Iscriviti a Rumore.
La newsletter di Fanpage.it contro il silenzio

Immagine

Ciao,
rubo queste quattro righe per riparlare della nostra inchiesta “Amichetti d’Italia” sulle nomine, gli appalti e le consulenze dell’Asp San Michele di Roma, la seconda più grande azienda per i servizi alla persona d’Italia.
Lo faccio perché magari, nel silenzio degli altri giornali e delle trasmissioni televisive sul caso, vi siete persi qualche puntata: il Partito Democratico regionale ha depositato un'interrogazione parlando di "vicenda gravissima". Il Movimento Cinque Stelle ha depositato un’interrogazione in Parlamento e una in regione parlando dell'Asp San Michele come di un "poltronificio di Fratelli d'Italia". Avs e Pd hanno pure presentato interrogazioni parlamentari rivolte direttamente alla premier Meloni. E il presidente della Regione Lazio Rocca ha immediatamente disposto un’attività ispettiva, dicendo che ci sarà "tolleranza zero" di fronte a comportamenti non trasparenti.
Questo per dire che non molleremo l’osso facilmente. Che continueremo a seguire questa vicenda e a fare luce su altri casi simili. E che il silenzio non ci intimidisce, anzi, ci sprona. Se di fronte a un’inchiesta parlano in pochi, come dire, è probabile che ci sia molto altro rumore da fare. Ed è anche per questo, soprattutto per questa, che ti chiediamo, ogni volta che possiamo, di sostenerci per fare rumore insieme a noi.

Ti è piaciuto questo episodio di RUMORE?

Perché il governo Meloni non sgombera il palazzo di Roma, occupato dai fascisti di Casa Pound ?

Mario

Ciao Mario,
Per rispondere a questa domanda occorre fare un passo indietro: Meloni o il governo? A seguito dello sgombero del Leoncavallo a Milano, il ministro dell'Interno Piantedosi ha confermato: anche l'occupazione di CasaPound, iniziata il 17 dicembre del 2003, rientra nella lista di oltre 20 occupazioni che andrebbero sgomberate a Roma. Un'opinione opposta ad altre figure di governo. Prima fra tutte quella del ministro della Cultura Alessandro Giuli, secondo cui non è necessario sgomberare il palazzo "nella misura in cui CasaPound si allinea a criteri di legalità". Ma dove si colloca la premier? Sul caso Meloni fatica a schierarsi apertamente e non ha mai preso una posizione netta. Voglio però fare un’altra domanda: siamo sicuri che discutere dello ‘sgombero’ di CasaPound affronti la radice della questione? Il problema dei militanti di via Napoleone III non è l’aver occupato un palazzo, ma l’essere un’organizzazione di estrema destra che diffonde idee intrise di odio e razzismo. Sgomberare un palazzo serve a poco se, al tempo stesso, i militanti di CasaPound continuano a essere considerati interlocutori politici e istituzionali, con piena agibilità nello spazio pubblico. Di questo dovremmo discutere. L’occupazione è il dito, ma c’è tutta una luna dietro che andrebbe considerata.

Beatrice Tominic redattrice Area Roma Fanpage.it

Non si sente più parlare di TAV, non la costruiranno?

Rossella

Ciao Rossella,
la sensazione che non si senta più parlare di TAV è comprensibile, ma questo non significa che l’opera sia stata accantonata. I cantieri infatti vanno avanti anche se in un clima di crescente incertezza e con tempi che si potrebbero definire biblici.
Oggi perfino chi in Val di Susa era storicamente favorevole alla "grande opera" inizia a riconsiderare la situazione. Il Comune di Susa e l’Unione Montana, ad esempio, hanno chiesto formalmente una nuova Valutazione di Impatto Ambientale, perché il progetto è cambiato, il contesto è mutato e le emergenze ambientali sono più pressanti di quando la Torino-Lione fu immaginata, una trentina di anni fa. All’epoca il traffico merci era in crescita e l’Europa sognava corridoi che collegassero Lisbona a Kiev. Oggi quel mondo non c’è più, come appare fin troppo evidente.
Intanto lo scavo procede con una lentezza che parla da sola: su oltre 100 chilometri ancora da realizzare nella galleria di base, se ne sono completati circa 15. È difficile immaginare, come ricordano i tecnici, che si arrivi davvero al traguardo nel 2033. Non a caso persino la Corte dei Conti Europea ha espresso seri dubbi in una relazione del 2020, sottolineando che le previsioni di traffico merci, usate per giustificare l’opera, erano molto più alte dei volumi reali. E da allora il traffico ferroviario non è cresciuto. Non solo: esiste già una infrastruttura ferroviaria che collega Italia e Francia (il traforo del Frejus) che non è pienamente utilizzata. Perché, dunque, non sfruttare quella?
Poi c'è il nodo dei costi: per il tunnel di base dovrebbero servire 14,7 miliardi di euro, mentre quelli complessivi dell’opera supereranno i 20 miliardi (per fare un confronto, quelli per il ponte di Messina sono stimati in 14). Per i No Tav tutto questo è il segno di un’opera nata in un’altra epoca e che oggi fatica a giustificare il suo impatto: ambientale ed economico, ma anche democratico.
Dunque sì, la TAV si costruisce ancora. Ma da quando l'opera è stata immaginata sempre più enti locali, tecnici e cittadini si chiedono se abbia ancora senso completarla.

Davide Falcioni, redattore area Cronaca Fanpage.it

All’elettorato di Trump piace avere un presidente come lui, ricco, indifferente verso i ceti più deboli, privo di etica istituzionale, immorale, ecc? Si rendono conto di chi hanno votato?

Silvio

Caro Silvio,
hai ragione: per capire Trump non basta giudicare lui, bisogna capire chi lo sostiene e perché lo fa, altrimenti ci condanniamo a raccontarci sempre la stessa storia senza mai comprendere davvero cosa sta accadendo nella politica degli Stati Uniti. Il suo elettorato non è un blocco monolitico di persone “ingannate”, né un gruppo che semplicemente “non si rende conto”. È un pezzo complesso e vivo della società statunitense che ha preso decisioni politiche precise; alcune discutibili, altre contraddittorie, ma non per questo prive di senso. Negli ultimi due anni gli studi, da Pew a Brookings, passando per i report delle elezioni, ci dicono cinque cose chiare:

1. L’elettorato di Trump è cambiato, non è più solo quello stereotipo di bianchi rurali arrabbiati. Nel 2024 Trump ha preso voti anche tra latinos, afroamericani e asiatici. Non è un dettaglio: è un segnale politico. Significa che la sua narrazione anti-élite, anti-burocrazia, “io vi difendo mentre Washington vi ignora”, intercetta paure e vulnerabilità che attraversano gruppi sociali diversi.
2. È un elettorato che vota prima l’immagine del Paese che vorrebbe. Non è tanto la figura personale di Trump ad attrarre, ricco, indifferente ai più fragili, fuori da ogni protocollo istituzionale, quanto il ruolo simbolico che gioca. Per molti è l’uomo che “fa saltare il tavolo”, che parla come loro, che non deve nulla alle élite. È una politica più identitaria che programmatica: votano l’idea di forza, di rottura, di vendetta culturale.
3. La questione economica pesa più della morale pubblica. Per una parte rilevante dei suoi elettori, la moralità istituzionale è un lusso. Vengono da anni di salari stagnanti, insicurezza economica, perdita di status sociale. Loro chiedono risposte immediate. Trump vende soluzioni semplici, molto spesso sbagliate, dannose, violente o propagandistiche, ma chiare. E in una fase di incertezza cronica, la chiarezza, a volte,purtroppo, vale più dell’accuratezza.
4. Una parte del suo elettorato sa chi sta votando. E lo vuole così. C’è una fascia che apprezza esattamente ciò che a molti altri appare intollerabile: l’aggressività verbale, l’assenza di filtri, il disprezzo per le regole. Lo interpreta come autenticità. E la fragilità delle istituzioni americane negli ultimi anni ha trasformato questa “autenticità tossica” in una forma di appartenenza politica.
5. Un’altra parte, invece, chiude gli occhi. E qui c’è il nodo. Non tutti si riconoscono nel suo stile. Molti votano Trump nonostante Trump: perché lo considerano meno peggio di alternative che giudicano distanti; perché credono che l’economia “con lui va meglio”. Perché i temi identitari pesano più delle questioni etiche. Non è inconsapevolezza totale, ma una forma di rimozione: vedono i difetti, ma li mettono da parte.

Secondo me, dunque, la domanda non è forse se il suo elettorato “si renda conto”. Ma, cosa offre oggi la politica americana, e occidentale, a chi non si sente rappresentato da niente?
Trump, nel bene e nel male, è una risposta. Sbagliata, pericolosa, regressiva. Ma lo è.
E finché una parte della popolazione preferirà un uomo che calpesta le regole a un sistema che considera sordo e immobile, il problema non sarà Trump. Il problema sarà il vuoto che gli permette di prosperare. E questo, riguarda non solo gli Stati Uniti, ma anche noi.

Francesca Moriero, redattrice area Politica Fanpage.it

È il momento, anzi è già tardi, di parlare del Sudan dove le donne vengono stuprate più volte al giorno e bambini muoiono di fame e di malattie, una di queste è il morbillo. Ritengo che sia il momento di da fare Rumore per il Sudan.

Natale

Ciao Natale,
Innanzitutto grazie per la tua riflessione, che condivido appieno: ormai da troppo tempo in Sudan si sta consumando una tragedia umanitaria di cui si parla troppo poco. È una guerra feroce, devastante, che sta peggiorando drasticamente da quando le milizie RSF hanno conquistato El Fasher, ultima roccaforte dell’esercito nel Darfur. È una guerra che ha già causato migliaia di morti e immense sofferenze: parliamo di oltre 30 milioni di persone in difficoltà, metà di questi sono bambini. Ci sono milioni di sfollati all’interno del paese e oltre i confini, molti senza alcun supporto. Queste persone, queste donne, questi bambini sono esposti quotidianamente alla violenza e alla fame. Sì, in Sudan i bambini muoiono di fame e di malattie – colera e morbillo si diffondono rapidamente in un sistema sanitario al collasso – e le donne sono vittime di violenza sessuale sistematica. Qualche settimana fa abbiamo pubblicato la testimonianza di Giulia Chiopris, pediatra italiana di MSF a Tawila, che parla chiaramente di questo aspetto della guerra. Dei casi di violenza sessuale che crescono sempre più e di come gli stupri vengono utilizzati come arma di guerra in questo contesto da molto tempo. Stupri anche sui minori: secondo l’Unicef sono stati registrati 221 casi dall’inizio del 2024, tra cui bambini di appena un anno. Quindi sì, dobbiamo fare Rumore per il Sudan, anche perché il rischio – come ha chiaramente spiegato in una intervista a Fanpage Francesco Lanino, vicedirettore di Save the Children nel Paese africano – è che senza pressione internazionale e senza attenzione mediatica, queste atrocità continueranno nell’impunità.

Susanna Picone, capa area Cronaca Fanpage.it

Direi che è tutto, anche per oggi.
Grazie per averci accompagnato fino a qua.

Francesco

Immagine

Iscriviti a Rumore.
La newsletter di Fanpage.it contro il silenzio

api url views
Fai la tua domanda per il prossimo episodio di "%s"
Immagine

Iscriviti a Rumore.
La newsletter di Fanpage.it contro il silenzio

Proseguendo dichiari di aver letto e compreso l'informativa privacy