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Elezioni Regionali 2025

Regionali Campania, la fuga degli attivisti della Terra dei Fuochi dal M5s

Da Alessandro Cannavacciuolo ad Antonio Marfella, in tanti hanno abbandonato i 5 Stelle per andare altrove. Tutti i leader dei comitati della Terra dei Fuochi sostengono altre liste. Finito il “rapporto organico” tra grillini e movimenti ambientalisti in Campania.
A cura di Antonio Musella
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Roberto Fico, Antonio Marfella (lista "Per") e Alessandro Cannavacciuolo (Avs)
Roberto Fico, Antonio Marfella (lista "Per") e Alessandro Cannavacciuolo (Avs)
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C'è stato un tempo in cui il movimento sviluppatosi in Campania intorno alla Terra dei fuochi, le battaglie contro i roghi, contro le discariche abusive, contro gli sversamenti, che lanciavano l'allarme sull'aumento delle patologie tumorali, sembrava aver trovato uno sbocco nel Movimento 5 Stelle. Erano gli anni di Sergio Costa Ministro dell'Ambiente, di Luigi Di Maio e Roberto Fico che venivano acclamati tra Napoli e provincia come degli eroi nelle mobilitazioni sulla terra dei fuochi. Un tempo che, a guardare le liste delle prossime elezioni regionali in Campania, sembra essere ormai un lontanissimo ricordo. Nella lista del Movimento 5 Stelle per le elezioni regionali in Campania non figura nessun leader storico delle mobilitazioni ambientaliste in Campania.

Anzi, la maggior parte sostengono altri candidati e altre liste e non mancano nemmeno i casi emblematici in cui a punti di riferimento di territori importanti sul fronte ambientale, sono state proprio chiuse le porte in faccia. Dove è finita la lotta della Terra dei fuochi nel programma del Movimento 5 Stelle? Dove è finita quella volontà di rappresentare le battaglie dei territori, della svolta ambientalista, della lotta contro gli inceneritori? Su altri lidi innanzitutto. L'impressione è da un lato nel Movimento 5 Stelle si sia ormai creata una nomenclatura che gestisce il partito tra equilibri, accordi interni sulle sfere geografiche di influenza e "accordicchi" con le altre forze politiche locali, ma dall'altro siano proprio le figure più rappresentative di quelle battaglie a non credere più nella possibilità che il Movimento 5 Stelle rappresenti quel mondo e quelle istanze sociali.

Dal "caso Cannavacciuolo" alla fuga verso AVS

Ci sono stati casi, in questa campagna elettorale, che hanno rappresentato bene quell'immagine di fuga dal Movimento 5 Stelle da parte degli attivisti ambientalisti. Innanzitutto c'è quello di Alessandro Cannavacciuolo, storico attivista di Acerra, la città dell'inceneritore, ma anche dei roghi tossici, degli sversamenti abusivi, del boom delle malattie tumorali. Acerra ha una lunga e radicata tradizione di lotte ambientaliste, iniziate proprio con la costruzione dell'inceneritore nel lontano 2006. Da oltre 20 anni questo territorio produce attivismo e istanze sociali che raccolgono consenso e mobilitazione. Cannavacciuolo è un punto di riferimento indiscusso, e per diversi anni ha militato nel Movimento 5 Stelle, candidandosi a più tornate elettorali. Ma a questo giro per l'attivista della terra dei fuochi le porte si sono chiuse. Fuori dalla lista, con uno strascico polemico importante sia all'interno dei sostenitori del Movimento 5 Stelle, rammaricati e arrabbiati per l'esclusione di Cannavacciuolo, sia all'interno degli ambienti di sinistra dove Cannavacciuolo è da sempre stimato e rispettato. Ed infatti alla fine il suo nome compare tra i candidati, ma dentro la lista di Avs. Grazie ad una operazione promossa dal deputato Francesco Borrelli, che ad onore del vero in passato ha più volte sostenuto le battaglie di Cannavacciuolo, l'attivista ha scelto di candidarsi come indipendente nelle liste di Alleanza Verdi e Sinistra.

Ma perché un simbolo della Terra dei fuochi come Cannavacciuolo è stato fatto fuori? Da quanto apprende Fanpage.it ha pesare sono stati "gli equilibri interni", che vogliono la deputata Carmela Auriemma, originaria proprio di Acerra, come depositaria della leadership territoriale. Nei pentastellati la suddivisione delle sfere di influenza territoriale è ormai ben definita. Roberto Fico, candidato presidente della Regione Campania per il centro sinistra, sarà il garante di tutto. Nella città di Napoli un ruolo egemone lo ha preso Gilda Sportiello, deputata alla seconda legislatura, mentre in provincia è proprio Carmela Auriemma a muovere i fili. E che non possono esserci rivali per chi vuole difendere la propria leadership. Il consenso, la simpatia e la capacità di costruire mobilitazione di Alessandro Cannavacciuolo avrebbero potuto rappresentare un rischio per la Auriemma, tanto da portarle, a quanto apprende Fanpage.it da fonti interne, a mettere un vero e proprio veto sul nome di Cannavacciuolo.

Il risultato non è stato solo quello di consegnare un altro attivista storico ad Avs, ma anche quello di lasciare che nelle liste del centro sinistra non ci sia alcun competitor territoriale per Vittoria Lettieri, candidata nella lista "A testa alta" promossa da Vincenzo De Luca e figlia dell'ex Sindaco di Acerra Raffaele Lettieri. Un risvolto quest'ultimo che i più maliziosi attribuiscono addirittura ad una strategia complessiva della leader territoriale dei 5 Stelle, intesa a fare una cortesia ai Lettieri per non avere poi concorrenti avversi ad Acerra per le elezioni politiche del 2027. Fatto sta che Cannavacciuolo è andato in Avs. E non è il solo. Anche un altro leader storico come Enzo Tosti, animatore di Stop Biocidio, sosterrà un candidato della sinistra, ovvero Rosario Andreozzi, sostenuto da diversi comitati popolari e dai centri sociali, già consigliere comunale a Napoli. E non solo, ha pubblicamente espresso il suo sostegno ad Avs anche Gabriel Aiello, uno dei leader territoriali a Casalnuovo, che darà una mano a Rosario Visione, anche lui in Avs e coportavoce regionale dei Verdi.

Enzo Tosti, leader di Stop Biocidio, sosterrà AVS
Enzo Tosti, leader di Stop Biocidio, sosterrà AVS

Il campo rovesciato: Marfella ora è l'anti Fico

Ma gli attivisti ambientalisti non sono finiti solo nelle liste di Avs. Antonio Marfella, l'oncologo punto di riferimento da anni dei movimenti della terra dei fuochi, ha deciso di candidarsi nella lista di "Per le persone" con Nicola Campanile come candidato presidente. Marfella in passato aveva anche partecipato alle primarie del Partito Democratico a Napoli nel 2016, come indipendente. E dopo alcuni anni lontano dalle candidature, ma con un occhio attento alle proposte programmatiche del Movimento 5 Stelle, ha scelto invece di candidarsi altrove. Anzi, a guardare il suo battage sui social network, Marfella si presenta proprio come l'anti Fico. Sono quotidiane le sue bordate contro il candidato presidente della Regione Campania del centro sinistra, un tempo "amico" ed ora divenuto "avversario". Marfella critica la pochezza dei contenuti del programma elettorale del centro sinistra di Fico sui temi ambientali e della terra dei fuochi, ed in particolare il silenzio anche sull'inceneritore di Acerra e sul suo futuro.

In più di una occasione Marfella ha definito "uno schiaffo" la candidatura di Fico al posto di quella di Sergio Costa, che pure era tra i papabili candidati presidente in quota 5 Stelle. Marfella e Costa si conoscono da molti anni, ma l'ex Ministro dell'Ambiente è rimasto praticamente il solo esponente di quel movimento che esplose nella Terra dei fuochi qualche anno fa, a rimanere ancora nell'ambito del Movimento 5 Stelle. Intorno a lui ormai c'è il vuoto. Anche Don Maurizio Patriciello, a suo modo esponente delle lotte sulla terra dei fuochi, sembra lontanissimo da Fico, nonostante le porte della sua chiesa a Caivano sono aperte a tutti.

Troppo forte il legame con Giorgia Meloni sul cosiddetto "modello Caivano" che ha contraddistinto l'intervento del governo sul Parco Verde. Altri attivisti hanno scelto l'estrema sinistra, come Teresa Tartaglione, malata oncologica, che a Caserta si candida con "Campania Popolare" con Giuliano Granato presidente. Anche lei da molti anni conduce le battaglie ambientaliste sul territori casertano, mettendo in luce anche le insufficienze della sanità regionale, soprattutto per i servizi ai malati oncologici. Tra i pentastellati invece il serbatoio è ormai vuoto, l'attivismo per la terra dei fuochi, e soprattutto per gli attivisti, non c'è più spazio.

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