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Non è un concorso per giovani insegnanti

Domani esce il bando del concorsone pubblico per la scuola indetto dal Miur. Vi potranno partecipare, come da requisiti, solo gli abilitati o i diplomati di almeno 10 anni fa. Eppure il ministro Profumo aveva parlato di “svecchiamento” della scuola.
A cura di Biagio Chiariello
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Non è un concorso per giovani insegnanti

Pare non essere nato sotto una buona stella, il concorso pubblico per insegnanti indetto dal Ministro dell'Istruzione Profumo. Domani 25 settembre (o al massimo mercoledì 26) sarà pubblicato il bando in Gazzetta Ufficiale, obiettivo è assegnare 11.892 cattedre (7.351 posti per l’anno scolastico 2013-2014 e 4.191 per l’anno scolastico 2014-2015) ai 160 mila aspiranti prof italiani. Un evento attesissimo che non ha mancato di sollevare polemiche. Da alcuni giorni, davanti alla sede del Miur a Roma vanno avanti sit-in e manifestazioni di protesta a cui prendono parte sopratutto neo-laureati. Il motivo è semplice. Nella procedura concorsuale emergono una serie di particolari che sembrano mandare all'aria i proclami del Ministro, a partire dall'intenzione di svecchiare la scuola italiana immettendo nel circuito dell’istruzione insegnanti “giovani”. Come abbiamo visto nello speciale su chi potrà partecipare al concorsone, il requisito base per l'ammissione sarà l'abilitazione. Ma in realtà, le porte saranno aperte anche ai non abilitati purché “vecchi". E cioè, per la scuola dell’infanzia e primaria i diplomati di scuola o di istituto magistrale entro l’anno scolastico 2001/02 (mai per la scuola dell’infanzia il diploma è stato abilitante), e per la scuola secondaria i laureati entro l’anno accademico 2001/02 (lauree quadriennali), 2002/03 (lauree quinquennali), 2003/04 (lauree sessennali).

L'unica alternativa per i neo-laureati non abilitati resta il già famigerato Tirocinio Formativo Attivo. Nel corso dei ultimi mesi, Fanpage ha ampiamente trattato il caso del "pasticciaccio" dei TFA: un vero e proprio calvario per gli aspiranti prof, tra domande sbagliate ed errori palesi nella formulazione. Ma qui il problema è un altro. I primi (30 mila circa) abilitati dai TFA vedranno la luce solo l'anno prossimo (non prima della primavera). Profumo ha specificato che la prova pre-selettiva del concorso è prevista per dicembre (per chiudere il tutto «entro l’estate»). Ergo: la sfornata dei primi abilitati non potrà prendervi parte. Ma non è tutto. Non potranno parteciparvi nemmeno l’anno venturo e quello dopo, visto che i posti disponibili, quegli 11.892, sono spalmati in due anni. In altre parole, un nuovo concorso non verrà indetto a breve.

E così anche i sindacati scendono in campo al fianco dei giovani. La Flc-Cgil sottolinea gli svantaggi di questo concorso che «non trova logica attuazione nella disagiata condizione della scuola italiana, nell’alto numero di precari abilitati e già provvisti di titolo concorsuale, nelle aspettative tradite di chi ha affidato al percorso dei Tfa la speranza di concorrere a un posto di docente». Per questi motivi chiede un confronto con il governo «per la copertura di tutti i posti liberi, che sono oltre 50mila all'interno della scuola – aggiunge il segretario Domenico Pantaleo – Chiediamo nuove politiche per il reclutamento, chiediamo nuove modalità per definire gli organici, chiediamo interventi nel Mezzogiorno, soprattutto» concludendo che «solo in questo contesto è possibile pensare nei prossimi anni ad un concorso insegnanti che effettivamente apra le porte alle nuove generazioni, e nello stesso tempo dia garanzia di stabilità ai precari».

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