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Trasfusione con sangue infetto, donna napoletana risarcita con 220mila euro dopo 31 anni

La donna, sottoposta a trasfusione con sangue infetto nel 1989 all’ospedale Cardarelli di Napoli, ha contratto il virus Hcv che causa l’Epatite C. Dopo 31 anni dall’episodio, il Tar della Campania ha obbligato il Ministero della Salute a risarcire la donna, una pensionata napoletana, con 220mila euro.
A cura di Valerio Papadia
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Sottoposta a trasfusione con sangue infetto, una donna napoletana risarcita dopo un calvario lungo 31 anni. La VIII Sezione del Tribunale amministrativo regionale della Campania, con sentenza del 14 dicembre scorso, ha infatti obbligato il Ministero della Salute a corrispondere alla donna, ora pensionata, la somma di 220mila euro come risarcimento. Il calvario della donna comincia nel 1989, quando viene sottoposta a una trasfusione ematica, a causa di problemi ginecologici, all'ospedale Cardarelli di Napoli. A causa della trasfusione di sangue infetto, la donna ha contratto il virus Hcv, responsabile dell'epatite virale di tipo C.

Soltanto 8 anni dopo, però, nel 1997, la Commissione Medica del Ministero della Salute riconosce il nesso di casualità tra le trasfusioni subite e l'insorgenza dell'epatite C. Dopo aver dato mandato a un legale, l'avvocato Maurizio Albachiara, la donna avviava tutto l'iter giuridico per accertare la responsabilità del Ministero sulla mancata vigilanza sulle sacche di sangue destinate alle trasfusioni e, il 23 dicembre del 2008, il Tribunale di Napoli condannava il Ministero della Salute a risarcire la donna con 220mila euro. Dopo il ricorso in appello del Ministero, nel 2015, il Tribunale di Napoli sentenziava ancora una volta la legittimità del risarcimento per la donna. Da allora, ci sono voluti altri 5 anni affinché il Tar obbligasse il Ministero a risarcire definitivamente la pensionata napoletana.

"Questa sentenza rappresenta una delle battaglie vinta dallo studio Albachiara, adesso si spera che il Ministero della Salute si celere nel pagamento" ha dichiarato l'avvocato Albachiara, che ha reso noto che chiederà un ulteriore risarcimento per l'eccessiva lungaggine dell'intero iter processuale.

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