Piero vuol fare il De Luca. E fa infuriare mezzo Pd sulla nuova giunta regionale in Campania

Negli ultimi giorni sembrava quasi fatta, almeno nel Partito Democratico, la pattuglia degli assessori da spedire al secondo piano di Palazzo Santa Lucia o all'isola F13 del centro direzionale, le due sedi della Regione Campania. Ma il Pd è il Pd e ci sono troppe variabili: giunta Fico, congressi provinciali, equilibri nel correntone Schlein, posizionamento verso le Politiche 2027.
Un fattore ha poi sparigliato il caos calmo degli ultimi giorni: Piero De Luca. Segretario regionale del Pd in Campania, enorme «pizzico sulla pancia» dell'area Schlein per una pace che potesse portare alla candidatura di Roberto Fico alla Regione, è pur sempre un De Luca. E come il padre ha iniziato a dettar legge. Ma a differenza di Vincenzo ‘o sceriffo, che mai ha trovato ostacoli nel Pd, Piero sta facendo traballare l'accordo pre-elettorale tra le varie anime del partito campano.
Il casus belli è stato qualche giorno fa, quando Nello Mastursi, fido messaggero della De Luca family, ha spiegato ai consiglieri eletti nel Pd che non vi sono trattative con l'area Schlein, che è Piero a decidere chi fa cosa e dove, sia in Regione che in chiave congresso. Enzo Cuomo da sindaco di Portici all'assessorato Agricoltura? E chi lo dice? Decide Piero. Fulvio Bonavitacola fuori dalla partita? No, ha detto Piero. Il segretario provinciale di Napoli all'area Schlein? Bisogna passare da Piero.
«Non passeremo dal sultano al sultanino»: è la frase di uno degli storici antideluchiani Dem che ha dato la stura alla reazione. In un sol colpo Piero De Luca ha messo d'accordo Maurizio Petracca, irpino Pd papabile presidente del Consiglio provinciale, i dieci consiglieri eletti nei Dem, Teresa Armato, presidente del partito in Campania e referente dell'area Franceschini. E poi c'è Marco Sarracino. Volto del rinnovamento targato Elly Schlein, in Campania, "Sarra" ha ingoiato a Napoli l'amara pillola di un De Luca al timone del partito pur di chiudere l'accordo su Fico. Ma nell'accordo, stabilito davanti a Igor Taruffi, il responsabile organizzativo del Pd e braccio destro della segretaria, c'era anche un importante cambio di equilibri, ovvero il passaggio della leadership della segreteria napoletana Dem dall'area Casillo a quella Schlein. Salta questo? E si riscrive tutto.
Dunque, nel pomeriggio di ieri, da Roma rimbalza prepotente la voce di una possibile candidatura di Sarracino quale vicepresidente della giunta di Fico in Campania. Si dimette da parlamentare e torna a Napoli con la delega al Lavoro. A Fico andrebbe bene perché ne ha stima, idem al sindaco di Napoli Gaetano Manfredi: Sarracino è considerato uno dei fautori del campo largo. Problema anche per Elly Schlein: a Sarracino non può dire di no sulla vicepresidenza, visto il lavoro svolto in Campania.
Al tempo stesso la segretaria sa che questa soluzione farebbe saltare l'equilibrio con Mario Casillo, ormai già convinto di non avere ostacoli sulla strada della vicepresidenza. Che quella di Sarracino sia una convinzione precisa o una "mossa Kansas City" lo si capirà nelle prossime ore. Una cosa è certa: in Campania un De Luca che afferma «decido tutto io» senza nessuna protesta, col Pd che incassa silente, non esiste più.