Santa Maria a Vico, arrestati il sindaco Pirozzi e la vice Veronica Biondo, candidata alle Regionali per Forza Italia

Ci sono anche Andrea Pirozzi, sindaco di Santa Maria a Vico, e la sua vice, Veronica Biondo, candidata alle prossime Regionali per Forza Italia, tra gli arrestati nell'inchiesta su appalti e camorra nel comune del Casertano; l'ordinanza è stata eseguita questa mattina dalla Guardia di Finanza, tra i destinatari ci sono altri due amministratori locali (il consigliere di maggioranza Giuseppe Nuzzo e l'ex assessore Marcantonio Ferrara), anche loro sottoposti ai domiciliari. Carcere, invece, per Raffaele Piscitelli e Domenico Nuzzo, considerati elementi di spicco del clan Massaro.
Arrestati il sindaco Pirozzi e la vicesindaco Biondo
Andrea Pirozzi, 65 anni, di Santa Maria a Vico, è stato eletto il 20 settembre 2020 con il partito "Città Domani 2.0" e col 71,26% dei voti (6.065 preferenze); il restante 30% circa è andato agli altri tre candidati. Veronica Biondo, 37 anni, di Caserta, era fino a ieri tra i candidati di punta per Forza Italia per le imminenti elezioni Regionali in Campania. La candidatura non era stata ancora firmata ma lo scorso 10 ottobre, come si vede sui suoi profili social, era stata presentata ufficialmente il 10 ottobre, durante un evento a cui aveva preso parte anche Pirozzi.
Il 13 ottobre c'era stata l'apertura ufficiale della sua campagna elettorale (con ringraziamento a Fulvio Martusciello, europarlamentare e segretario regionale di Forza Italia) e, soltanto ieri mattina, con un nuovo post, Veronica Biondo ha mostrato le immagini di sabato 19 ottobre, quando la lista messa in campo a Caserta è stata presentata da Martusciello, dai senatori Maurizio Gasparri e Franco Silvestro e dagli onorevoli Stefano Benigni e Tullio Ferrante.
Il voto di scambio a Santa Maria a Vico
La misura cautelare, emessa dal gip del Tribunale di Napoli, arriva al termine delle indagini coordinate dalla Procura partenopea (guidata da Nicola Gratteri) e delegate alle fiamme gialle. Le accuse per gli indagati, a vario titolo, sono di voto di scambio politico-mafioso, induzione indebita a dare ed avere utilità, rivelazione e utilizzazione di segreti d'ufficio e favoreggiamento personale. In sostanza, secondo l'ipotesi accusatoria, ci sarebbe stato uno scambio di favori relativi alle amministrative di Santa Maria a Vico del settembre 2020: i politici sarebbero stati supportati dal gruppo di camorra e, dopo le elezioni, avrebbero emesso atti per favorirli.
Il voto inquinato dal clan Massaro
Le indagini, condotte dalla Guardia di Finanza di Caserta (guidata dal colonnello Nicola Sportelli) sono partite nel 2020, poco prima delle elezioni, ed era subito emerso l'interessamento del clan Massaro per i lavori di ampliamento del cimitero comunale. Successivamente lo sviluppo dell'attività ha portato a ricostruire sia i rapporti tra affiliati di spicco del gruppo di camorra e amministratori locali sia l'influenza del clan Massaro, che sarebbe stato in grado di veicolare un numero di voti così alto da sostenere più di un candidato.
Oltre alla lista di Pirozzi, le preferenze sarebbero andate anche al candidato di una lista avversaria, da eleggere al Consiglio comunale per fargli mantenere il ruolo di consigliere provinciale. E i due camorristi, emerge da alcune intercettazioni, avrebbero saputo in anticipo l'esito delle elezioni comunali, tanto da preannunciare ai vari candidati anche quale ruolo avrebbero avuto nell'amministrazione una volta eletti.
Gli appalti e le assunzioni al clan
In cambio del supporto elettorale, secondo le ricostruzioni degli inquirenti, i camorristi avevano preteso una serie di lavori, appalti e assunzioni. In particolare, volevano realizzare un impianto di cremazione attiguo al cimitero, la cui gestione sarebbe stata poi affidata ad una società di cui uno degli affiliati era socio occulto. Sono invece riusciti ad ottenere dal Comune la concessione comunale di un chiosco-bar nella frazione San Marco, che tra l'altro andava abbattuto per gravi abusi edilizi, senza versare alcun canone.
Dalle indagini sono anche emersi le pressioni fatte sul rappresentante legale di una società che si era aggiudicata un appalto comunale affinché assumesse una persona vicina a uno degli affiliati e gli interessi del gruppo di camorra per la gestione di un'area fieristica che avrebbe dovuto essere realizzata con l'emanazione di un apposito regolamento comunale per il quale si sarebbero attivati alcuni consiglieri comunali di Santa Maria a Vico.
Indagato anche un carabiniere: rivelazione di atti d'ufficio
Nell'inchiesta risulta indagato anche un carabiniere, Adolfo Molaro, per rivelazione di segreti di ufficio: secondo quanto ricostruito dalla Dda di Napoli, e condiviso dal gip che ha firmato l'ordinanza, avrebbe rivelato a Pirozzi l'esistenza di indagini sulla compravendita di voti che coinvolgeva Veronica Biondo e su Domenico Nuzzo, ritenuto esponente del clan Massaro. Il militare avrebbe inoltre riferito a Nuzzo l'esistenza di esposti riguardanti accordi illeciti tra esponenti della criminalità organizzata, Pirozzi e candidati consiglieri comunali nella lista a lui collegata.