
Con l’ufficializzazione della candidatura avvenuta alla presenza di Giuseppe Conte e di Gaetano Manfredi, e in trepidante attesa di conoscere il nome del candidato presidente che guiderà la coalizione di centro-destra, è partita la campagna elettorale di Roberto Fico per le elezioni regionali del 23 e 24 novembre prossimi. Così i suoi account social, che fino a qualche settimana postavano appena 140 post dal 1° settembre 2024 al 1° settembre 2025 – quindi con una media giornaliera dello 0,4 – hanno iniziato a spingere nuovamente sull’acceleratore, pubblicando almeno un contenuto al giorno. Per ora, comprensibilmente c’è da dire, la campagna di Fico non si è ancora dotata di quello che noi comunicatori politici chiamiamo «il posizionamento», ovvero uno slogan che dia alla sua comunicazione una precisa identità, una riconoscibilità e una trasversale credibilità.
A differenza di quanto ha già fatto in Calabria, dove si vota tra meno di un mese, Pasquale Tridico che sfida il candidato e presidente uscente Roberto Occhiuto e che ha puntato su un trittico evocativo semplice, immediato e che riesce a generare anche una buona dose di immedesimazione: «Resta, torna. Crediamoci». Certo, per Tridico il messaggio per motivi diversi era quasi obbligato contrapponendosi nella contesa a un avversario che ha governato quella regione negli ultimi quattro anni. In questi casi, è meno difficile scegliere un claim originale e non replicante – come se ne vedono tanti in circolazione – che sappia tenere dentro le molteplici sensibilità politiche della Grosse Koalition, riesca ad accendere qualche entusiasmo e, al tempo stesso, catturare l’attenzione dei cittadini ed elettori. Per ora quindi, la comunicazione di Fico è tutta ancora da definire, ma di certo dovrà giocoforza rinunciare alcuni messaggi passe-partout che è facile ritrovarsi in campagna elettorale.
Ad esempio, non potrà puntare sul classico «Avanti» e, per ovvi motivi, neanche su «Cambia» o «Cambiamo». Nel primo caso, infatti, lascerebbe passare il messaggio di una estrema sudditanza al decennio deluchiano e ai suoi risultati, veri, presunti o artefatti. Nel secondo, invece, il claim potrebbe suonare come una scomunica dell’azione amministrativa di Vincenzo De Luca, che volente o nolente detiene ancora la golden share del campo largo campano.
Per le medesime motivazioni, i comunicatori pentastellati, dovranno scartare il desueto «Riparte» o, alternativamente, sarà difficile anche andare su «Insieme», in quest’ultimo caso per non prestare il fianco alle polemiche strumentali sull’incoerenza che il centro-destra sta già cavalcando rispolverando dagli archivi digitali e social le numerose stilettate che negli anni si sono scambiati proprio Roberto Fico e Vincenzo De Luca. In verità, quest’ultimo, anche per la necessità di dover alimentare la narrazione di lungo periodo, non ha mai smesso di solleticare e provocare il candidato del Movimento 5 Stelle, minandone in modo sottile e sarcastico la reputazione politica.
Infine, come consiglio non richiesto da dare a Fico e al candidato del centro-destra, è opportuno considerare, a dispetto dei tradizionalisti e benpensanti, che comunicazione di campagna elettorale non potrà fare a meno di TikTok. Volente o nolente.
