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Novità sulla morte di Mario Paciolla

Qualcuno sa perché è morto Mario Paciolla. Nasce un sito per le segnalazioni anonime: “Fatevi avanti”

Online il portale realizzato dalla famiglia per raccogliere testimonianze e documenti in forma anonima. La mamma: “Chi lavorava con lui conosce la verità, è il momento di farsi avanti”
A cura di Antonio Musella
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La morte di Mario Paciolla, il cooperante italiano trovato morto nella sua abitazione in Colombia il 15 luglio 2020, mentre lavorava per una missione delle Nazioni Unite che aveva il compito di vigilare sui trattati di pace tra il governo colombiano e i guerriglieri delle FARC, resta ancora avvolta nel mistero. Per la giustizia si è trattato di un suicidio, ma i genitori e gli amici di Mario, con il sostegno di centinaia di associazioni e figure pubbliche, rigettano con forza l'ipotesi, rilanciando invece la tesi dell'omicidio. Il caso di Mario Paciolla è stato più volte trattato da Fanpage.it, evidenziando i comportamenti singolari e sospetti di almeno due funzionari dell'ONU, con funzionai apicali nel team di lavoro di Mario, che sono stati poi denunciati dalla famiglia Paciolla e la fuga di notizie sui dossier a cui lavorava Mario. Ora, per raccogliere possibili testimonianze anonime, documenti ed eventuali prove, la famiglia ha lanciato un portale dove sarà possibile raccogliere le segnalazioni anche in forma anonima. Il sito leaks.marioveritas.org sarà un ulteriore strumento per trovare ulteriori elementi che possano essere utili a fare luce sulle circostanze in cui è morto il giovane cooperante italiano.

Un sito per le segnalazioni anonime: "Chi lavorava con lui sa la verità"

Da un lato i comportamenti di Christian Thompson, funzionario Onu, ora trasferito a Medellin, ed ex responsabile della sicurezza del team di Paciolla, che avrebbe ripulito l'appartamento di Mario dopo aver ritrovato il corpo senza vita, raccolto dispositivi elettronici consegnandoli solo diversi giorni dopo, ed infine avrebbe buttato in discarica alcuni degli effetti personali di Mario. Dall'altro la fuga di notizie relativa ad una relazione, scritta da Paciolla, su un attacco dell'esercito colombiano contro i guerriglieri delle FARC che avrebbe portato alla morte di diversi ragazzini minorenni. Una fuga di notizie che costò il posto all'allora Ministro della Difesa ed indispettì non poco i vertici dell'esercito colombiano. Sono questi i due fatti principali che rendono poco credibile la tesi del suicidio e che invece testimonierebbero sia una volontà di "ripulire" eventuali tracce nell'abitazione di Mario e sia come la stessa vita del cooperante italiano fosse in pericolo. Elementi e circostanze emerse anche dall'inchiesta giornalistica della collega colombiana Claudia Julieta Duque. Di fatto i genitori di Mario non sono riusciti mai a rintracciare tutti i membri del team di lavoro del cooperante italiano. Poco dopo la sua morte, l'unità fu sciolta e i membri trasferiti in giro per il mondo ad altre missione sotto l'egida delle Nazioni Unite.

Le inquietudini di Mario rispetto al contesto lavorativo erano state esplicitate proprio alla madre al telefono, poche decine di giorni prima di morire. A questi segnali di allarme si aggiunge la concitata notte antecedente il ritrovamento del corpo senza vita di Paciolla, in cui a più riprese ha contattato famiglia ed amici in Italia per riuscire a fare un biglietto aereo per il primo volo per l'Italia, dando la netta sensazione di voler scappare il prima possibile dalla Colombia. "Noi abbiamo la certezza che i componenti del suo team sappiano cosa è successo" dice a Fanpage.it Anna Motta, la mamma di Mario Paciolla:

Mario ci disse che avrebbe parlato dei problemi lavorativi con la sua capa e che proprio lei le consigliò di lasciare la Colombia. Nell'ambiente di lavoro di Mario sanno la verità.

Noi crediamo che tra i componenti di quel team ci sia paura, e c'è chi teme per la propria vita, per questo non parla, da qui la decisione del portale per le segnalazioni anonime. Basta anche un foto, un documento, una traccia, che in questo momento ci serve davvero perché la giustizia italiana vuole archiviare l'inchiesta. Ora è il momento, chi sa si faccia avanti.

Sappiamo che gli ultimi giorni Mario li ha trascorsi con i suoi colleghi, anche per il lockdown che vigeva al tempo in Colombia, e sono loro che sicuramente hanno degli elementi decisivi sugli ultimi giorni di vita di mio figlio che possono essere determinanti.

Noi non sappiamo chi siano con precisione i ragazzi e le ragazze che lavoravano con Mario, sappiamo che subito dopo la morte di Mario gli fu concessa l'immunità diplomatica e gli fu consigliato di non parlare della vicenda, a loro chiediamo di farsi avanti attraverso il portale delle segnalazioni anonime.

Anche un murales per Mario: sulla facciata del Liceo Vittorini

Per sensibilizzare sulla storia di Mario Paciolla e per chiedere verità e giustizia, sarà realizzato a Napoli anche un murales con il volto del giovane cooperante, che era anche iscritto all'Ordine dei Giornalisti come pubblicista. A realizzarlo sarà lo street artist Jorit, con la collaborazione del Consorzio Gesco e del Comune di Napoli. "Pensiamo che l'internazionalità di questo artista possa fare viaggiare la storia di Mario" spiega la signora Anna. "Abbiamo la certezza che saprà interpretare il sorriso dei suoi occhi e la sua profondità. È una maniera per ribadire che noi non archiviamo. Quello di Mario è un omicidio, per noi è chiarissimo ed è importante prima di tutto restituirgli dignità". L'opera sarà inaugurata il prossimo 28 marzo e sorgerà proprio nel quartiere di Mario dove vivono ancora i suoi genitori. "Mario è morto sul lavoro, impropriamente lo si definisce “volontario” – ha ribadito l’avvocatessa Alessandra Ballerinied è chiara la responsabilità dell’organizzazione per cui lavorava. Era un giovane uomo, un giornalista rigoroso e generoso ed è anche per tutte queste ragioni che non crediamo all’ipotesi del suicidio, oltre che per le molte evidenze che abbiamo dai nostri periti". Per la realizzazione del murales è stata attivata una raccolta fondi sulla piattaforma GoFundMe.

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