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Simone Frascogna ucciso a 19 anni per un sorpasso, la mamma: “Troppo pochi 30 anni per il killer”

L’appello della mamma al Presidente Mattarella: “Cambiate le leggi. Le famiglie delle vittime non sono tutelate. Nessuno mi ridarà mio figlio”
A cura di Pierluigi Frattasi
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"Hanno ucciso nuovamente mio figlio. Dovevano dare l'ergastolo al suo assassino, invece ha avuto solo 30 anni, il che significa che tra appelli e sconti di pena potrebbe fare molto meno. Vale così poco la vita di un innocente? Ai criminali lo Stato garantisce tutto. Il carcere a spese della collettività, spesso anche un lavoro e il reinserimento nella società”. A parlare è Nascia Lipari, la mamma di Simone Frascogna, il ragazzo di 19 anni morto per un sorpasso a Casalnuovo, intervistata dal consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli, di Europa Verde, che stamattina era all'esterno del Tribunale di Napoli in attesa della decisione dei giudici. “La condanna per Domenico Iossa – scrive Borrelli – è stata di 30 anni di carcere, a differenza della richiesta dell'accusa che aveva chiesto l'ergastolo e l'isolamento per 6 mesi per l'omicida”.

Simone fu ucciso a coltellate nel 2020 a Casalnuovo, in provincia di Napoli, per una banale lite stradale. Era in auto e sorpassò una Smart, fermandosi poco dopo per aspettare un amico. Una situazione che fu interpretata però come un affronto dall'altro autista. La sentenza di primo grado è stata pronunciata oggi dalla Corte di Assise di Napoli, presieduta da Teresa Annunziata. Ad attendere la pronuncia dei giudici, davanti all'ingresso di piazza Cenni del Tribunale, gli amici della vittima con uno striscione: "Giustizia per Simone".

La madre a Mattarella: “Cambiate le leggi”

“Noi familiari delle vittime – prosegue la mamma di Simone – siamo abbandonati a noi stessi. Per noi l'ergastolo è certo. Sarò io la mamma di Simone a essere la garante delle vittime. Mi rivolgo al Presidente Mattarella: cambiate le leggi per far sì che gli assassini e i criminali non abbiano pene leggere. Nessuno potrà portarmi indietro mio figlio, la mia battaglia è per far si che non ci siano altri morti come lui. Per far si che non ci siano altre mamme che vedano i propri figli uscire una sera e non vederli tornare più. Devono aumentare le carceri non io cimiteri degli innocenti”.

"Purtroppo – commenta Francesco Emilio Borrelli – vediamo sempre più delinquenti e camorristi ottenere pene leggere e sempre più famiglie innocenti piangere per la perdita dei propri cari. Per i delinquenti fanno cortei, si mobilita una parte della politica e della società chiedendo l'abolizione delle carceri, la liberazione dei boss e dei corrotti, la depenalizzazione delle leggi per contrastare la delinquenza. La vita delle persone perbene vale sempre meno. Una società che difende e solidarizza per criminali e assassini e lascia sole le vittime è destinata a morire”.

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