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Vietati jeans strappati a scuola, studenti devono coprirli col nastro adesivo. No anche a minigonne

Il caso al Liceo Scientifico “Ettore Majorana” di Monterusciello, in provincia di Napoli. La protesta dei genitori e la risposta della scuola.
A cura di Pierluigi Frattasi
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Vietati i jeans strappati a scuola, gli studenti devono coprirli con il nastro adesivo. È accaduto venerdì scorso presso il Liceo Scientifico “Ettore Majorana” di Monterusciello, una frazione di Pozzuoli, in provincia di Napoli. La dirigente scolastica arrivata a settembre ha introdotto nuove regole che prevedono un’etichetta improntata al decoro nell’abbigliamento degli studenti. Niente pantaloncini, t-shirt e minigonne in classe, ma anche i jeans strappati, molto in voga soprattutto tra i più giovani.

Il caso all'Istituto Majorana di Monterusciello

Non tutti però le avrebbero rispettate. Così, due studenti del liceo, la scorsa settimana, nel corso di una assemblea di istituto, sarebbero stati redarguiti da un professore e invitati a coprire gli strappi con lo scotch. Il caso è stato sollevato da un papà, che ha pubblicato la foto sulla sua pagina Facebook, suscitando la reazione di tanti altri genitori. “Riscaldamento guasto nei mesi invernali, una parte dei bagni costantemente otturata – ha scritto il genitore sul social – ma se ti presenti all'assemblea di istituto con il jeans strappato, i collaboratori scolastici (ex bidelli) ti tappano i buchi dei jeans con il nastro adesivo per disposizioni della dirigente. Questa sì che è disciplina!”. Della vicenda si è occupato anche Gianni Simioli, de La Radiazza su Radio Marte.

Per la scuola non c'è stato alcun obbligo

Il provvedimento, ha però spiegato la preside a Il Mattino, sarebbe stato assunto dal docente, senza informare la dirigente scolastica, e sarebbe stato motivato dalla buona intenzione di evitare agli studenti di incorrere in sanzioni disciplinari. Nessun obbligo, insomma, secondo la dirigente scolastica, di coprire i pantaloni strappati. Ma un’azione che sarebbe stata dettata dalla buona fede.

La reazione dei genitori

Il post del papà ha suscitato diverse reazioni, tra chi si è schierato a favore della possibilità per gli studenti di scegliere liberamente il vestiario a scuola e chi, invece, ha condiviso la scelta della scuola di rispettare un’etichetta improntata a maggiore decoro. “Se la scuola ha deliberato un normale regolamento sull'abbigliamento – argomenta un utente – allora si può ricorrere a note disciplinari. Mettere del nastro adesivo è una violenza sulla libertà degli studenti. Che non vanno puniti in questo modo. Si può scegliere e pagare le conseguenze di tale scelta”.

Mentre c’è chi fa notare che in altri Paesi, come la Gran Bretagna, gli studenti indossano delle divise a scuola. “Chi ha detto che le divise devono essere tristi? – scrive l’utente – Qui (UK) si usano e ogni scuola ne ha una di un colore diverso. Quando dalle elementari alle medie passai dal grembiule ai miei vestiti, i bambini che non avevano vestiti firmati o all'ultima moda venivano denigrati. Io in primis. E mi pare non sia cambiato”.

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