
Il conto alla rovescia è finito: l'anno scolastico 2025-2026 è ufficialmente cominciato. I primi a tornare sui banchi sono stati gli studenti della provincia autonoma di Bolzano lunedì scorso, oggi, mercoledì 10 settembre, la campanella ha suonato in Piemonte, Trento, Valle d’Aosta, Veneto. Via via toccherà anche alle altre Regioni: le ultime in cui riapriranno le scuole sono Calabria e Puglia, che ripartiranno il 16 settembre. Tante le novità in arrivo per docenti e ragazzi, che però non sono piaciute a tutti ed anzi i pareri tra presidi, sindacati e reti degli studenti, sono discordanti. Vediamo insieme perché.
IL TEMA DEL GIORNO
Dal divieto dell'uso del cellulare alla riforma della Maturità: la scuola riprende tra novità e polemiche
Come ben sai, tra le novità del nuovo anno scolastico appena cominciato c'è l'introduzione del divieto dell'uso del cellulare anche alle superiori, estendendo così la precedente misura già applicata alle scuole del primo ciclo, durante l'orario scolastico. Niente smartphone, dunque, a lezione. Se dagli studenti il provvedimento non è visto di buon occhio, favorevoli invece si sono detti i presidi. "Il ministro Valditara ha aderito ad una richiesta unanime che proviene dal mondo delle neuroscienze, della psicologia, della pedagogia e delle neuropsichiatria infantile: tutti gli esperti hanno evidenziato che il cellulare agisce come un distrattore e pregiudica l'attenzione e di conseguenza i risultati dell'apprendimento", ha spiegato a Fanpage.it Antonello Giannelli, presidente ANP (Associazione Nazionale Presidi).
"Da un lato – ha continuato Giannelli – non posso che essere d'accordo, ma dall'altro per verificare eventuali risultati bisognerà attendere qualche anno. Mi pare assolutamente ragionevole e condivisibile, a fronte di questa compatta presa di posizione del mondo scientifico, che si intervenga come ha fatto il Ministro e cioè dicendo che il cellulare non va usato". Su come verrà attuato il provvedimento, secondo Giannelli saranno i singoli istituti ad organizzarsi: "Quelli che hanno abbastanza risorse economiche possono utilizzare gli armadietti, ma non si può intervenire fisicamente mettendo le mani negli zaini dei ragazzi", ha precisato il presidente ANP, che parla anche di "punizioni" per chi non rispetta il divieto, che possono anche arrivare a contemplare la sospensione.
L'altra grossa novità del nuovo anno scolastico riguarda l'esame di Maturità, che si terrà a partire dal prossimo 18 giugno: le commissioni d'esame si riducono da 7 a 5 membri, le materie che verranno portate all'orale saranno solo quattro e chi si rifiuterà di sostenere il colloquio (come è successo più volte lo scorso giugno) verrà bocciato. Su quest'ultimo punto sono stati molto critici i sindacati, in particolare la Flc Cgil, con la segretaria generale Gianna Fracassi che ha dichiarato: "Il ministro Valditara ha voluto dare una risposta autoritaria alle proteste messe in campo da alcuni studenti durante i più recenti esami di Stato. Ogni protesta rappresenta una forma di partecipazione attiva e il ministro dovrebbe ricordare che lo scopo della scuola della Repubblica è proprio educare alla partecipazione".
L'APPROFONDIMENTO
Gli studenti sfidano Valditara: "I modi per protestare li troveremo sempre, anche a bocca chiusa ci faremo sentire"
La riforma dell'esame di Maturità non convince gli studenti, che avevano chiesto interventi di tutt'altro tipo al ministro Valditara. Secondo Bianca Piergentili, coordinatrice della Rete degli Studenti Medi del Lazio, sarebbe stato opportuno che il ministero dell'Istruzione, consultasse i diretti interessati, prima di varare la riforma: "Da anni denunciamo che l'esame di Stato, così come è stato strutturato fino ad ora, è inutilmente stressante, e non riesce a valutare davvero il percorso scolastico. Con meno discipline da portare all'orale non cambia nulla. La scuola dovrebbe aiutare a sviluppare il pensiero critico, che deve essere educato durante tutti i 5 anni. Non vogliamo una scuola nozionistica, che impone di imparare a memoria informazioni che possono essere reperite su Internet. Vogliamo essere formati per essere cittadini consapevoli, in grado di ragionare".
Il ministro invece, dopo le iniziative degli studenti che hanno rifiutato l'orale della Maturità 2025 per protesta contro il sistema dei voti, che genera una competizione tossica tra i ragazzi, ha deciso di rispondere con una stretta, riproponendo un'idea di scuola repressiva. "Valditara continua a tagliare sulla scuola, taglia le materie e anche il numero di commissari impegnati nell'esame, solo per risparmiare soldi, ma non ascolta le necessità degli studenti e delle studentesse", ha detto ancora Bianca Piergentili a Fanpage.it, spiegando che gli studenti chiedono soprattutto che venga riformato il modo in cui si fa didattica: "Non possiamo accettare questa ennesima forma di repressione del dissenso. I modi per protestare contro queste norme assurde noi studenti li troveremo sempre. Anche a bocca chiusa ci faremo sentire".
L'idea di Valditara è quella di tenere in considerazione nella nuova Maturità anche le attività extrascolastiche, come sport, certificazioni linguistiche conseguite, attività culturali, "che abbiano evidenziato senso di responsabilità e impegno da parte dello studente". Il problema però, sottolinea la Rete degli Studenti Medi del Lazio, è che non tutti hanno gli stessi mezzi, e il curriculum dello studente rischia di essere uno strumento che accentua le disuguaglianze. In pratica, già oggi, solo chi può permetterselo frequenta corsi esterni oppure svolge ore in più, a pagamento, all'interno dei percorsi per le Competenze Trasversali e per l'Orientamento (Pcto), mentre dovrebbe essere la scuola a mettere a disposizione queste attività per tutti.
La Rete Studenti Medi del Lazio rivolge un appello a Valditara, chiedendo di:
- Abolire la valutazione numerica, sostituendola con una descrittiva, per eliminare inutili pressioni sugli studenti
- Valorizzare metodi di didattica non frontale (sulla scia della sperimentazione delle classi ribaltate)
- Rendere la didattica più personalizzata, eliminando prima di tutto le classi pollaio
L'EVIDENZIATORE
La notizia che vogliamo evidenziarti oggi riguarda una strana comunicazione ‘riservata', che i dirigenti scolastici del Lazio hanno ricevuto nei giorni scorsi dalla direttrice generale dell’Ufficio scolastico regionale, Anna Paola Sabatini, nella quale si chiede di evitare che i Collegi dei docenti si occupino degli eventi geopolitici in corso. Nella circolare, che Fanpage.it ha avuto modo di visionare, si sottolinea che le riunioni degli organi collegiali "devono essere esclusivamente finalizzate alla trattazione delle tematiche relative al buon funzionamento dell'istituzione scolastica e sottratte a qualunque altra finalità".
Il Pd ha annunciato un'interrogazione parlamentare, per chiedere al governo con quali motivazioni sia arrivata questa disposizione: "Perché parlare sottovoce di una questione che avrebbe meritato chiarezza e trasparenza?", si chiedono in una nota Cecilia D’Elia, senatrice dem, ed Emanuela Droghei, Consigliera regionale Pd Lazio, secondo cui "una circolare riservata rischia di alimentare incertezza e di limitare l’autonomia delle comunità scolastiche, che invece andrebbero sostenute nel loro compito educativo". E tu che ne pensi? È giusto discutere di questioni geopolitiche a scuola?
A cura di Ida Artiaco e Annalisa Cangemi