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Rubato l’impermeabile del Commissario Ricciardi esposto al Gambrinus

L’impermeabile – una copia – indossato dall’attore Lino Guanciale nella serie Il Commissario Ricciardi, tratta dall’omonima saga di romanzi di Maurizio De Giovanni, è stato rubato dal Caffè Gambrinus, dove era esposto. L’impermeabile era stato donato al bar dalla storica sartoria teatrale Canzanella.
A cura di Valerio Papadia
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Campeggiava su un appendiabiti all'interno del salone dello storico Caffè Gambrinus, forse il bar più famoso di Napoli: parliamo al passato perché l'impermeabile beige del commissario Ricciardi non c'è più. Si tratta di una copia del capo di abbigliamento distintivo indossato dall'attore Lino Guanciale nella serie tv di Rai Uno dedicata al commissario Ricciardi e tratta dall'omonima serie di romanzi dello scrittore partenopeo Maurizio De Giovanni.

L'impermeabile, che come detto era una copia, fortemente voluto dai proprietari Massimiliano Rosati e dai fratelli Antonio e Arturo Sergio, era stato donato allo storico bar che sorge tra piazza Trieste e Trento e piazza Plebiscito dall'altrettanto storica sartoria teatrale Canzanella, che proprio attraverso Fanpage.it, qualche mese fa, aveva reso note le condizioni precarie della sartoria, che rischiava di chiudere. Nella serie, ambientata nella Napoli degli anni Trenta, il commissario/Lino Guanciale è solito sedere a un tavolino dello storico Caffè, e per questo era sembrato naturale che una copia del suo iconico impermeabile fosse esposta nel bar, accanto al tavolino di Ricciardi. Non sono ancora note le modalità con le quali il furto è avvenuto.

"Siamo rimasti molto male. Il capo aveva un valore simbolico essendo una copia. Su chi può essere stato davvero non abbiamo idea, solo che ieri il locale era molto affollato anche da stranieri" ha dichiarato Antonio Sergio. "Ci teniamo a sottolineare che il locale è sicuro e bere un caffè nella sala interna accanto al tavolino del Commissario e circondati da opere d'arte è sempre un'emozione fortissima. Ci dispiace constatare furti del genere perché così si porta via un pezzo importante dell'immaginario collettivo" ha detto invece Massimiliano Rosati.

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