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Quando Sandro Ciotti demolì l’insulto “terrone” in diretta alla Domenica Sportiva

Il grande Sandro Ciotti, ‘papà’ della “Domenica Sportiva” quando il Napoli vinse il suo primo scudetto esordì la trasmissione spiegando quanto fosse brutto sentire l’insulto ‘terroni’ levarsi dalle curve degli stadi, riferito ai supporter azzurri. E chiese ai tifosi di tutta Italia, ai veri appassionati del calcio giocato, di cambiare prospettiva rispetto a questa parola.
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Sandro Ciotti è stato uno dei più grandi giornalisti televisivi italiani esperti di sport e non solo. Narratore di un calcio che non c'è più, è stato definito. E la sua inconfondibile voce, roca, bassa, incredibilmente adatta al racconto radiofonico, è ancora nella memoria di molti e su Youtube sono tanti gli appassionati di sport che cercano le sue gloriose cronache delle grandi partite di calcio del passato. Ricordiamo però stavolta Sandro Ciotti anche per un'altra vicenda, un fatto minimo, una piccola storia rimasta nella memoria di chi amava la Domenica Sportiva e di chi sentiva bruciare sulla sua pelle l'offesa, tipica da stadio, contro i tifosi meridionali: «Terrone».

Quando il Calcio Napoli di Diego Armando Maradona vinse uno dei suoi due scudetti, con una città in festa come non la si era mai vista, Ciotti ebbe a dire davanti alle telecamere una frase bella e, a suo modo, storica: nessun commentatore, telecronista, si era fino ad allora schierato con così forza e pubblicamente contro i comportamenti razzisti delle tifoserie.

Disse: "Vorremmo che tra i molti effetti che questo titolo italiano conquistato dal Napoli sicuramente determinerà, se ne verificasse uno particolarmente simpatico. E cioè che il termine terrone, che noi tutti usiamo molto colpevolmente e senza arrossire dandogli un significato sminuente, diventasse invece, così, indossasse un vestito nuovo. E significasse a partire da oggi gente innamorata della propria terra, gente capace di venire da New York per applaudire un'impresa sportiva". Parole che ancora oggi hanno un valore, pure perché è cambiato il calcio ma quei cori sono rimasti.

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