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Non più esame di Stato ma "esame di maturità". È stato approvato pochi giorni fa in Senato, in prima lettura, il ddl che contiene la riforma dell'esame di Maturità e ora il provvedimento passa alla Camera per il via libera definitivo. Per gli studenti dell'ultimo anno delle superiori la prova quindi cambierà: ci saranno quattro discipline oggetto del colloquio, decise dal ministero a gennaio; le commissioni d'esame saranno costituite da due membri esterni e due interni; e soprattutto si verrà bocciati se si farà scena muta all'orale. Ed è su quest'ultima norma in particolare che si concentrano le polemiche.

Non è l'unica notizia della settimana. In commissione Cultura alla Camera è stato infatti approvato un emendamento della Lega al ddl sul consenso informato obbligatorio per l'educazione sessuale in classe, che introduce un'ulteriore stretta. Il disegno di legge voluto da Valditara impone alle scuole di ottenere il consenso informato preventivo dei genitori, prima di proporre qualsiasi attività legata ai temi sessualità. Nel testo si specificava già che la scuola dell’infanzia e la scuola primaria sono escluse da attività di questo tipo. L'emendamento della Lega ha esteso il divieto anche alle scuole medie: significa che agli studenti della scuola secondaria di primo grado si possono impartire insegnamenti previsti dai programmi scolastici, che riguardano la riproduzione, lo sviluppo puberale o i rischi delle malattie sessualmente trasmissibili. Nulla insomma che abbia a che fare con gli aspetti cognitivi, fisici, emotivi e sociali che riguardano la sfera della sessualità, l'orientamento sessuale o le questioni LGBTQIA+. In questo modo si nega agli studenti un'educazione sessuale comprensiva, non limitata cioè agli aspetti meramente biologici.

IL TEMA DEL GIORNO

SeNonOraQuando?: "Riduttivo affrontare l'educazione sessuale solo dal punto di vista biologico, è una regressione"

Il governo ha vietato di fatto l'educazione sessuo-affettiva, in classe fino alle scuole medie. Difficile in questo quadro prevenire la violenza di genere e contrastare il fenomeno dei femminicidi. Ma cosa comporta questa norma, giudicata da molti un passo indietro e un "ritorno al Medioevo"? Lo abbiamo chiesto a Laura Onofri, Presidente di SeNonOraQuando? Torino. "Una scuola pubblica non può avere dei limiti educativi, questo provvedimento non sta in piedi, è una regressione", dice a Fanpage.it Onofri, secondo cui quanto previsto dalle Indicazioni nazionali per i programmi scolastici è assolutamente insufficiente. L'Italia è in ritardo rispetto a quanto avviene in altri paesi europei (Francia, Germania, Paesi Bassi) dove l'educazione sessuale è integrata nelle programmazioni scolastiche, senza chiedere alcuna autorizzazione preventiva ai genitori.

"Sono d'accordo quando si dice che non basta un'educazione sessuale per limitare le violenze, ma è comunque assolutamente necessaria – dice Onofri – Bisogna parlare ai ragazzi di rispetto e di consenso". SeNonOraQuando? partecipa da 12 anni al programma ‘Potere alla parola', un progetto di prevenzione nelle scuole sulla violenza contro le donne. Secondo Onofri il divieto imposto fino alle medie da Valditara rappresenta un problema, visto anche l'abbassamento dell'età del primo rapporto sessuale per ragazzi e ragazze. "Sappiamo quanto i ragazzi abbiano bisogno di parlare di questi argomenti. Senza questo confronto in classe finiscono con il cercare informazioni sbagliate su siti internet o da persone che non hanno le competenze necessarie. Affrontare questi temi solo dal punto di visto biologico è riduttivo. Dobbiamo limitarci a dire ai ragazzi che i bambini non li porta la cicogna? L'educazione sessuale è molto più ampia, si parla di conoscenza dei corpi, di consenso in un rapporto sessuale, di gravidanze indesiderate, di contraccezione, di malattie sessualmente trasmissibili, come l'HIV".

Laura Onofri mette poi in evidenza il doppio binario del governo, che da una parte vuole disincentivare l'interruzione volontaria di gravidanza e limitare la 194, e dall'altra vieta un'educazione sessuale corretta nelle scuole, lasciando i ragazzi liberi di agire senza avere alcuna consapevolezza. "Questo governo vuole un sistema scolastico appiattito esclusivamente sulle scelte dei genitori, che potranno decidere se aderire o meno a questi programmi. L'educazione sessuale in classe dovrebbe invece seguire delle linee generali, non può variare da scuola a scuola".

L'APPROFONDIMENTO

L’esame di Maturità cambia, via libera del ddl al Senato. Cobas Scuola: "Passi indietro e repressione"

L’esame di Stato diventerà ufficialmente – come abbiamo visto – l’Esame di Maturità, la commissione sarà sempre mista ma diminuirà il numero dei componenti (da 6 a 4), chi farà scena muta all’orale verrà bocciato e cambierà anche la forma del colloquio. Sono queste alcune delle novità contenute nel disegno di legge con la riforma della Maturità: la scorsa settimana il testo ha avuto il via libera del Senato, e ora passerà alla Camera prima dell'approvazione definitiva. Ma le modifiche volute dal Ministro Valditara continuano a non convincere i sindacati. Alcuni, come i Cobas, parlano di “passi indietro” rispetto a quelli fatti negli ultimi anni per una scuola più aperta. Ne abbiamo parlato, pertanto, con Giovanni Bruno, dell’esecutivo nazionale Cobas Scuola.

Giovanni, come giudica le novità del ddl Maturità?

“Partiamo dalla decisione di ridurre il numero dei commissari. Credo che abbia una logica che possiamo definire di “risparmio”. Non ha una vera e propria funzione di carattere pedagogico, di verifica dei percorsi. In più, questa riduzione è anche accompagnata da un ritorno alle discipline, perché i commissari saranno impegnati a verificare, immagino soprattutto quelli esterni, le acquisizioni di conoscenze e di competenze. Ma più che un colloquio interdisciplinare si tratterà di una forma di interrogazione: in questo senso si ritorna alla centralità delle discipline anziché dei percorsi interdisciplinari. E questo è un elemento di ritorno al passato rispetto a tutto il lavoro che in questi anni è stato fatto a scuola per cercare di superare le barriere del singolo programma. Il che va di pari passo con le nuove Indicazioni nazionali e il loro tentativo di cambiare l’impianto della scuola”.

Quale altra novità non la convince?

“Credo ci sia una riflessione da fare sulla funzione orientativa dell'Esame di Maturità. Per noi la formazione scuola-lavoro è una pratica da eliminare, vanno trovate altre forme per creare professionalizzazione. Questa insistenza sulla formazione scuola-lavoro e sulla funzione orientativa dell’esame ci fa molto preoccupare perché c’è un carico importante rispetto alla scelta post-esame per chi continua a studiare. È come se l’accesso all’università, che era stato permesso anche a chi proveniva da percorsi tecnici, sia destinato a chiudersi. È un elemento di discriminazione con contenuti che vanno verso una visione conservatrice della cultura e della didattica”.

Sta facendo molto parlare anche la questione della bocciatura per chi si rifiuta di fare l’orale…

“C’è stata una discussione importante su questo punto. Sulla questione della scena muta ci sono visioni diverse all’interno dei Cobas. Sicuramente abbiamo rilevato che c’è una parte minoritaria, però significativa, di studenti che hanno manifestato negli esami di Maturità un disagio che in questi anni è emerso attraverso anche le occupazioni e i documenti che hanno elaborato. Alcuni si sono assunti la responsabilità, anche coraggiosamente, di portarla in sede di esame. Personalmente credo sia una pratica un po’ ambivalente, nel senso che preferirei che uno studente discutesse criticamente l’impianto dell’esame e del percorso scolastico piuttosto che accontentarsi del 60 facendo scena muta. Al netto di questo, credo che il governo stia andando nella direzione della repressione, anche col voler dare più valore al voto di condotta. Tutte forme repressive che in realtà non aprono al dialogo con gli studenti con i quali è già molto difficile parlare”.

Avete in mente qualche forma di protesta contro il ddl Maturità?

“Al momento non abbiamo predisposto delle mobilitazioni generali. Sicuramente quando ci sarà la definitiva versione del testo qualche iniziativa la prenderemo. All'interno delle scuole cercheremo di attivare una discussione, però una riflessione su questa torsione reazionaria in particolare sul tipo di colloquio andrà fatta”.

L'EVIDENZIATORE

Immagina una pagella unica e niente più interrogazioni e stress da fine quadrimestre. È quanto succede in un istituto superiore di Bologna, che sta sperimentando il cosiddetto "ottomestre", un periodo unico senza verifiche intermedie, trimestri o quadrimestri, a cui è dedicata la curiosità sul mondo della scuola della settimana. Anche a Ravenna c'è chi fa una esperienza simile, che è stata ribattezzata "monomestre".

Qui il collegio docenti ha deciso, e il collegio di istituto ha appoggiato, l’iniziativa presa in via sperimentale, con l’intenzione di agevolare il rendimento degli studenti e permettere ai docenti di organizzare diversamente la didattica e le valutazioni. "Con questa scelta vengono introdotti corsi di potenziamento che si svolgono per tutto l’anno scolastico e accompagnano lo studente nel suo percorso. In questo modo, il supporto è immediato e proficuo, permettendo agli studenti di consolidare le conoscenze man mano che vengono acquisite, senza restare indietro", spiega la dirigente scolastica. E tu cosa ne pensi? Credi che un modello di questo genere possa essere utile ai fini della didattica?

A cura di Ida Artiaco e Annalisa Cangemi

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