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Dopo gli scioperi e le mobilitazioni delle scorse settimane, il mondo della scuola continua a dare un segnale forte di sostegno alla popolazione di Gaza, contro la posizione di Meloni e dei suoi ministri sul riconoscimento della Palestina e sul genocidio. Bandiere palestinesi sventolano alle finestre dei licei di Roma, Torino, Genova, Firenze e Napoli. Le proteste non si fermano, nemmeno dopo le critiche durissime che la ministra per la Famiglia Roccella ha rivolto domenica scorsa ai ragazzi che manifestano "in maniera totalmente inconsapevole, ma non per questo innocente, per una Palestina ‘dal fiume al mare', per la difesa addirittura di Hamas, con slogan terribili anche sul 7 ottobre". Oltre alle gravissime dichiarazioni sulle "gite ad Auschwitz", la ministra offende tutti coloro che scendono in piazza, perché, a suo dire, questo Paese non avrebbe fatto mai i conti fino in fondo con l'antisemitismo. Finendo con il fare un'evidente e pretestuosa generalizzazione.

La scuola è al centro di un'altra mobilitazione, che si intreccia con le proteste dell'ultimo mese: il prossimo 18 ottobre ci saranno una quarantina di iniziative in diverse città organizzate dai coordinamenti territoriali del Tavolo Nazionale per la Scuola Democratica. Un'occasione per ribadire che le nuove Indicazioni nazionali del primo e secondo ciclo per i programmi, proposte dal ministro Valditara, rappresentano un attacco alla scuola democratica, e guardano pericolosamente al passato.

Infine, sulla Nostra Scuola non possiamo che guardare con attenzione alla trattativa che sta andando avanti sugli incrementi contrattuali degli insegnanti per il triennio 2022-24. Sarà davvero possibile vedere una busta paga gonfiata entro l'anno?

IL TEMA DEL GIORNO

Il 18 ottobre la manifestazione contro i nuovi programmi di Valditara: "Impianto culturale tutto centrato sull'Occidente"

Studenti, insegnanti e sindacati parteciperanno sabato ai presidi che sono stati organizzati in diverse città. A Roma in particolare l'appuntamento è al ministero dell'Istruzione in Viale Trastevere dalle ore 10. Rispondiamo subito alla domanda che ti starai ponendo: cosa c'entrano le Indicazioni nazionali per i nuovi programmi scolastici con quanto succede in Medio Oriente? Basta richiamare quel paragrafo del testo in cui si dichiara che "Solo l’Occidente conosce la Storia". E qui sta tutta la propaganda della destra ‘patriottica': è evidente l'etnocentrismo, la volontà di dare spazio principalmente alla prospettiva occidentale, quella giudaico-cristiana, senza tenere conto appunto delle differenze culturali ed etniche. Pensiamo a quanto potrebbe essere influenzata la formazione di un ragazzo, se i nuovi libri di testo adottati nelle classi si attenessero a questa visione del mondo. Quanti danni può fare affermare la superiorità dell'Occidente, in un momento in cui proprio i valori occidentali vacillano davanti ai crimini commessi da Israele a Gaza?

Di criticità nel testo ce ne sono molte, e per questo ricordiamo che qualche settimana fa il Consiglio di Stato ha sospeso il parere sulle Indicazioni nazionali, che dovrebbero in teoria partire dal 2026-2027. Fino ad oggi però il ministero non ha fornito risposte e non ha emanato il decreto e il regolamento che permetterebbero al testo di entrare in vigore.

Secondo Bruna Sferra (COBAS Scuola) la piattaforma della mobilitazione di sabato si incrocia chiaramente con le piazze per Gaza: "Queste Indicazioni hanno un impianto culturale e pedagogico centrato sull'Occidente, con una spinta nazionalista forte, che riporta indietro la scuola all'Ottocento, quando bisognava appunto insegnare l'idea di nazione. Ma adesso è totalmente anacronistico", spiega a Fanpage.it. "Nel testo il punto di vista è molto italo-centrico. Ma anche a livello educativo ci sono aspetti problematici, come l'intento dichiarato di ‘sviluppare i talenti', un concetto opposto rispetto al valore dell'inclusione, al compito dell'insegnante di portare gli alunni al raggiungimento degli stessi obiettivi, magari attraverso strade diverse per ciascuno. Cosa succede se un bambino un talento non ce l'ha? Rimane indietro", dice Sferra. Tutto questo secondo la sindacalista richiama la ‘Carta della scuola' del Gran Consiglio del Fascismo (1939), con la teoria delle ‘attitudini', smontata poi da Don Milani 30 anni dopo, in quanto classista e portatrice di discriminazioni. "Personalizzazione, sviluppo dei talenti e teoria delle attitudini, corrono sullo stesso binario", osserva Sferra. "Torna poi l'idea del maestro ‘magis', di un insegnamento di tipo trasmissivo: il bambino è visto come un vaso da riempire. Un vero e proprio ritorno al passato, molto coerente con le politiche del governo. Noi chiedevamo l'educazione sessuo-affettiva nelle scuole, e loro rispondono con ‘l'educazione del cuore', tutta orientata verso la ‘fiducia, l’empatia, la tenerezza, l’incanto, la gentilezza'. Una didattica insomma che guarda alla pedagogia romantica. Il bambino torna a essere un ‘fanciullo tutto intuizione, fantasia, sentimento', idea contenuta nei Programmi del 1955".

L'APPROFONDIMENTO

Contratto nazionale docenti, gli aumenti proposti sono “insufficienti”: i sindacati contro la nuova tabella salariale

Continuano, intanto, le discussioni sul rinnovo del contratto nazionale di insegnanti e personale ATA, più precisamente “per il settore Istruzione e Ricerca, relativo al triennio 2022-2024”. Sindacati da un lato e ARAN dall’altro sono in trattativa per chiudere entro la fine dell’anno la questione. Tra i punti di scontro c’è quello relativo agli aumenti salariali, che dovrebbero comunque arrivare in busta paga non prima del 2026, con effetto retroattivo dal 2024.

Diciamolo subito: le nuove tabelle salariali sono ancora in fase di definizione e potrebbero cambiare ancora. Sappiamo però per certo che gli importi vengono differenziati sulla base dell’anzianità di servizio e del ruolo.

In termini pratici, si parla per i docenti della scuola dell’infanzia e primaria di stipendi annui lordi che potrebbero variare da 22.364,92 € per i neoassunti fino a 32.386,96 € per chi ha oltre 35 anni di servizio. Per i diplomati della secondaria di secondo grado, le cifre oscillano tra 22.364,92 € e 33.381,82 €. Ancora, gli insegnanti di scuola media e educazione fisica vedranno retribuzioni comprese tra 24.008,04 € e 35.867,41 €, mentre i laureati della secondaria superiore avranno i compensi più alti, da 24.008,04 € a 37.635,59 €.

Inoltre, gli incrementi retributivi previsti dalla proposta ARAN variano anche in base al profilo professionale. Per il personale amministrativo gli aumenti stipendiali oscillano tra 82 e 186 euro mensili, mentre per i docenti la forbice va da 105 a 177 euro al mese.

Ma la proposta non ha incontrato il favore dei sindacati. Ad alzare la voce è stata, tra gli altri, la Gilda degli Insegnanti. “Quello che la nostra organizzazione sindacale da sempre chiede, sono più risorse, riteniamo che il 6% per il triennio 2022-24, a fronte di un’inflazione pari a 16, sia largamente insufficiente. Il mondo della Scuola parte da stipendi molto più bassi rispetto a quelli del pubblico impiego e ancora una volta siamo penalizzati. Non possiamo continuare a dire che vogliamo valorizzare gli insegnanti e vogliamo mettere la Scuola al centro dell’agenda politica e poi, di fatto, lasciare degli stipendi quasi da fame”, ha detto il coordinatore nazionale Vito Castellana, aggiungendo che “siamo il fanalino della PA, a parità di titolo di studio guadagniamo il 20-30% in meno”.

Anche Flc Cgil ha definito “insufficienti” gli aumenti proposti, che sarebbero pari a “136 euro lordi, di cui oltre il 60% già anticipato e percepito. Ciò significa che l’aumento effettivo in busta paga si aggirerà attorno a 47 euro medi lordi. A queste somme si dovrebbe aggiungere un compenso una tantum di 142 euro lordi”, si legge in una nota, in cui si specifica che queste cifre sono “un po' troppo poco per un settore che si fa carico della formazione delle future generazioni del Paese”.

Il prossimo confronto tra le parti è in programma il 31 ottobre. E noi ti daremo tutti gli aggiornamenti si eventuali decisioni.

L’EVIDENZIATORE

E se “l’insegnante di sostegno” diventasse “docente per l’inclusione”? La curiosità della settimana sul mondo della scuola riguarda una proposta di legge presentata dalla Lega con prima firmataria la deputata Giovanna Miele, che intende sostituire la qualifica di “insegnante di sostegno” con quella di “docente per l’inclusione”. Proposta che ora è al vaglio della Commissione Cultura della Camera. Si tratta, secondo i firmatari del testo, di “un cambio culturale volto a valorizzare pienamente il ruolo di questi professionisti nel sistema scolastico”, dal momento che non si occupano esclusivamente dell’affiancamento agli studenti con disabilità, ma si fanno “promotori di strategie didattiche inclusive per l’intera classe”. E tu che ne pensi? Credi che abbia senso chiedere questo cambio di qualifica?

A cura di Ida Artiaco e Annalisa Cangemi

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