso, nell'ultimo periodo si erano avvicinati sentimentalmente e stavano cercando di costruirsi una nuova vita. Il destino ha voluto ancora una volta togliere un affetto alla povere Rokhaya. Vittima due volte. E sempre allo stesso modo. Il destino gli ha tolto gli uomini della sua vita a colpi di arma da fuoco.

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