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👋🏻 Ciao, sono Adriano Biondi, sono il condirettore di Fanpage.it e questa è la speciale Evening Review, pensata per te che hai scelto di sostenerci.
👉🏼 Una delle cose di cui va dato atto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella è senza dubbio la grande attenzione che da sempre riserva al tema delle carceri. Un interesse ribadito anche in occasione del 208esimo anniversario della nascita del corpo della Polizia penitenziaria, con un intervento che è riuscito a riportare la questione al centro del dibattito politico, speriamo non soltanto per il breve volgere di qualche giorno. Anche perché i toni usati dal Capo dello Stato sono stati piuttosto sorprendenti, per dirla con un eufemismo.

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📰 Monica Guerzoni sul Corriere della Sera ha parlato addirittura di “grido di Mattarella”, spiegando “che giusto un anno fa durante la cerimonia del Ventaglio aveva richiamato severamente le istituzioni” e ora “non può permettere che il monito cada nel vuoto e incalza il governo ad agire. In fretta e con azioni concrete. Anche perché il termometro ha raggiunto vette di calore insopportabili, che rendono ancora più difficile la vita dietro le sbarre”.

💬 Del resto, le parole del Presidente sono difficilmente fraintendibili: “Nelle carceri italiane i detenuti vengono sottoposti quotidianamente, e in massa, a trattamenti inumani e degradanti […] Il carcere non può essere pensato solo come luogo di custodia, non deve trasformarsi in palestra per nuovi reati, in palestra di addestramento al crimine ma devono essere effettivamente rivolti al recupero di chi ha sbagliato. Ogni detenuto recuperato equivale a un vantaggio di sicurezza per la collettività oltre ad essere un obiettivo costituzionale […] Vanno rilevate le preoccupanti condizioni del sistema carcerario che è contrassegnato da una grave e ormai insostenibile condizione di sovraffollamento […] Servono urgenti interventi di manutenzione e ristrutturazione per porre rimedio alle condizioni strutturali inadeguate di molti istituti […] Mancano operatori ed educatori, nonché spazi di socialità e servono nuove e più adeguate professionalità”. Infine, il passaggio forse più doloroso: “È drammatico il problema dei suicidi nelle carceri che da troppo tempo non dà segni di arresto: si tratta di una vera emergenza sociale sulla quale occorre interrogarsi per porre fine immediatamente a tutto questo”.

Parole che sono sembrate rivolte prima di tutto al governo in carica e in particolare al ministro Nordio. Nota Guerzoni:

“Per Mattarella è un'emergenza che la politica non può più sottovalutare, essendo chiamata ad agire nel rispetto della Carta costituzionale. Al ministero della Giustizia il messaggio è arrivato chiaro e forte. «Grande è l'attenzione per le parole del Capo dello Stato sulle criticità del sistema penitenziario», nega ritardi e inadempienze il ministro della Giustizia Carlo Nordio, giurando che la prevenzione è «priorità di questo governo». Il sottosegretario Andrea Delmastro avverte la ‘sinistra che è sempre buona norma non tirare per la giacca il presidente della Repubblica» e informa che il governo sta studiando «misure specifiche legate al contrasto delle dipendenze, di natura molto liberale”.

📰 Una pressione sul governo rilevata anche da Lina Palmerini sul Sole24Ore:

“Evidente che le parole di Mattarella siano suonate come una sveglia, tant'è che il ministro Carlo Nordio, che tempo fa si era impegnato a un piano straordinario contro il sovraffollamento, ha subito voluto commentare che “grande è l'attenzione per le parole del capo dello Stato” e che “la prevenzione dei fenomeni di autolesionismo e dei suicidi è la priorità di questo governo”. Una priorità che però stenta a realizzarsi efficacemente anche se il titolare della Giustizia, oltre ricordare gli interventi su sostegno psicologico e reinserimento al lavoro, indica la strategia in tre direzioni e in primo luogo per una riforma della custodia cautelare per i reati non di criminalità organizzata, poi «una detenzione differenziata per i tossicodipendenti; l'espiazione della pena per gli stranieri presso i Paesi di origine; strutture di accoglienza per i detenuti che hanno i requisiti per l'accesso alle misure alternative”.

Malgrado al Tempo si dicano convinti che ci sia già “la soluzione”, è chiaro che il Capo dello Stato sia estremamente preoccupato tanto dal gravissimo quadro pregresso della situazione carceraria, quanto dal possibile peggioramento determinato dall’aumento del numero di reati impostato dall’esecutivo di Giorgia Meloni. I numeri, del resto, sono impietosi. Li mette in fila Luigi Ferrarella sul Corriere:

I 55.269 detenuti in media del 2022 (all'avvio del governo Meloni-Nordio) due mesi fa erano saliti a 62.445 in una capienza regolamentare (cioè calcolata sul decreto del 1975 che prescrive 9 metri quadrati in cella singola o 7 metri quadrati in celle collettive, e 20 metri cubi d'aria a testa) di 51.280 posti, persino una manciata meno di fine 2024, e appena 716 più di cinque anni fa. Ma, soprattutto, circa 4.500 di quei 51.280 posti teorici sono invece inagibili o in ristrutturazione (persino più di due anni fa quand'erano 3.646), sicché i posti realmente disponibili due mesi fa erano solo 46.811, addirittura 382 meno di cinque anni fa.

Da qui il sovraffollamento medio del 133%, con record come San Vittore oltre il 200%. […] del 7%. Anche dopo dosi di assunzioni “consumate” però dai pensionamenti, gli agenti di polizia penitenziaria sono 30.964 invece dei previsti 34.162, c'è un educatore in media ogni 65 detenuti, i funzionari contabili sono 3.301 anziché 4.103. Eppure per questo sistema, che su dieci detenuti che finiscono di espiare in cella la pena vede tornarne in carcere più di sei, lo Stato spende 3,4 miliardi l'anno (di cui il 61,7% in spese per il personale): quasi un terzo del budget della giustizia.

📍C'è un problema concettuale, dietro questi numeri. Che è un po' quello che rileva Mattarella: abbiamo perso di vista a cosa dovrebbero realmente servire le carceri, secondo quanto dispongono la nostra Costituzione e, prima ancora, i principi fondanti del diritto in materia. Lo scrive bene Alessandro Barbano su L'Altra Voce:

"Il carcere è per i nove decimi dei detenuti uno strumento consapevole di punizione corporale e psichica.

Occorre uscire dall'ipocrisia che circonda il dibattito, e le parole del capo dello Stato ne offrono l'occasione. È ridicolo indignarsi per il numero di suicidi che non accenna a diminuire se il carcere è concepito come un modo per indurre i detenuti a considerare la morte come un'exit strategy a una vita insostenibile.

Il sistema penitenziario italiano è il rovesciamento e la negazione del principio sancito dall'articolo 27 della Costituzione, che non solo prescrive la rieducazione quale obiettivo della pena, ma soprattutto, sconfessa l'idea che la rieducazione coincida con il castigo, cioè si produca come effetto della punizione. La prassi dimostra l'esatto contrario."

📰 Anche Il Foglio, che pure parte da un'impostazione diversa, esprime apprezzamento per le considerazioni di Mattarella: "Le condizioni dei detenuti in Italia sono riprovevoli per varie ragioni. Spesso le carceri sono ubicate in edifici arcaici, che non consentono di fornire condizioni di vita accettabili, il che risulta ancora più preoccupante in presenza di un aumento della temperatura come quello al quale stiamo assistendo. Le carceri sono sovraffollate anche per l'insufficiente ricorso a pene alternative e per l'eccessivo utilizzo della carcerazione preventiva. […] Il clima politico, improntato su uno spirito securitario, non sembra adatto ad affrontare il problema, proprio per questo servono gli appelli del capo dello stato che denunciano le conseguenze di errori e ritardi più che decennali".

Ed è vero, sarebbe sbagliato addossare al governo Meloni la responsabilità di una situazione che si è determinata in anni e anni di provvedimenti sciagurati e assenza di interesse da parte della politica. Ma è insopportabile, davvero insopportabile, l'ipocrisia di chi applaude Mattarella mentre continua a lavorare nella direzione opposta. Questo governo non solo ha aumentato le fattispecie di reato per le quali è previsto il carcere, non solo si è detto contrario a ogni tipo di indulto o amnistia, ma ha una concezione arcaica della sicurezza e della carcerazione, intrisa di propaganda e populismo. È il governo del "buttiamo via la chiave", quello che dà in pasto all'opinione pubblica esibizioni muscolari e vuote di rigore e fermezza, che restituisce ai cittadini l'idea di sicurezza come repressione e punizione. È il governo di Delmastro, che prova "un'intima gioia" nel sapere che "non si lascia respirare chi sta dietro il vetro oscurato" delle macchine della Penitenziaria. È il governo di Salvini, che vuole dare mano libera agli agenti, riscrivendo il reato di tortura.

Che almeno l'ipocrisia ci sia risparmiata.

Anche per oggi è tutto, se hai dubbi, critiche, richieste e via discorrendo, scrivimi ad eveningreview@fanpage.it ,
Adriano

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