Scavi di Pompei, installati sensori Ingv contro il rischio crolli per i terremoti dopo la scossa ai Campi Flegrei

Una centralina con i sensori dell'Ingv agli Scavi di Pompei per studiare i possibili effetti dei terremoti sul patrimonio archeologico e prevenire eventuali crolli. Una stazione per l'analisi multi-parametrica sarà installata proprio all'interno del Parco Archeologico. "L'installazione riguarderà l’area archeologica di Pompei – scrive Ingv – dove sono già in corso studi geologici e geofisici, nell’ambito di una importante convenzione tra l'INGV e il Parco Archeologico di Pompei". L'annuncio arriva dopo il sisma di giovedì 5 giugno, di magnitudo 3.2. Nella stessa mattinata, a Pompei si sono verificati due cedimenti, come segnalato dal direttore del Parco, Gabriel Zuchtriegel: sono venute giù una parte di muro e una porzione di volta dell'insula Meridionalis. Ma il collegamento tra i due eventi, secondo gli scienziati, sarebbe dubbio, in base all'analisi dei dati dello scuotimento al suolo.
Crollo a Pompei, Ingv: "Valori scuotimento trascurabili"
Come da comunicato di fine sciame, emesso dall’Osservatorio Vesuviano dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV-OV) alle ore 23:38 del 5 giugno, lo sciame sismico ha avuto inizio alle ore 6:39 ed è stato caratterizzato da 24 terremoti con magnitudo magnitudo maggiore di zero (24 localizzati) e con magnitudo massima Md = 3.2 ±0.3. "Di questi, solo 11 hanno avuto Md > di 1 e sono avvenuti quasi tutti in località Solfatara-Pisciarelli a una profondità compresa tra 2 e 3 km".
È stata pubblicata anche la mappa delle accelerazioni al suolo per l’unico evento di magnitudo 3.2. Secondo l'Ingv, dalla mappa "si evince che il massimo scuotimento è avvenuto in area epicentrale, con valori di accelerazione di picco pari al 18% g, in rapida attenuazione verso la periferia della caldera e con valori trascurabili già a partire da 3 km dall’area epicentrale. La mappa è stata prodotta utilizzando le registrazioni della rete accelerometrica dell’Osservatorio Vesuviano e della rete RAN (Rete Accelerometrica Nazionale) del Dipartimento della Protezione Civile (DPC). Né prima né durante lo sciame sono state rilevate significative variazioni dei parametri geochimici e geodetici misurati".

L’INGV-OV sta dedicando un impegno strategico e costante al potenziamento e all’ammodernamento delle reti di monitoraggio multiparametrico su tutti i vulcani napoletani, con importanti attività focalizzate non solo sulla caldera Flegrea, ma anche sul Vesuvio e ai Campi Flegrei. Questo sforzo mira ad estendere e migliorare la capacità di rilevamento e analisi degli eventi sismici non solo nelle aree prossime alla caldera, ma anche in quelle più distanti, garantendo una copertura capillare e una comprensione approfondita dello scuotimento al suolo durante eventi sismici sia locali sia di origine remota. Tutto ciò anche al fine di assicurare una sempre più efficace risposta alle istituzioni preposte alle azioni di protezione civile e di contribuire alla salvaguardia dell’enorme patrimonio culturale dell’area napoletana.