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Suicidio assistito negato, malata di Sla ricorre ai giudici: “Ho diritto di non essere condannata a soffrire”

Il caso in Campania: la 44enne, affetta da Sla e assistita dalla associazione Luca Coscioni, ha deciso di fare ricorso in Tribunale contro la decisione dell’Asl di negarle il suicidio assistito. La replica dell’Asl: “Ha espresso volontà di vivere”.
A cura di Pierluigi Frattasi
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Immagine di repertorio
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Malata di Sla in Campania si vede negare la richiesta di suicidio assistito dall'Asl e si rivolge ai giudici: "Ho il diritto di non essere condannata a soffrire". A raccontare la storia è l'associazione Luca Coscioni, che assiste anche legalmente la paziente, tramite la sua segretaria nazionale, l'avvocato Filomena Gallo. Si tratta di una donna campana di 44 anni, affetta da sclerosi laterale amiotrofica che dopo avere ricevuto dalla propria azienda sanitaria il diniego al suicidio medicalmente assistito, ha deciso di presentare un ricorso d’urgenza al Tribunale di Napoli. Secondo l'associazione Coscioni si tratterebbe della "terza richiesta in regione".

Suicidio assistito negato in Campania a malata di Sla

La 44enne, che ha deciso per il momento di restare anonima – è stato diffuso un nome di finzione "Coletta" – nel ricorso si definisce "una cittadina consapevole, lucida e determinata" incapace di accettare che la sua volontà "venga schiacciata da valutazioni che sembrano ignorare non solo il mio stato di salute, ma anche il diritto a non essere condannata a una sofferenza che non ha più alcun senso per me. Se in Italia non posso accedere a una scelta legalmente garantita, sto valutando di affrontare l'unica alternativa praticabile: l'espatrio per morire dignitosamente in Svizzera".

Casi analoghi sono già accaduti in Italia, come nella vicenda di Martina Oppelli, che prima di morire, aveva deciso di denunciare per "tortura" la Asl che per tre volte aveva rifiutato la sua richiesta di accedere al suicidio assistito. La donna, che ha scelto di andare a morire in Svizzera, aveva depositato tramite l'avvocata Filomena Gallo, segretaria nazionale dell'associazione Luca Coscioni, una denuncia-querela nei confronti dell'Azienda sanitaria universitaria giuliano isontina.

Per l'avvocato Filomena Gallo, segretaria nazionale dell'Associazione Luca Coscioni, è "sconcertante e inumano" che l'Asl abbia negato la morte assistita alla 44enne, "in pieno contrasto le sentenze della Corte costituzionale". Mentre Marco Cappato, tesoriere dell'associazione, aggiunge: "In Campania la nostra proposta di legge regionale depositata da oltre un anno non è mai stata discussa dall'aula. Lo scorso marzo, fu lo stesso presidente Vincenzo De Luca a bloccare la legge dichiarando la necessità di aprire un ciclo di consultazioni, a partire dalla Conferenza episcopale. Nessuna consultazione è stato effettivamente organizzata, e la mossa ostruzionistica del Presidente De Luca e della sua maggioranza ha avuto l'effetto di negare tempi e modalità certi di risposta".

Lo scorso giugno la 44enne si è opposta al diniego dell'Asl e ha chiesto una rivalutazione urgente delle sue condizioni e la trasmissione del parere del comitato etico. L'azienda sanitaria – informa una nota dell'associazione – non ha però dato seguito alle richieste, pertanto la donna ha presentato un ricorso d'urgenza al tribunale di Napoli.

L'Asl Napoli 3: "Ha espresso volontà di vivere"

Nel pomeriggio è arrivata la replica da parte dell'Asl Napoli 3 Sud. L'azienda sanitaria,"nel rispetto della delicatezza della vicenda ed esprimendo sincera vicinanza alla paziente fa presente che quest’ultima, nel corso della visita effettuata il 25 marzo 2025 dalla Commissione tecnica multidisciplinare permanente (Ctmp), in contrasto con la suddetta richiesta, ha espresso ‘la volontà di vivere'".

La donna, sostiene l'Asl, "ha evidenziato senza indugio la speranza e la fiducia nella ricerca scientifica rispetto a nuovi e più efficaci trattamenti terapeutici per la cura delle malattie neurodegenerative". All'esito della visita, prosegue la nota, "la stessa Commissione ha accertato anche l’insussistenza dei requisiti previsti dalla Corte costituzionale con sentenza n. 242/2019". "Da un lato – spiega l'Asl Napoli 3 Sud – non si tratta di ‘persona tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale' e, dall’altro, la patologia irreversibile di cui è affetta non è ‘fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che ella reputa intollerabili'".

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