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Anche per questo numero a farvi compagnia ci sono io, Adriano Biondi, condirettore di Fanpage.it. È stata una settimana intensa e complessa, con eventi che avranno ripercussioni sia nel breve che nel medio periodo.

Come sempre, però, abbiamo deciso di dare la priorità alle vostre domande: quelle di voi lettori, che avete scelto di sostenere il nostro lavoro.

Dunque, cominciamo:

1) Rispetto alla sudditanza dell'attuale governo italiano alle politiche di ogni genere degli Stati Uniti, non mi meraviglia quanto accada, considerando soprattutto i rapporti tra i due stati dal dopoguerra ad oggi. Ma ora, non pensate che la colpa sia anche dei media? Perché continuano a definire gli Stati Uniti una democrazia? Ogni cosa ha un nome e quello esatto, in questo momento, secondo me è plutocrazia. Silvio

Caro Silvio, è vero che l’Italia ha una storica vicinanza con gli Stati Uniti, che spesso si è tradotta in subalternità politica e dipendenza economica. L’influenza della Casa Bianca sulle dinamiche interne italiane ed europee ha però avuto picchi e cali, come normale che sia in un intervallo di tempo così ampio come quello da te considerato. La situazione odierna, in tal senso, è del tutto peculiare. Il nostro governo non è solo “amico” della nuova amministrazione statunitense, ma ha appaltato ad essa gran parte della nostra politica estera. Lo abbiamo scritto più volte in questi mesi, dai dazi ai conflitti internazionali, Giorgia Meloni è diventata la quinta colonna trumpiana nell’Unione Europea. È un elemento che dovrebbe destare grande preoccupazione (e nelle cancellerie europee è in larga misura così), dal momento che indebolisce la forza negoziale dell’Unione e rappresenta un limite enorme alla possibilità di costruire e rafforzare un modello realmente alternativo a quello delle grandi autocrazie mondiali e dell’esperimento che Trump sta conducendo negli Stati Uniti (non so se siamo al tempo della plutocrazie, tenderei a essere molto cauto, di certo stiamo assistendo al tentativo di esercitare una pressione costante sui meccanismi democratici e sulle prassi istituzionali consolidate). Perché Giorgia Meloni adotta questa linea? Secondo me ci sono diverse ragioni. Sicuramente c’è una comunanza “ideologico-politica” tra il progetto trumpiano e le tesi che Meloni sposa e condivide (essenzialmente l’idea di una destra identitaria e sovranista, che guidi le trasformazioni sociali in atto nel tempo delle democrazie cesariste spalleggiate dai tecnocapitalisti della sorveglianza). Ma ci sono anche ragioni di ordine più strettamente politico, su tutte la possibilità di ottenere maggiore centralità sul piano internazionale, aggirando la marginalizzazione imposta dall’asse franco-tedesco in Europa. Non è un caso che la nostra presidente del Consiglio si fosse già messa sotto l’ala protettiva del precedente presidente, Biden, nonostante fosse esponente dei Democratici. E c’è, infine, l’idea che il mondo stia entrando in un’epoca nuova, in cui la costruzione europea, quella universalistica e fondata su principi democratici e sul rispetto del diritto, non troverà più spazio. Da qualunque prospettiva si guardi, insomma, non c’è da stare sereni.

Adriano Biondi, condirettore Fanpage.it

2) Perché anche dopo l’ennesimo naufragio il governo non cambia le politiche per gestire gli arrivi dei migranti? Ruggero

Ciao Ruggero. Perché quei naufragi sono percepiti come la prova che la linea del governo è “coerente”. Dall’inizio della legislatura, l’esecutivo ha scelto di costruire la propria identità su un’idea semplice e brutale: trasformare la gestione delle migrazioni in una continua rappresentazione di scontro. Per questo non apre vie legali, non rafforza i salvataggi, non lavora a una politica europea comune. Tutto viene piegato alla stessa logica: mantenere la rotta della paura, dell’emergenza, perché è quella che garantisce consenso. Il risultato è che ogni tragedia in mare diventa funzionale alla narrazione. Non un campanello d’allarme, ma un argomento in più: servono più controlli, piu sicurezza, più pattugliamenti, più accordi con Paesi terzi disposti a fare il lavoro sporco al posto nostro. Il Mediterraneo, ridotto a cimitero, diventa al tempo stesso palcoscenico politico. Il punto, dunque, forse non è più chiedersi perché il governo non cambia ma constatare che non vuole cambiare, perché cambiare significherebbe ammettere che la propaganda ha fallito e che un’altra politica, razionale, umana, ed europea, è assolutamente possibile. E questo, per chi ha fatto dell’emergenza la propria unica ragione di esistenza, sarebbe la vera sconfitta.

Francesca Moriero, redattrice area Politica Fanpage.it

3) Perché sono aumentati così tanto i prezzi degli stabilimenti balneari? Come si possono pagare decine e decine di euro per una sdraio e un ombrellone? – Franco

Ciao Franco, questa domanda ha risposte diverse, a seconda dell’interlocutore a cui viene rivolta. Partiamo però da una premessa, su cui c’è poco da discutere: che ci siano stati ulteriori aumenti nell’ultimo anno è un dato di fatto e non riguarda solo lo sdraio e l'ombrellone. L’inflazione, schizzata alle stelle dopo la pandemia e lo scoppio della guerra in Ucraina, non è ancora rientrata e i rincari si fanno sentire un po’ ovunque. Per il Codacons, cioè l’unione dei consumatori, però, per quanto riguarda gli stabilimenti balneari i prezzi sono aumentati del 3,7% in appena un mese, facendo sì che il mare sia diventato un vero e proprio “salasso per le famiglie”. Secondo Federconsumatori quest’estate un ombrellone e due lettini costano in media, in Italia, 35,74 euro al giorno, circa il 6% in più rispetto al 2024. Chiaramente poi le cose cambiano molto a livello territoriale e in certi stabilimenti particolarmente rinomati si va anche oltre i 100 euro al giorno, per stare in spiaggia. Se poi a tutto questo si aggiunge che anche gli hotel e i voli hanno subito rialzi, per molti le vacanze al mare sono diventate un lusso. E infatti i dati ci parlano di un calo importante di presenze sulle spiagge, circa il 30% in meno rispetto all’anno scorso. Ecco, per venire alla tua domanda: secondo le associazioni dei consumatori (ma anche l’opposizione politica) questi rincari da capogiro sono semplicemente colpa dei gestori degli stabilimenti balneari, che avrebbero alzato oltremodo i prezzi senza in realtà subire aumenti dei costi così importanti. Questo considerando che le concessioni sono quelle di sempre, con le gare bloccate ormai da molto tempo. Insomma, i lidi sarebbero diventati qualcosa di escludente, portando turisti e viaggiatori a fare scelte diverse per le proprie ferie, virando ad esempio sulla montagna. Ma (non so se hai seguito la polemica di Alessandro Gassmann) se i gestori abbassassero i prezzi forse il problema rientrerebbe. Per i gestori dei lidi, però, le cose non sono così semplici. Per il presidente di Assobalneari, che in questi giorni di dibattito pubblico ha rilasciato diverse interviste, la colpa non è dei gestori, ma di un generale contesto economico molto difficile. Per dirla con parole semplici, il problema non sarebbero gli stabilimenti e i costi troppo elevati, ma che le famiglie ormai non riescono più ad arrivare a fine mese, figuriamoci se possono pensare alle vacanze: le prime cose che si tagliano sono svago e tempo libero, e a risentirne è chi lavora nel turismo.  Ad ogni modo, che siano i gestori a imporre dei prezzi fuori mercato o che siano le famiglie ad aver optato per scelte diverse in base al proprio budget, le spiagge quest’estate sono molto più vuote del solito.

Annalisa Girardi, vice capo area video Fanpage.it

Direi che è tutto, anche per oggi.
Grazie per averci accompagnato fino a qua.

Adriano

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