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Se pensavi di averle viste tutte, fermati qui: a Senigallia è stata organizzata una kermesse dal titolo ‘Iniziative promosse per la Giornata Internazionale contro la violenza… sulle donne’ (sì, con i puntini di sospensione), e un convegno pensato a hoc per la ‘Giornata internazionale dell’uomo’. Tranquillizzati e siediti che ti dico tutto, perché mica è finita.

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In 39 anni di vita ho sempre pensato una cosa: quando non si è convinti di qualcosa, è sempre meglio stare zitti. Il rischio, altrimenti, è di pestare quelli che a Roma chiamiamo ‘merdoni’. In italiano significa mettersi in situazioni poco gestibili, spiacevoli, perché si è preso un ‘abbaglio’. E in una situazione poco decorosa si trova ora il comune di Senigallia, alle prese con una kermesse dal titolo ‘Iniziative promosse per la Giornata Internazionale contro la violenza… sulle donne’. Sì, con i puntini di sospensione. Non solo: l’assessore con delega ai Servizi alla persona e pari opportunità Cinzia Petetta (Petetta vuole essere chiamata con la declinazione maschile, rispetto la sua volontà) ha organizzato per il 19 novembre un convegno dal titolo ‘La violenza oltre il genere – La discriminazione verso le donne non si combatte discriminando gli uomini’. Un titolo fuorviante, costruito per creare confusione e insinuare l’idea che la violenza contro le donne non sia un problema reale, perché ‘riguarda tutti'. E, paradossalmente, il messaggio che ne emerge è che a essere discriminati sarebbero gli uomini, non le donne. È questo il sottotesto che viene trasmesso.

Non è però finita qui. La data del 19 novembre non è stata scelta a caso: quel giorno è infatti la ‘Giornata dell’uomo’, festività non riconosciuta in Italia, che però viene celebrata da diversi paesi. Ed è stata proprio Petetta a dire in consiglio comunale che proprio per quel giorno sarebbe stato organizzato un evento dedicato ‘all’uomo’, salvo poi non metterlo nella locandina per evitare ‘polemiche’. È notizia di poche ore fa che l’assessore sarebbe stata rimossa dalla chat di Fratelli d’Italia, forse perché persino all’interno del partito una simile posizione è ritenuta inaccettabile.

Mi sono fatta un giro veloce per vedere chi sono le persone chiamate a intervenire in questo convegno. Inutile dirlo, si tratta di personalità che negano l’esistenza della violenza contro le donne, preferendo parlare piuttosto di generica ‘violenza contro la persona’. Nel loro mondo non esiste nessuna violenza di genere, piuttosto ci sarebbe un problema di violenza contro le persone. Una tesi portata avanti, lo vediamo anche oggi sui social, da numerosi commentatori antifemministi, che per sostenere le loro teorie misogine tirano fuori numeri a caso. Come questi che vi riporto nell’immagine qui sotto.

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Si, Paint lo avrebbe fatto meglio. Ma è interessante soffermarsi su questi dati, spesso impiegati per sostenere posizioni antifemministe, per capire quanto siano pericolosi e come vengano strumentalizzati in chiave chiaramente misogina.

Ne ho parlato con Margherita Carlini, criminologa e psicoterapeuta. “Al di là delle polemiche che, in questo contesto, appaiono quasi il male minore, è importante ricordare perché le Nazioni Unite hanno scelto di celebrare il 25 novembre: non è ‘la giornata della donna’, ma la Giornata internazionale contro le violenze sulle donne – mi spiega – Analizzando i dati che i commentatori antifemministi utilizzano per sostenere l’idea che la violenza non sia un fenomeno di genere ma semplicemente un fenomeno ‘contro la persona’, è necessario fare alcune importanti precisazioni. Innanzitutto, spesso si tratta di dati senza fonti, e quindi non verificabili. Se invece prendiamo quelli provenienti da fonti note e riconosciute, come il Servizio di Analisi Criminali, vediamo che per quanto riguarda, ad esempio, le vittime di omicidio (quindi parliamo di criminalità in generale), in Italia il numero totale degli omicidi è diminuito negli anni, ma la percentuale dei femminicidi è aumentata. Le donne, in media, sono vittime di reati di ogni tipo nel 40–41% dei casi totali, ma diventano vittime di reati di genere nel 75% dei casi. Le donne muoiono prevalentemente per mano del partner o dell’ex partner (fonte ISTAT), spesso in ambito domestico. Gli uomini, al contrario, sono uccisi soprattutto da sconosciuti, in contesti di criminalità comune”.

Per quanto riguarda gli uomini detenuti, le donne autrici di reati rappresentano circa il 18% del totale, mentre le donne effettivamente in carcere sono il 4-5% – continua Carlini. – E se andiamo a esaminare i reati commessi dalle donne, vediamo che, considerati singolarmente, presentano quote di violenza nettamente inferiori rispetto a quelli commessi dagli uomini, soprattutto per quanto riguarda gli omicidi volontari”.

Molto spesso, poi, i dati usati per descrivere la violenza che gli uomini subirebbero provengono da ricerche che presentano significative criticità, sia nell’analisi sia nella rappresentatività del campione. Quando, ad esempio, si utilizza un campione spontaneo e l’unica fonte dei dati sono le dichiarazioni degli interessati, ci troviamo davanti a un campione che non può essere considerato rappresentativo. In questi casi la fondatezza delle dichiarazioni non è verificabile”.

Ci sono criticità anche negli item utilizzati: capita di mettere sullo stesso piano un rifiuto a delle avance e una violenza sessuale vera e propria. E allora è necessario chiedersi quale sia lo scopo di campagne di ‘sensibilizzazione’ di questo tipo. Perché qui si veicola un messaggio fuorviante e manipolatorio, che distorce enormemente la realtà attraverso la diffusione di dati non verificabili e non in linea con quelli nazionali, con l’unico obiettivo di negare un fenomeno che ha un’evidente portata quantitativa e qualitativa. Ferma restando la condanna di ogni forma di violenza, questo principio non può giustificare la volontà – evidente e innegabile – di minimizzare e ostacolare il riconoscimento, e quindi l’eliminazione, della violenza maschile contro le donne: un fenomeno profondamente radicato nella nostra cultura, che ogni anno produce oltre cento vittime, donne uccise da uomini. E non il contrario. Negare questo significa rifiutarsi di focalizzare il problema, ignorando chi siano realmente le persone maggiormente colpite all’interno delle relazioni di intimità. Significa, quindi, non voler prendersi carico del fenomeno. E questo è gravissimo, soprattutto se a farlo è un’assessora alle Pari Opportunità. Non possiamo rimanere indifferenti di fronte al tentativo – probabilmente dettato anche da una certa voglia di visibilità – di costruire un sistema di false equivalenze e false accuse, volto esclusivamente a ridimensionare la violenza maschile contro le donne e le dinamiche specifiche che la caratterizzano”.

Viviamo in un periodo storico profondamente avvilente, in cui una donna viene uccisa ogni tre giorni. I tentati femminicidi sono quotidiani, così come gli abusi familiari, le violenze e gli stupri. Le denunce rappresentano solo una minima parte: il sommerso è enorme. Una realtà così complessa richiede un’analisi altrettanto complessa e all’altezza della situazione, non ragionamenti semplicistici e, ancor peggio, dannosi. Violenza contro le donne e violenza contro gli uomini non sono fenomeni equivalenti, non lo sono mai stati. Negarlo vuol dire essere parte del problema. E continuare ad alimentarlo.

Mi piacerebbe sapere cosa pensi del contenuto di questa settimana. Se lo ritieni importante, aiutami a diffondere questo lavoro: non solo condividendolo, ma anche parlandone a scuola, in famiglia, con gli amici, sul posto di lavoro. Se hai segnalazioni da fare, vuoi raccontarmi la tua esperienza, o pensi ci sia un argomento su cui è necessario fare luce, scrivimi a streghe@fanpage.it.

Ci sentiamo alla prossima puntata. Ti ricordo che ‘Streghe’ non ha un appuntamento fisso: esce quando serve. E dove serve, noi ci siamo.

Ciao!

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Femminicidi, misoginia e cultura dello stupro dominano la nostra società, intrisa di odio verso le donne. La "caccia alle streghe" non è un fenomeno così lontano nel tempo, perché tra istituzioni indifferenti e media inadeguati o complici, gli uomini continuano ad ammazzare le donne quando non riescono a dominarle.  È ora di accendere i nostri fuochi e indirizzarli dove non si voleva guardare: Streghe è il nostro Osservatorio sul patriarcato, il nostro impegno per cambiare il modo in cui si raccontano le storie alla base di una società costruita a misura di uomo.

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