
Prosegue l’ottobre caldo delle proteste, anche nel mondo della scuola. Dopo lo sciopero generale di venerdì scorso e la mobilitazione nazionale di sabato, continuano le manifestazioni a sostegno della popolazione di Gaza e contro il genocidio in corso. In particolare, si moltiplicano gli istituti in occupazione in tutta Italia. Un vero e proprio tsunami, come ha scritto l’associazione OSA in un comunicato, che partito da Roma sta travolgendo Genova, Torino, Napoli e anche piccoli centri di provincia. E non è escluso che a breve si torni in piazza.
Intanto, non mancano le novità per gli insegnanti. Sempre a ottobre usciranno i bandi per il terzo concorso PNRR per la scuola, per un totale di 58mila cattedre da assegnare nel triennio 2025-2028. Fonti accreditate hanno inoltre confermato a Fanpage.it che entro pochi giorni verrà riattivata la Carta del docente e che sarà previsto un suo allargamento ai supplenti con contratti fino al 30 giugno. Abbiamo chiesto ai sindacati cosa ne pensano. Ma prima diamo uno sguardo a come sta andando la nuovissima misura introdotta dall’inizio dell’anno scolastico sui banchi di scuola, e cioè il divieto dell’uso dei cellulari durante le ore di lezione.
IL TEMA DEL GIORNO
Stop all'uso dei cellulari in classe, la misura è (quasi) solo su carta: la richiesta dei docenti di un istituto di Treviso per ammorbidire la linea a fini didattici
Tra le novità dell’anno scolastico appena cominciato c’è il divieto dell’uso del cellulare che è stato esteso – dopo le scuole medie – anche alle superiori per tutta la durata delle lezioni. A poco più di un mese dal ritorno in classe, però, non mancano le criticità. Soprattutto perché non ci sono al momento indicazioni uguali per tutti. Ciascun istituto si sta organizzando come meglio può.
Secondo un'indagine condotta da Skuola.net su mille studenti di scuole medie e superiori il 56% ha affermato che può tenere i dispositivi con sé, spenti e nello zaino; solo il 18% ha la possibilità di riporli in spazi appositi in classe, come tasche, armadietti o scatole e l’8% non ha ricevuto indicazioni specifiche se non quella di spegnere lo smartphone. E il bello è che il 55% degli intervistati ha affermato che chi vuole si distrae anche senza telefono, anche se non mancano le "punizioni". Nel 38% dei casi gli istituti hanno scelto la linea dura, soprattutto assegnando note disciplinari già dalla prima trasgressione.
Insomma, è il caos e alcuni sono arrivati addirittura a mettere questa stessa misura in discussione. Al punto che un gruppo di docenti dell’istituto ‘Duca degli Abruzzi' di Treviso ha inviato al Ministro Valditara – il quale ha ribadito che "studiare con lo smartphone peggiora l'apprendimento, con danni alla memoria e alla socialità dei ragazzi" – una lettera in cui si chiede una revisione della completa messa al bando degli smartphone, sottolineando di contro il ruolo anche educativo che quest’ultimi possono svolgere e invitando il dicastero di viale Trastevere a considerarne un loro utilizzo “responsabile e guidato. Ci ripensi", hanno scritto rivolgendosi direttamente al Ministro, pur adeguandosi alla nuove disposizioni. Richiesta che è stata subito accolta anche da altre scuole.
In attesa che arrivino risposte da viale Trastevere, anche i sindacati sollevano la questione relativa all'uso dei cellulari. "Ho notizia che in molte scuole il divieto è solo sulla carta", ha spiegato a Fanpage.it Vito Castellana della Gilda degli Insegnanti, aggiungendo che "sugli smartphone posso solo dire che sono giustificabili esclusivamente per fini didattici", aprendo così alla richiesta dei docenti di Treviso. Cosa deciderà di fare adesso Valditara?
L'APPROFONDIMENTO
Si allarga la platea per la Carta del docente, ma l'importo del bonus sarà inferiore a 500 euro?
Per la Carta del docente da 500 euro, il buono che serve per la formazione continua degli insegnanti, per acquistare libri, testi anche in formato digitale, pubblicazioni, software, hardware, e anche per partecipare a corsi accreditati e master universitari, eventi culturali e spettacoli, da quest'anno potrebbero arrivare novità.
Fonti accreditate consultate da Fanpage.it hanno confermato che la platea della misura, compatibilmente con i vincoli di bilancio imposti dal ministro dell'Economia Giorgetti, potrebbe allargarsi: potrebbero beneficiare del bonus anche i precari con supplenza al 30 giugno, al momento esclusi. La novità non è di poco conto, visto che questa categoria di supplenti, con incarico fino al termine delle lezioni, rappresenta la maggioranza dei precari. Al momento la Carta è assicurata per i docenti precari con contratti fino al 31 agosto, ma sul punto si è già pronunciata a ottobre 2023 la Cassazione, la quale ha stabilito che il bonus spetta anche a coloro che hanno un incarico "fino al termine delle attività didattiche", cioè fino al 30 giugno. Se il Ministero, come sembra, vorrà andare effettivamente in questa direzione, significa che dovrà mettere sulla misura risorse aggiuntive. Stiamo parlando di una platea di 200mila persone in più su 700mila di ruolo. Ma la coperta è corta, e quindi il rischio è che l'importo per ogni singola Carta diminuisca. A quanto apprende Fanpage.it, le risorse complessive, poco meno di 400 milioni, verranno incrementate. Ma questi soldi – che serviranno anche per prevenire usi impropri dello strumento – non andranno direttamente ai beneficiari, si tratterà di un finanziamento indiretto: in pratica il ministro Valditara potrebbe potenziare alcune finalità della Carta, per esempio dando soldi alle scuole affinché organizzino nuovi corsi di formazione per i docenti. Se così fosse, per i sindacati sarebbe un errore.
"La legge 107 del 2015, ‘La Buona Scuola', che ha introdotto la Carta del docente, prevede già 200 milioni per la formazione del personale", ha detto a Fanpage.it il presidente di Anief Marcello Pacifico. "Ricordiamo che il bonus non serve solo per i corsi di aggiornamento, ma serve anche all'acquisto di strumenti tecnologici. La Carta non deve tradire quindi il fine per cui era stata pensata, che non è solo la formazione dei docenti nelle scuole. È corretto estenderla anche ai docenti con contratti al 30 giugno, ma per farlo significa che occorrerà aumentare di almeno un terzo le risorse attualmente a disposizione. Se non dovesse essere così, vuol dire che ci saranno ancora ricorsi in tribunale. Solo con Anief negli ultimi anni ci sono state più di 20mila richieste di adesioni ai ricorsi per ottenere questo diritto".
L'EVIDENZIATORE
La notizia che ti evidenziamo questa settimana riguarda l'approvazione in Senato del disegno di legge delega sugli alunni ad alto potenziale cognitivo, arrivata martedì. Il testo, che ora passerà alla Camera, nasce dalla necessità di offrire a tutte le studentesse e a tutti gli studenti pari opportunità, con un'attenzione specifica agli alunni plus dotati, che hanno una maggiore capacità di apprendimento, assicurando loro percorsi formativi adeguati. Il ddl introduce, per la prima volta in Italia, un quadro normativo specifico per il riconoscimento e l'inclusione scolastica degli alunni con alto potenziale cognitivo, seguendo la Raccomandazione del Consiglio d'Europa del 1994 sull'educazione dei bambini ad alto potenziale. Per il senatore di Iv Scalfarotto, è la strada giusta "dare ad ogni talento un trattamento personalizzato, perché si tratta di studenti che non vivono necessariamente una situazione di vantaggio ma possono al contrario andare incontro a difficoltà emotive e relazionali". Dubbi invece emergono dal Pd, secondo cui "nel testo si fa sempre e solo riferimento alla maggiore e più veloce capacità di apprendimento e poco al gruppo classe, in cui avviene l'apprendimento, poco alla dimensione relazione ed emotiva", ha spiegato la senatrice D'Elia. E tu che ne pensi? Credi che sia un provvedimento utile?
A cura di Ida Artiaco e Annalisa Cangemi