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Campi Flegrei

Terremoti ai Campi Flegrei, il vulcanologo De Natale: “Situazione non stazionaria, parametri in aumento”

Il vulcanologo Giuseppe De Natale a Fanpage.it: “La sismicità dei Campi Flegrei era prevedibile e prevista fin dal 2017”
Intervista a Giuseppe De Natale
Vulcanologo e dirigente di ricerca dell’Istituto Nazionale Geofisica e Vulcanologia (Ingv)
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Giuseppe De Natale, Vulcanologo e dirigente di ricerca dell’Istituto Nazionale Geofisica e Vulcanologia (Ingv)
Giuseppe De Natale, Vulcanologo e dirigente di ricerca dell’Istituto Nazionale Geofisica e Vulcanologia (Ingv)
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Il nuovo sciame sismico ai Campi Flegrei, che ha portato ad una scossa 4.0 di magnitudo che non si registrava da settimane, ha di nuovo messo in allarme la popolazione. A Fanpage.it ne ha parlato il professor Giuseppe De Natale, vulcanologo e dirigente di ricerca dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia spesso ospite della redazione napoletana del giornale che, spiega, non esprime l'opinione dell'Istituto ma interviene "a titolo personale e in base alle mie conoscenze scientifiche" per raccontare cosa stia avvenendo nei Campi Flegrei nell'ultimo periodo.

Professore, c'è un nuovo sciame sismico ai Campi Flegrei, cosa sta succedendo? Qual è la dinamica che si sta verificando?
Non ci sono sostanziali cambiamenti della dinamica in atto: la sismicità, come ho sempre specificato, è legata al progressivo aumento di pressione nel sottosuolo, che produce sia il sollevamento del suolo che la sismicità. Ovviamente, poiché dal 2006 ad oggi il sollevamento del suolo è stato di oltre 1.5 metri, ed aumenta continuamente, segno che la pressione interna è aumentata moltissimo ed aumenta progressivamente, la sismicità oggi è molto più alta di allora; ed è più alta anche di quella osservata nel 1983-1984, perché oggi il livello del suolo è oltre mezzo metro più alto di allora. Questo significa che la pressione interna delle rocce (tra 0 e circa 4 km di profondità) ha raggiunto oggi livelli mai sperimentati nei secoli scorsi, dopo l'eruzione del 1538.

Rispetto ai dati che abbiamo analizzato la scorsa estate, è cambiato qualcosa rispetto a quello che già conoscevamo?

La dinamica in atto, come le ho detto, non è cambiata, ma i fenomeni sono in progressione: il sollevamento aumenta sempre, la sismicità aumenta, mediamente, sia in frequenza che in magnitudo massima (nel 2025 si sono verificati due eventi di magnitudo 4.6, che fino ad oggi è la massima sperimentata da oltre 450 anni: ossia dal periodo dell’eruzione del 1538). Quindi, la situazione non è affatto stazionaria, ma tutti i parametri sono costantemente in aumento.

Dobbiamo aspettarci ulteriori fenomeni di questo tipo, pur ovviamente sapendo che non si possono "prevedere" i terremoti?

In realtà non è vero che i terremoti non si possono prevedere: la sismicità in aumento ai Campi Flegrei era prevedibile e prevista fin dal 2017. Ciò che non si può prevedere è il momento esatto in cui un terremoto avverrà: ma, ai Campi Flegrei, sappiamo perfettamente che finché non finirà il sollevamento del suolo dobbiamo aspettarci altri terremoti come quelli già sperimentati ed anche più forti, fino a magnitudo 5. Sappiamo anche che i terremoti più forti, diciamo da magnitudo 4 in su, sebbene siano più rari di quelli piccoli, hanno alta probabilità di accadere entro poche settimane o qualche mese dal terremoto forte precedente. In realtà, sappiamo quindi tutto ciò che serve per difenderci da questi terremoti: conoscere anche il momento esatto in cui accadono non servirebbe neanche. Perché l’unico modo, anche molto semplice, per difendersi dai terremoti sapendo perfettamente le magnitudo massime, ed in questo caso anche i periodi di ritorno più probabili, che sono molto brevi, è quello di abbandonare o rinforzare gli edifici che rischiano di collassare con quel tipo di terremoti.

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